4.1. LA LOTTA PER LA PRESA DEL POTERE
«Fin dall'inizio l'opposizione di sinistra aveva lavorato in due maniere. Alla luce del giorno, dalle tribune, nei propri giornali e nei propri centri di conferenze, gli oppositori portavano fra il popolo la loro propaganda. Dietro le quinte, in ristrette riunioni segrete della fazione cui partecipavano Trockij, Bucharin, Zinov'ev, Radek, Pjatakov e altri, si elaborava tutta la strategia e si definiva la tattica dell'opposizione. Sulla base di questo movimento d'opposizione, Trockij creò in Russia un'organizzazione cospirativa segreta, fondata sul “sistema dei cinque” che Reilly [agente segreto britannico, vd cap. 1 e cap. 5, ndr] aveva sviluppato e che i socialisti-rivoluzionari e altri cospiratori antisovietici avevano adottato. Nel 1923, l'apparato clandestino di Trockij era già un'organizzazione potente e a largo raggio. Codici speciali, cifrari e parole d'ordine furono adottati da Trockij e dai suoi seguaci per le comunicazioni illegali. Si installarono in tutto il paese tipografie clandestine. Cellule Trockijste furono costituite nell'esercito, nel corpo diplomatico e nelle istituzioni sovietiche di Stato e di partito. Alcuni anni dopo Trockij rivelò che suo figlio, Lev Sedov, era coinvolto allora nella congiura Trockijsta, la quale già non rappresentava più una semplice opposizione politica in seno al Partito bolscevico, ma stava per fondersi con la guerra segreta contro il regime sovietico.
“Nel 1923”, scrisse Trockij nel pamphlet Lev Sedov: Figlio, amico, combattente, “Lev si gettò a capofitto nell'attività dell'opposizione. […] In tal modo, a diciassette anni, iniziò una vita di rivoluzionario pienamente consapevole. Afferrò rapidamente l'arte del lavoro cospirativo, delle riunioni illegali, della pubblicazione e della distribuzione segreta dei documenti d'opposizione. Il Komsomol [Organizzazione Giovanile Comunista] sviluppò rapidamente i propri quadri di dirigenti di opposizione”.
Ma Trockij era andato più in là del lavoro cospirativo all'interno della Russia sovietica. Nell'inverno del 1921 Nikolaj Krestinskij, ex avvocato ed eminente Trockijsta dalla pelle nerastra e dallo sguardo sfuggente era stato nominato ambasciatore sovietico in Germania. Nel corso delle sue visite di dovere si recò dal generale Hans von Seeckt, comandante della Reichswehr. Seeckt era stato informato dai rapporti del suo servizio spionistico che Krestinskij era Trockijsta. Il generale tedesco fece capire a Krestinskij che la Reichswehr guardava con simpatia la opposizione russa, capeggiata dal Commissario di Guerra Trockij. Pochi mesi dopo, a Mosca, Krestinskij riferì a Trockij le parole del generale von Seeckt. Trockij aveva un bisogno disperato di fondi per la sua crescente organizzazione clandestina. Gli rispose che l'opposizione in Russia aveva bisogno di alleati esteri, e doveva essere pronta a concludere alleanze con potenze amiche. La Germania non era nemica della Russia, aggiunse Trockij, e non c'era nessuna probabilità di un prossimo conflitto fra i due paesi; i tedeschi guardavano a Ovest, con l'ardente brama di vendicarsi della Francia e della Gran Bretagna. Gli uomini politici dell'opposizione nella Russia sovietica dovevano esser pronti a trarre vantaggio da questa situazione. Al suo ritorno a Berlino nel 1922, Krestinskij ebbe l'incarico di “approfittare di un incontro con Seeckt in occasione di negoziati ufficiali per proporgli di concedere a Trockij un sussidio regolare per lo sviluppo dell'attività illegale trockijsta”.
Ecco, secondo le parole dello stesso Krestinskij, quel che accadde: “Sollevai il problema con Seeckt, e accennai alla somma di 250.000 marchi oro. Dopo essersi consultato con il suo aiutante, il capo di stato maggiore Hasse, il generale Seeckt si disse d'accordo in via di principio e pose la controrichiesta che alcune delicate e importanti informazioni di carattere militare gli fossero date, anche se non regolarmente, o dallo stesso Trockij a Mosca o per mezzo mio. Inoltre, egli doveva essere favorito nella concessione di visti d'entrata per le persone che avrebbero inviato come spie nell'Unione Sovietica. Questa controrichiesta del generale Seeckt fu accettata e nel 1923 l'accordo fu concluso”.
