4. IL PASSAGGIO ALL'OPPOSIZIONE DI LENIN NEGLI ANNI '20
Ridiamo ora spazio al racconto di Sayers e Kahn nell'esposizione di fatti meno noti riguardanti l'inizio della parabola discendente di Trockij negli anni '20:6
«Prima come Commissario per gli Affari Esteri e poi come Commissario di Guerra, Trockij fu il portavoce principale della cosiddetta opposizione di sinistra in seno al Partito Bolscevico. Benché poco numerosi, questi oppositori erano oratori e organizzatori di talento. Avevano vaste relazioni all'estero e anche in Russia fra i menscevichi e i socialisti-rivoluzionari. Nei primi giorni dopo la Rivoluzione si assicurarono posti importanti nell'esercito, nel corpo diplomatico e negli organi esecutivi dello Stato. Nella direzione dell'opposizione Trockij aveva a fianco altri due radicali dissidenti: Nikolaj Bucharin, il sottile, biondo, sedicente “ideologo marxista” a capo di un gruppo di cosiddetti “comunisti di sinistra”, e Grigorij Zinov'ev, tarchiato ed eloquente agitatore di sinistra che, insieme al cognato di Trockij, Lev Kamenev, guidava una sua fazione chiamata dei “Zinov’evisti”. Trockij, Bucharin e Zinov'ev spesso erano in conflitto su questioni di tattica e a causa di rivalità personali e di contrastanti ambizioni politiche, ma nei momenti cruciali unirono le loro forze in reiterati tentativi di conquistare il controllo del governo sovietico. Fra i seguaci di Trockij si trovavano: Jurij Pjatakov, radicale, figlio di una ricca famiglia ucraina, caduto sotto l'influenza di Trockij in Europa; Karl Radek, il brillante giornalista e agitatore polacco “di sinistra” che in Svizzera si era unito a Trockij nell'opposizione a Lenin; Nikolaj Krestinskij, ex avvocato e ambizioso rappresentante alla Duma bolscevica; Grigorij Sokolnikov, giovane radicale cosmopolita che entrò nel Commissariato degli Esteri sotto gli auspici di Trockij. Come Commissario di Guerra Trockij si circondò inoltre di una cricca di uomini dell'esercito, duri, violenti, decisi a tutto, i quali formavano una speciale “guardia di Trockij”, fanaticamente devoti al loro “capo”. Membro preminente della fazione militare di Trockij era Nikolaj Muralov, il comandante spilungone e spavaldo della guarnigione militare di Mosca. La guardia del corpo personale di Trockij comprendeva Ivan Smirnov, Sergej Mračkovskij e Efraim Dreitzer. L'ex terrorista socialista-rivoluzionario Bljumkin, assassino del conte Mirbach, divenne il capo della guardia del corpo personale di Trockij. Trockij si associò inoltre alcuni ex ufficiali zaristi con i quali aveva stretto rapporti amichevoli e, malgrado i frequenti richiami da parte del Partito Bolscevico, li assegnò a importanti posti militari. Uno di questi ufficiali ex zaristi, con cui Trockij si legò strettamente nel 1920, durante la campagna di Polonia, era Michail Nikolaevič Tuchačevskij […]. Scopo dell'opposizione di sinistra, così raggruppata, era di soppiantare Lenin e di prendere il potere in Russia.
La grande questione che i rivoluzionari russi dovevano affrontare dopo la sconfitta delle armate bianche e degli interventisti era: che cosa fare con il potere sovietico? Trockij, Bucharin e Zinov'ev sostenevano che fosse impossibile costruire il socialismo nella “Russia arretrata”. L'opposizione di sinistra voleva trasformare la Russia in un serbatoio per la “rivoluzione mondiale”, un centro dal quale promuovere le rivoluzioni negli altri paesi. Sfrondata della sua “fraseologia ultrarivoluzionaria”, come Lenin e Stalin fecero ripetutamente notare, l'opposizione di sinistra tendeva verso una lotta selvaggia per il potere, un “anarchismo bohémien” e, in Russia, una dittatura militare sotto il Commissario di Guerra Trockij e i suoi associati. La questione divenne centrale nel Congresso dei soviet del dicembre 1920. Era l'anno più freddo, affamato e cruciale della Rivoluzione. Il Congresso si radunò nella Sala delle Colonne di Mosca. La città era bloccata dalla neve, intirizzita dal gelo, affamata e malata. Nella grande Sala, priva di riscaldamento a causa della mancanza di carburante, i delegati sovietici avvolti in pelli di pecora, lenzuoli e pellicce rabbrividivano per il freddo intenso di dicembre. Lenin, ancora pallido e scosso dalle conseguenze dei proiettili avvelenati di Fanny Kaplan che avevano rischiato di porre fine alla sua vita nel 1918, salì sul palco per rispondere all'opposizione di sinistra. Descrisse le condizioni terribili in cui versava la Russia. Fece appello all'unità nazionale per affrontare le “difficoltà incredibili” di riorganizzare la vita economica e sociale. Annunciò una Nuova Politica Economica che avrebbe abolito il rigido “comunismo di guerra” e restaurato una parte di commercio privato e di capitalismo in Russia e aperto la via alla ricostruzione. “Facciamo un passo indietro”, disse, “per fare in seguito due passi avanti!” Quando Lenin annunciò la “ritirata temporanea” della Nuova Politica Economica, Trockij esclamò: “Il cuculo ha segnato la fine del governo sovietico!”
