«Nella riunione del Comitato centrale del PCI è stato compiuto un tentativo veramente sacrilego di “dimostrare” che la politica estera dell'URSS e del Trattato di Varsavia nel suo complesso non si distinguerebbe dalla politica estera degli Usa e della Nato. E questo in un momento in cui tutto il mondo, sulla base di esempi assolutamente evidenti, chiari, vede che mentre i paesi del Trattato di Varsavia conducono una politica di pace, avanzano decine di proposte dirette ad attenuare la tensione internazionale, lanciano una dopo l'altra nuove idee in favore della cessazione della corsa agli armamenti e del disarmo, il blocco della Nato ha proclamato suo principale credo politico l'aumento senza limiti degli armamenti, approva una dopo l'altra dichiarazioni dirette ad incrementare ulteriormente questa corsa pericolosissima per l'umanità, ad aggravare la tensione, continua una intensa preparazione alla guerra nucleare, particolarmente in Europa. Quanto al paese principale della Nato, gli Stati Uniti d'America, esso cerca di “legittimare” non soltanto la corsa agli armamenti nucleari, ma lo stesso impiego dell'arma nucleare in questa o quella misura, e dichiara quasi tutto il globo terrestre sfera dei propri “interessi” vitali. In tal modo il blocco della Nato agisce più chiaramente come un focolaio di aggressioni e di reazioni che genera minacce alla pace e a tutta l'umanità. Le decisioni prese dal Comitato centrale del PCI giustificano questo focolaio, ne fanno passare in secondo piano la natura antipopolare e aggressiva, la natura dell'imperialismo nel suo complesso. I dirigenti del PCI contano forse (già da più anni) di “rabbonire” la Nato?»46