Il 21 gennaio 1924 il creatore e leader del Partito Bolscevico, Vladimir Ilič Lenin, morì. Trockij era nel Caucaso a riprendersi da un lieve attacco di influenza. Non ritornò a Mosca per il funerale di Lenin ma rimase alla stazione balneare di Sukhumi. “A Sukhumi passai lunghe giornate sul balcone che dava sul mare”, scrisse in La mia vita. “Nonostante fosse gennaio, il sole era caldo e luminoso. […] Mentre respiravo la brezza marina, assimilavo nel mio intero essere la garanzia della mia giustezza di fronte alla storia”.
Subito dopo la morte di Lenin, Trockij reclamò apertamente il potere. Al Congresso del Partito, nel maggio 1924, Trockij chiese che riconoscessero lui e non Stalin come successore di Lenin. Contro il parere dei propri alleati, volle che la richiesta fosse messa ai voti. I 748 delegati bolscevichi del Congresso si pronunziarono all'unanimità perché a Stalin fosse conservata la carica di Segretario Generale e condannarono la lotta di Trockij per il potere personale. Il ripudio popolare di Trockij era così ovvio che persino Bucharin, Zinov'ev e Kamenev furono spinti a schierarsi con la maggioranza e votare contro di lui. Trockij li accusò furiosamente di averlo “tradito”. Ma pochi mesi dopo Trockij e Zinov'ev si allearono di nuovo e formarono una nuova “opposizione”. La nuova opposizione si spinse ben oltre le fazioni precedenti, chiedendo pubblicamente una “nuova guida” per l'Unione Sovietica e raccogliendo ogni sorta di elementi malcontenti e sovversivi in una lotta politica contro il governo sovietico. Come Trockij stesso ebbe a scrivere più tardi, “al seguito di questa avanguardia si trascinava un codazzo di ogni specie di carrieristi insoddisfatti, male in arnese e scontenti”. Spie, sabotatori, controrivoluzionari, bianchi, terroristi affluivano alle cellule segrete della nuova opposizione. Le cellule cominciarono ad accumulare armi. Una vera armata segreta trockijsta si stava costituendo in territorio russo. “Dobbiamo mirare molto lontano”, disse Trockij a Zinov'ev e a Kamenev, come egli ricorda in La mia vita, “dobbiamo prepararci per una lotta lunga e grave”.
Dal di fuori, il capitano Sidney Reilly decise che era giunto il momento per vibrare il colpo. Boris Savinkov, aspirante dittatore della Russia e agente britannico, fu rimandato quella estate in Unione Sovietica per preparare l'attesa rivolta controrivoluzionaria. A quanto riferisce Winston Churchill, che ebbe anch'egli la sua parte in questa congiura, Savinkov era in relazioni segrete con Trockij. In Grandi contemporanei Churchill scrisse: “Nel giugno 1924 Kamenev e Trockij lo [Savinkov] invitarono definitivamente a ritornare”. Quello stesso anno il luogotenente Trockijsta Christian Rakovskij fu nominato ambasciatore sovietico nel Regno Unito. Rakovskij, che nel 1937 Trockij definì “il mio amico, il mio sincero vecchio amico”, ricevette poco dopo il suo arrivo la visita di due ufficiali britannici, Armstrong e Lockhart. Secondo Rakovskij, i due ufficiali gli comunicarono che: “Lo sa perché è stato accettato in Inghilterra? Abbiamo mandato Eastman a investigare su di lei, sappiamo che appartiene alla fazione di Trockij e che è un suo amico intimo. Solo considerando questo l'Intelligence Service ha accettato che venisse nominato ambasciatore in questo paese”.
Rakovskij tornò a Mosca alcuni mesi dopo e comunicò a Trockij cos'era successo a Mosca. I servizi segreti britannici, come quelli tedeschi, volevano stabilire delle relazioni con l'opposizione.