Ma Lenin pensava che il lavoro del governo sovietico fosse solo all'inizio. Disse al Congresso: “Soltanto quando il paese sarà elettrificato, quando avremo dato all'industria, all'agricoltura e ai trasporti la base tecnica della grande industria moderna, solo allora vinceremo definitivamente”.
Sul palco c'era un'enorme mappa della Russia. Al segnale di Lenin, un bottone fu premuto e la mappa si illuminò improvvisamente e mostrò al Congresso il modo in cui Lenin immaginava il futuro del suo paese. Luci elettriche splendevano sulla mappa in una miriade di punti, indicando ai delegati sovietici infreddoliti e affamati i generatori, i bacini idroelettrici e gli altri grandi progetti futuri dai quali correnti di energia elettrica avrebbero un giorno trasformato la vecchia Russia in una nazione socialista moderna e industrializzata. Un mormorio di esaltazione e incredulità attraversò il salone freddo e affollato. Karl Radek, l'amico di Trockij, osservava lo spettacolo profetico attraverso gli spessi occhiali, scosse le spalle e sussurrò: “Fanta-elettricità!” La battuta di Radek divenne uno slogan trockijsta. Bucharin disse che Lenin stava tentando di ingannare i contadini e gli operai con le sue “chiacchiere utopiche sull'elettricità”. Fuori della Russia, gli amici e i fautori internazionali di Trockij in seno ai circoli socialisti e comunisti di sinistra ritenevano che il regime di Lenin fosse condannato. Molti altri osservatori ritenevano inoltre che Trockij e l'opposizione di sinistra stessero per prendere il potere. Il corrispondente estero americano Isaac F. Marcosson scriveva che Trockij aveva “dietro a sé i comunisti giovani, la maggior parte degli ufficiali e dei soldati dell'Armata Rossa”.
Ma il mondo esterno sopravvalutava, al pari dello stesso Trockij, la sua forza e la sua popolarità. Nel tentativo di trascinarsi dietro le masse, Trockij percorreva il paese e compariva con fare drammatico nelle pubbliche adunanze, tenendo appassionati discorsi in cui accusava i “vecchi bolscevichi” di aver “degenerato” e chiamava la “gioventù” ad appoggiare il suo movimento. Ma i soldati, gli operai e contadini russi, reduci da poco dalla lotta vittoriosa contro coloro che intendevano essere i Napoleoni bianchi, non erano disposti a tollerare un “Napoleone rosso” che sorgesse dalle loro file. Nella sua Storia della Russia Sir Bernard Pares scriveva a proposito di Trockij in quel periodo: “Un critico acuto che lo ha avvicinato ha detto giustamente che per la sua natura e per i suoi metodi Trockij apparteneva a tempi pre-rivoluzionari. I demagoghi stavano passando di moda”.
Al decimo Congresso del Partito Bolscevico nel marzo 1921, il Comitato Centrale con a capo Lenin approvò una risoluzione che dichiarava fuori della legge tutte le “fazioni” in seno al Partito, in quanto costituivano una minaccia per l'unità della direzione rivoluzionaria. Da quel momento, tutti i dirigenti del Partito si sarebbero dovuti sottomettere alle deliberazioni della maggioranza e alla sua direzione, pena l'espulsione dal Partito. Il comitato centrale ammonì in modo particolare il “compagno Trockij” contro la sua “attività faziosa” e affermò che “nemici dello Stato”, approfittando della confusione creata dalla sua attività disgregatrice, si infiltravano nel Partito col nome di “trockijsti”. Alcuni autorevoli trockijsti e altri oppositori di sinistra furono espulsi. L'anno seguente, nel marzo 1922, Iosif Stalin fu eletto Segretario Generale del Partito, con l'incarico di portare a compimento i piani di Lenin. In seguito al secco ammonimento del Partito e all'espulsione dei suoi seguaci, la massa che seguiva Trockij cominciò ad assottigliarsi. Il suo prestigio diminuiva. L'elezione di Stalin fu un colpo schiacciante per la sua fazione nell'apparato del Partito. Il potere sfuggiva di mano a Trockij».
6. M. Sayers & A. E. Kahn, La grande congiura, cit., cap. 15, paragrafo 2 - L'opposizione di sinistra.