Nelle decisioni del Cc del Partito comunista italiano e negli interventi dei compagni Ingrao, Napolitano e Reichlin è contenuta una piattaforma che si contrappone su tutte le più importanti questioni alla politica del PCUS dell'Unione Sovietica, dei paesi della comunità socialista, della stragrande maggioranza del movimento comunista e di tutto il movimento di liberazione. Come pretesto per esporre la propria posizione i dirigenti del PCI si sono serviti degli avvenimenti polacchi. Ma hanno toccato problemi che vanno ben oltre questi avvenimenti, ivi compreso il problema del passaggio dal capitalismo al socialismo e l'atteggiamento verso il socialismo oggi realmente esistente. Nel fare ciò, i dirigenti del Partito comunista italiano hanno dichiarato, senza nessuna motivazione, invecchiata e scaduta tutta l'esperienza finora accumulata di lotta per il socialismo e per la costruzione del socialismo. Le grandi conquiste storiche del socialismo vengono sottoposte ad una critica in malafede, ad una denigrazione inammissibile e ingiusta. In cambio vengono poi proposte concezioni abbastanza pretenziose e, diciamo pure, astratte circa una “nuova via” al socialismo, concezioni che sono peraltro molto simili a quelle impostazioni dell'opportunismo e del revisionismo in cui il movimento operaio si è già imbattuto in passato e che la sua avanguardia rivoluzionaria ha già da tempo respinto. I documenti del PCI toccano questioni che riguardano l'intero movimento comunista e di liberazione. Poiché in questi documenti si parla del nostro partito, del nostro paese socialista e della comunità socialista nel suo complesso, noi dobbiamo esprimere le nostre opinioni e definire il nostro atteggiamento verso queste posizioni della direzione del PCI».44