“È una cosa a cui pensare”, rispose Trockij. Alcuni giorni dopo, Trockij disse a Rakovskij che “le relazioni con i servizi segreti britannici” dovevano “essere stabilite”. Mentre preparava la sua ultima missione in Russia, il capitano Reilly scrisse alla moglie: “Sta succedendo veramente qualcosa di nuovo, potente e importante in Russia”. L'agente di Reilly, l'ufficiale consolare E., gli aveva riferito che erano stati stabiliti dei contatti con i movimenti di opposizione in Unione Sovietica. Ma quell'autunno, dopo essere arrivato in Russia per incontrarsi con i leader di opposizione, Reilly fu ucciso da una guardia di frontiera sovietica. Alcuni mesi dopo la morte di Reilly, Trockij fu colpito da quella che in seguito descrisse in La mia vita come una “febbre misteriosa” che i medici di Mosca “non riuscivano a spiegare” e decise che era necessario recarsi in Germania. Scrisse nella sua autobiografia: “Il Politburo si occupò della questione della mia visita all'estero e dichiarò di considerare il viaggio estremamente pericoloso per le informazioni di cui disponeva e a causa della situazione politica generale, ma lasciò a me la decisione finale. La dichiarazione era accompagnata da una nota della GPU che sosteneva l'inammissibilità del mio viaggio. […] Forse il Politburo temeva anche che operassi per consolidare l'opposizione straniera. Dopo aver consultato i miei amici decisi comunque di partire”.
Trockij soggiornò “in una clinica privata di Berlino” dove ricevette la visita di Nikolaj Krestinskij, il suo contatto con l'intelligence militare tedesca. Mentre Trockij e Krestinskij discutevano in clinica, un “ispettore di polizia” tedesco comparve all'improvviso e annunciò che la polizia segreta aveva preso misure straordinarie per salvaguardare la vita di Trockij, avendo scoperto un complotto per assassinarlo. In seguito a questa operazione di intelligence così efficiente, Trockij e Krestinskij discussero a porte chiude con l'agente tedesco per molte ore... Quell'estate fu raggiunto un nuovo accordo fra Trockij e i servizi segreti militari tedeschi. Krestinskij definì così i termini dell'accordo:
“A quel tempo eravamo già abituati a ricevere regolarmente delle somme in contanti. […] I soldi servivano per le attività Trockijste che si stavano sviluppando all'estero in vari paesi, per le pubblicazioni e così via. […] Nel 1928, quando la lotta dei Trockijsti all'estero contro la leadership del Partito era al culmine, [Seeckt] propose che le informazioni che gli venivano trasmesse occasionalmente diventassero più regolari, e che le organizzazioni Trockijste garantissero, nel caso di una presa di potere durante una nuova guerra mondiale, la disponibilità del governo Trockijsta a prendere in considerazione le giuste richieste della borghesia tedesca, vale a dire i trattati e gli accordi di vario tipo. Dopo essermi consultato con Trockij […] risposi positivamente al generale Seeckt, e le nostre informazioni divennero più frequenti, non più sporadiche come erano prima. Furono date a voce delle promesse riguardo a futuri accordi postbellici. […] Continuammo a ricevere soldi. Dal 1923 fino al 1930 ricevemmo annualmente 250.000 marchi tedeschi in oro, […] in totale circa due milioni di marchi d'oro”. Rientrato a Mosca dalla Germania, Trockij lanciò una violenta campagna contro la dirigenza sovietica. “Nel 1926”, scrisse in La mia vita, “la lotta nel Partito si sviluppò con intensità crescente. In autunno l'opposizione uscì persino all'aperto nelle assemblee di sezione del Partito”.
Questa tattica fallì e fece sorgere un diffuso risentimento tra gli operai, che denunciarono con indignazione l'attività disgregatrice trockijsta. “L'opposizione”, scrisse Trockij, “fu costretta a battere in ritirata...” Mentre nell'estate del 1927 incombeva sull'Unione Sovietica la minaccia di una guerra, Trockij rinnovò i suoi attacchi contro il governo. A Mosca dichiarò pubblicamente: “Dobbiamo restaurare la tattica di Clemenceau che, com'è noto, insorse contro il governo francese quando i tedeschi erano a ottanta chilometri da Parigi!” Stalin denunciò come tradimento le dichiarazioni di Trockij. “Si sta formando una sorta di fronte unito da Chamberlain a Trockij”, disse. Si votò nuovamente riguardo a Trockij e la sua opposizione. In un referendum generale condotto tra tutti membri del Partito Bolscevico, la maggioranza schiacciante, con 740.000 voti contro 4.000, ripudiò l'opposizione trockijsta e si dichiarò favorevole all'amministrazione di Stalin».7
7. Ivi, cap. 15, paragrafo 3-4 - La via del tradimento; La lotta per il potere.