2. L'ECONOMIA SOVIETICA DA CHRUSCEV A BREZNEV
Quello che segue è un estratto che riguarda la parte finale del saggio L’economia sovietica. Sulla parabola di un capitalismo atipico di Edoardo De Marchi16. È utile per mostrare le problematiche principali dell'economia sovietica da Chruščev a Brežnev. Emerge in particolar modo come la relativa “stagnazione” di fine anni '70 e inizio anni '80 abbia cause di lungo periodo, che si possono rintracciare nella messa in crisi del primato dell'industria e della pianificazione centralizzata dell'economia a favore di una deleteria decentralizzazione decisionale. Questa è in prima istanza la responsabile delle molteplici problematiche che si sono via via accumulate e che vengono ben spiegate dall'autore del testo. Per tali motivi si è ritenuto utile trattare la questione economica da Chruščev a Brežnev assieme in un unico capitolo, essendo strettamente legate in linea di continuità dalla medesima direttrice strategica sbagliata.
«Nonostante negli anni Cinquanta l’economia sovietica crescesse ancora in modo significativo, si andava tuttavia evidenziando al suo interno una serie di disfunzioni in grado di ostacolare il conseguimento degli obiettivi più ambiziosi che venivano prospettati. I progressi agricoli, ad esempio, non potevano prescindere da un’adeguata dotazione di macchine, da un’appropriata rete di trasporto e stoccaggio, nonché da un potenziamento dell’industria chimica che assicurasse la fornitura di fertilizzanti; analogamente, non si poteva non ripensare alla riformulazione di tutto il sistema delle forme di proprietà e degli incentivi. Forse meno evidente, ma altrettanto stridente appariva l’arretratezza dell’industria. Innanzitutto l’URSS non aveva sviluppato alcuni settori tecnologicamente avanzati. Nella misura in questo era stato fatto, le risorse di finanziamento, ricerca, manodopera qualificata andavano prioritariamente al complesso militare-industriale (si pensi, per ricorrere ad un esempio dell’epoca, agli sforzi dedicati al nucleare e alla ricerca missilistica, ma anche a sistemi d’arma convenzionali da produrre su larga scala). Nei rimanenti ambiti, in misura differenziata a seconda delle singole branche, non si riusciva a superare alcuni ostacoli di fondo: gli investimenti nella produzione dei beni di consumo erano scarsi e gli apparati centrali di pianificazione e direzione ipertrofici; gli indici quantitativi di incentivazione con cui essi guidavano le imprese rimanevano grossolani e inefficienti, mentre vi erano evidenti difficoltà nel sostenere il progresso tecnico incorporandolo nei prodotti e nel motivare le diverse componenti sociali che operavano all’interno delle unità produttive».
16. E. De Marchi, L’economia sovietica. Sulla parabola di un capitalismo atipico, Socialismo2017.it, 20 maggio 2016. Sono stati inseriti titoli che fungono sia da presentazione del contenuto sia da commento lapidario.