«È ovvio che la gente non vuole la guerra. Perché mai un povero contadino dovrebbe voler rischiare la pelle in guerra, quando il vantaggio maggiore che può trarne è quello di tornare a casa tutto intero? Certo, la gente comune non vuole la guerra: né in Russia, né in Inghilterra e neanche in Germania. È scontato. Ma, dopo tutto, sono i capi che decidono la politica dei vari Stati e, sia che si tratti di democrazie, di dittature fasciste, di parlamenti o di dittature comuniste, è sempre facile trascinarsi dietro il popolo. Che abbia voce o no, il popolo può essere sempre assoggettato al volere dei potenti. È facile. Basta dirgli che sta per essere attaccato e accusare i pacifisti di essere privi di spirito patriottico e di voler esporre il proprio paese al pericolo. Funziona sempre, in qualsiasi paese». (Hermann Göring, il numero 2 del Partito Nazista dopo Hitler)
«Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità».
(Joseph Goebbels, ministro della Propaganda del Terzo Reich dal 1933 al 1945)21
I princìpi che riportiamo sono una trasposizione italiana ridotta del più ampio manifesto di propaganda prodotto da Goebbels[2], ma che ben esprime il senso: comunicazione unilaterale, martellante e con i paraocchi. Oggi verrebbe definita “populista”:
«1. Principio della semplificazione e del nemico unico. È necessario adottare una sola idea, un unico simbolo. E, soprattutto, identificare l’avversario in un nemico, nell’unico responsabile di tutti i mali.
2. Principio del metodo del contagio. Riunire diversi avversari in una sola categoria o in un solo individuo.
3. Principio della trasposizione. Caricare sull’avversario i propri errori e difetti, rispondendo all’attacco con l’attacco. Se non puoi negare le cattive notizie, inventane di nuove per distrarre.
4. Principio dell’esagerazione e del travisamento. Trasformare qualunque aneddoto, per piccolo che sia, in minaccia grave.
5. Principio della volgarizzazione. Tutta la propaganda deve essere popolare, adattando il suo livello al meno intelligente degli individui ai quali va diretta. Quanto più è grande la massa da convincere, più piccolo deve essere lo sforzo mentale da realizzare. La capacità ricettiva delle masse è limitata e la loro comprensione media scarsa, così come la loro memoria.
6. Principio di orchestrazione. La propaganda deve limitarsi a un piccolo numero di idee e ripeterle instancabilmente, presentarle sempre sotto diverse prospettive, ma convergendo sempre sullo stesso concetto. Senza dubbi o incertezze. Da qui proviene anche la frase: “Una menzogna ripetuta all’infinito diventa la verità”.
7. Principio del continuo rinnovamento. Occorre emettere costantemente informazioni e argomenti nuovi (anche non strettamente pertinenti) a un tale ritmo che, quando l’avversario risponda, il pubblico sia già interessato ad altre cose. Le risposte dell’avversario non devono mai avere la possibilità di fermare il livello crescente delle accuse.
8. Principio della verosimiglianza. Costruire argomenti fittizi a partire da fonti diverse, attraverso i cosiddetti palloni sonda, o attraverso informazioni frammentarie.
9. Principio del silenziamento. Passare sotto silenzio le domande sulle quali non ci sono argomenti e dissimulare le notizie che favoriscono l’avversario.
10. Principio della trasfusione. Come regola generale, la propaganda opera sempre a partire da un substrato precedente, si tratti di una mitologia nazionale o un complesso di odi e pregiudizi tradizionali. Si tratta di diffondere argomenti che possano mettere le radici in atteggiamenti primitivi.
11. Principio dell’unanimità. Portare la gente a credere che le opinioni espresse siano condivise da tutti, creando una falsa impressione di unanimità».
Leggendo questi princìpi si pensa alla dittatura mediatica, eppure sono tuttora usati da molti. Le tattiche mediatiche di propaganda fondate sulla menzogna utilizzate dai nazisti sono le stesse utilizzate oggi dall’imperialismo occidentale, sia per influenzare le idee politiche delle masse sia per sponsorizzare i famosi marchi delle multinazionali con pubblicità martellanti.