«Venne infine un tempo in cui tutto ciò che gli uomini avevano considerato come inalienabile divenne oggetto di scambio, di traffico, e poteva essere alienato; il tempo in cui quelle stesse cose che fino allora erano state comunicate ma mai barattate, donate ma mai vendute, acquisite ma mai acquistate – virtù, amore, opinione, scienza, coscienza, ecc. – tutto divenne commercio. È il tempo della corruzione generale, della venalità universale o, per parlare in termini di economia politica, il tempo in cui ogni realtà, morale e fisica, divenuta valore venale, viene portata al mercato per essere apprezzata al suo giusto valore». (Karl Marx, da Miseria della filosofia, 1847)134
Ciò che Kotler non afferma direttamente è che il “problema” non sta in realtà nel fatto che le persone dovrebbe lavorare meno ore e avere tutto il tempo in più per il tempo libero, ma che, se facessero questo, finirebbero per acquistare meno beni e la società ne avrebbe un danno perché il suo sistema economico, il quale è basato sulla necessità di vendere sempre più beni per accumulare profitti, potrebbe vacillare. Kotler stesso ci indica implicitamente una via d’uscita che deve essere mentale e culturale anzitutto: non ci servono frotte di merci inutili per comprare le quali occorra lavorare 40 o 50 ore settimanali. Occorre scegliere con cura e oculatezza le merci di cui si ha bisogno per vivere una vita dignitosa e poter lavorare meno, trovando così il tempo da dedicare ai propri affetti familiari, emotivi, ai propri svaghi e alla propria vita spirituale. “
Lavorare meno, lavorare tutti” è un programma concreto che richiede necessariamente una via d’uscita dal capitalismo.