21 Novembre 2024

5.04 L'INTERVENTISMO STATUNITENSE E L'INCIDENTE DEL TONCHINO

«Il problema che dovevamo risolvere era questo: come un paese contadino e semifeudale potesse ribellarsi e battere l'aggressione, come potesse arrivare a liberarsi. Le invasioni precedenti venivano da un mondo che, dal punto di vista culturale e di livello tecnologico, era simile a noi. Adesso, invece, il problema si poneva in modo diverso, era necessario battersi contro un paese industrializzato...»
(Võ Nguyên Giáp)49

Nonostante si sia parlato molto della guerra del Vietnam ancora oggi non si conoscono abbastanza i dettagli di questo conflitto. È opportuno ribadire, con Ruggero Giacomini50, alcuni dati sulle modalità di conduzione della guerra da parte degli USA:
«A partire dal 1958-59, nel territorio sotto dominio americano si cominciarono a ritessere le fila dell’organizzazione patriottica clandestina, il 20 dicembre 1960 si costituì il Fronte Nazionale di Liberazione del Vietnam del Sud, tornarono in azione i guerriglieri, che la propaganda americana etichettò come vietcong, cioè comunisti vietnamiti, pensando così di isolarli e renderli più facilmente attaccabili. Invece divennero con quel nome popolari. Inizialmente gli Usa parlarono di “guerra speciale”: per fare risparmio di vite americane, istigavano vietnamiti contro vietnamiti, largheggiando in soldi e armi, dirigendo da dietro le quinte e mediante i cosiddetti “consiglieri”, mandati per guidare il mastodontico esercito mercenario messo in piedi. Per stroncare l’appoggio dei contadini alla guerriglia furono creati i “villaggi strategici”, luoghi di internamento dove erano deportati e sorvegliati i contadini. Si pensava così di isolare ed affamare i partigiani, per poterli così più facilmente sterminare. Furono condotte decine di migliaia di “incursioni di rastrellamento”, con largo uso degli elicotteri: devastando, bruciando e massacrando. I contadini tuttavia si ribellarono alla deportazione e i “villaggi strategici” divennero essi stessi focolai di resistenza. […] gli USA decisero di intervenire massicciamente con le proprie forze super addestrate. La “sporca guerra”, cominciata dal presidente Kennedy, conosceva così col presidente Johnson una brusca escalation. Dai 15 mila “consiglieri” le truppe americane salirono rapidamente: 385 mila uomini nel ’66, 472 mila nel ‘67, 540 mila nel ’68. Il presidente americano, che venne allora ribattezzato “Johnson boia”, prese anche a bombardare il territorio della RDV, per ostacolare l’aiuto che dava alla Resistenza al sud, prendendo a pretesto il cosiddetto incidente del golfo del Tonchino. Dove nell’agosto del ’64 gli Usa lamentarono un attacco di imbarcazioni vietnamite a un loro cacciatorpediniere, in realtà mai avvenuto».
Vediamo la ricostruzione dell'evento dell'incidente del Tonchino (situato in corrispondenza del Vietnam settentrionale) sulla base dei documenti declassificati statunitensi:
«Il pomeriggio del 2 agosto il Maddox individuò tre delle motovedette in avvicinamento. Il capitano Herrick inviò un messaggio urgente ai comandanti della Settima flotta: avrebbe aperto il fuoco, se necessario. […] Poco dopo le quindici il Maddox sparò tre colpi contro le motovedette nordvietnamite. Il Pentagono e la Casa Bianca non riferirono mai di quei colpi, né ammisero che erano stati esplosi: sostennero sempre che erano stati i comunisti ad aprire per primi il fuoco. Il Maddox stava ancora sparando quando quattro aviogetti F-8E della marina attaccarono le motovedette, uccidendo quattro marinai, provocando pesanti danni a due delle imbarcazioni e colpendo di striscio la terza. I comandanti nordvietnamiti decisero di cercare rifugio nelle insenature dell'isola, in attesa di ordini da Haiphong. I danni subiti dalla Maddox ammontavano a un foro di proiettile di mitragliatrice.
Il 3 agosto il presidente Johnson dichiarò che il pattugliamento americano nel Golfo del Tonchino sarebbe continuato, e il dipartimento di Stato annunciò di aver inviato la sua prima nota ufficiale di protesta ad Hanoi per metterla in guardia contro le “gravi conseguenze” di “ulteriori azioni militari gratuite”. Contemporaneamente, gli americani portavano a compimento una nuova provocazione: un'altra missione marittima OPLAN 34A che aveva per obiettivo la distruzione di una postazione radar al largo della costa nordvietnamita, sull'isola di Hon Matt. Poi, nella notte tempestosa del 4 agosto, i capitani dei cacciatorpediniere americani, i comandanti della Settima flotta e i loro superiori al Pentagono ricevettero tutti un allarme urgente dagli operatori di SigInt di stanza sulla terraferma: le tre motovedette nordvietnamite con cui c'era stato uno scontro […] il 2 agosto stavano tornando. A Washington, Robert McNamara telefonò al presidente. Alle ventidue ora di Saigon, le dieci ora di Washington, i cacciatorpediniere americani inviarono un messaggio affermando di essere sotto attacco. Gli operatori radar e sonar a bordo del Maddox e del Turner Joy riferivano di vedere macchie indistinte nella notte. I comandanti delle due navi aprirono il fuoco. Così descrive la scena il rapporto dell'NSA declassificato nel 2005: “I due cacciatorpediniere giravano follemente nelle acque scure del Golfo del Tonchino, con il Turner Joy che sparava all'impazzata oltre trecento colpi” mentre compivano furibonde manovre diversive. “Fu questo roteare a tutta velocità delle navi da guerra americane nelle acque del golfo a creare i falsi segnali sonar di siluri in arrivo”. Gli americani stavano sparando alle proprie ombre. Il presidente ordinò senza indugi che quella stessa notte si desse inizio a un attacco aereo contro le basi navali nordvietnamite».
Non si pensi sia solo cialtroneria o dilettantismo, seppur ciò non sia mancato. L'essenziale è la ricerca da parte degli USA di un pretesto che Johnson aspetta con ansia già da mesi per poter avviare i bombardamenti necessari a frenare l'avanzata dei vietcong. Come conclude Tim Weiner, in questo caso come in altri, «le false informazioni di intelligence si accordavano perfettamente con le idee politiche preconcette»51, e permettono di ottenere il 7 agosto 1964 l'approvazione quasi all'unanimità (solo 2 contrari al Senato, nessuno alla Camera) del Congresso alla guerra in Vietnam.
49. Citato in S. Scagliotti, Võ Nguyên Giáp, CCDP, 5 ottobre 2013.
50. R. Giacomini, Le rivoluzioni vietnamite. Dalla sconfitta francese alla cacciata degli USA da Saigon, Marx21 (web), 11 marzo 2017.
51. Questo e il passo precedente si trovano in T. Weiner, CIA, cit., pp. 236-238.

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