«L'economia politica considera il proletario, cioè colui che senza capitale e senza rendita fondiaria vive unicamente del lavoro, di un lavoro unilaterale ed astratto, soltanto come lavoratore. Essa può quindi sostenere il principio che egli, al pari di un cavallo, deve guadagnare tanto che gli basti per poter lavorare. Essa non lo considera come uomo nelle ore non dedicate al lavoro, ma affida questa considerazione alla giustizia criminale, ai medici, alla religione, alle tabelle statistiche, alla politica e alla polizia». (Karl Marx, dai Manoscritti Economico-Filosofici)
La concezione materialistica della Storia, dissertata da Marx ed Engels in opere come
L’ideologia tedesca e il
Manifesto del Partito Comunista, presenta la struttura economica come fulcro dell’organizzazione sociale. Engels e soprattutto Marx dedicano molti dei loro studi all’analisi del modo di produzione capitalistico, partorendo diverse opere a riguardo. Nel 1845 Engels pubblica
La situazione della classe operaia in Inghilterra, mentre Marx sarà più prolifico e lavora ai
Manoscritti economico-filosofici del 1844,
Lavoro salariato e capitale (1849),
Grundrisse (1857-’58),
Per la critica dell’economia politica (1859),
Salario, prezzo, profitto (1865) ed infine
Il Capitale (1867 è l’anno di pubblicazione del primo libro). Lo studio è basato sulla tesi del materialismo storico: le condizioni della vita materiale incidono sugli altri aspetti della vita sociale. Il capitalismo viene analizzato per comprenderne origine e sviluppi. Questa analisi dimostra come il capitalismo sia per definizione un sistema basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo (la classe della borghesia capitalista sfrutta il lavoro dei proletari) ed esso genera inevitabilmente delle crisi. Il modo di produzione capitalistico non è a-storico, in altre parole naturale ed eterno, ma è solo una tappa dello sviluppo storico dell’umanità; si tratta quindi diun modo di produzione transitorio, caratterizzato dalla separazione della proprietà dei mezzi di produzione dai lavoratori e dalla massima diffusione della produzione mercantile. Il modo di produzione capitalistico si è affermato con le rivoluzioni borghesi che hanno portato ad un’uguaglianza formale degli uomini davanti alla legge. In realtà i proletari sono costretti a lavorare per i proprietari dei mezzi di produzione a causa di una dipendenza economica. Nonostante il proletario goda di una formale libertà, è costretto ad accettare le condizioni di lavoro imposte dalla borghesia a meno di morire di fame o di freddo. Marx spiega come sia possibile che si determini questo sfruttamento dei lavoratori, in una società (borghese) in cui le merci (compresa la forza-lavoro) sono scambiate secondo il loro valore.