21 Novembre 2024

9.4. UNA CONTRORIVOLUZIONE SVENTATA

Nel tracciare questo giudizio facciamo nostre le «note storiche redazionali» curate da Aldo Bernardini e Adriana Chiaia89 di accompagnamento al volume Contro il revisionismo di Gossweiler. Sui fatti d'Ungheria scrivono:
«Nel 1948 John Foster Dulles annunciò la nascita di un movimento clandestino, chiamato Operazione X, sostenuto dall'Occidente. La sua tattica consisteva nel tentare di infiltrarsi tra i quadri delle Democrazie popolari. Làzlò Rajk, rientrato in Ungheria nel 1945, venne nominato segretario del Comitato centrale del Partito comunista e ministro dell'Interno: fu considerato dai servizi occidentali l'uomo adatto per l'applicazione dell'Operazione X. Durante il processo politico che si tenne dal 16 al 24 settembre 1949, nel quale Rajk sarebbe stato condannato a morte per alto tradimento, egli confessò che, a seguito di un ricatto, aveva accettato di collaborare con i servizi statunitensi.
Il suo compito era essenzialmente quello di infiltrare nelle fabbriche, negli uffici, e nelle istituzioni degli elementi di destra, nazionalisti, ostili alla democrazia popolare e antisovietici e, approfittando della sua carica, piazzare nei posti chiave del Ministero degli Interni uomini dei servizi jugoslavi, americani, ecc. Inoltre doveva disorganizzare il Partito comunista, facendo credere che in esso si combattessero varie fazioni, una delle quali capeggiata da Rajk stesso. Un altro imputato e condannato al processo, Tibor Szony rivelò il piano della congiura e cioè un colpo di Stato durante il quale sarebbero stati assassinati i dirigenti comunisti Ràkosi e Gero, e si sarebbe instaurato un nuovo governo presieduto da Rajk, formato da tutti i partiti borghesi e reazionari, in cui il Partito dei lavoratori ungheresi avrebbe avuto un ruolo secondario. Il programma prevedeva di far passare l'Ungheria dall'alleanza con l'Unione Sovietica a quella con le potenze Occidentali. Subito dopo la morte di Stalin, il CC del Partito dei lavoratori ungheresi, nella seduta del 27 e 28 giugno 1953 criticò gli errori “di sinistra” di Ràkosi e Gero, e nominò Imre Nagy alla carica di primo ministro. Le posizioni di destra di costui erano ben note: rifiuto del carattere di dittatura del proletariato assunto dal governo della democrazia popolare, opposizione alle strutture economiche socialiste nelle fabbriche e nelle campagne, nazionalismo borghese e neutralità dell'Ungheria rispetto ai due blocchi. Nel 1955, una nuova battaglia ideologica, condotta da Ràkosi, portò all'espulsione dal Partito di Imre Nagy per revisionismo. Il XX Congresso del PCUS ridette fiato alla destra del Partito, il cui CC attaccò con maggior virulenza lo “stalinismo” di Ràkosi. Il 18 luglio questi fu costretto dalle pressioni del PCUS (Mikoyan) a dimettersi da segretario generale del Partito. Lo sostituì Erno Gero. […] Il Partito dei lavoratori ungheresi, travolto dall'attacco congiunto di Chruščev, di Nagy e dei suoi sostenitori […] decise la riabilitazione di Rajk, “vittima dello stalinismo”. I suoi funerali solenni (6 ottobre 1956) offrirono l'occasione per una grande manifestazione guidata dalle forze reazionarie».
Questa è la premessa indispensabile per comprendere i fatti seguenti, ampiamente descritti nei capitoli precedenti, cioè il tradimento aperto di Nagy, passato sul fronte della controrivoluzione il 30 ottobre, scatenando la reazione di Kádár e altri membri del governo e del Partito, che decidono di rompere con il primo ministro e di appellarsi all'Armata Rossa (2 novembre) per ristabilire l'ordine: questa interviene in forze (4 novembre) attaccando le basi principali dell'insurrezione a Budapest. Il 9 giugno i principali capi della rivolta fuggono in Occidente. Nagy, dapprima rifugiatosi nell'ambasciata jugoslava, viene processato e giustiziato il 16 giugno 1958.
La posizione presa successivamente dal governo Kádár su tali fatti è la seguente:
«Il 23 ottobre, un movimento popolare è nato. Lo scopo di questo movimento era la liquidazione del regime criminale di Ràkosi e dei suoi complici, la conquista della nostra indipendenza nazionale e la difesa della nostra sovranità nazionale. A causa della debolezza del governo di Imre Nagy, gli elementi controrivoluzionari sono riusciti a infiltrarsi in questo movimento».
Nel giudizio politico che si deve trarre dalla vicenda occorre ricordare che Kádár è considerato molto vicino alle posizioni riformiste (secondo molti revisioniste) di Chruščev, Tito e Gomulka. Ognuno è libero di trarne le conclusioni. Quel che è certo è che nel '56 a Budapest non c'è stata una rivoluzione, se non intesa come una di quelle «rivoluzioni colorate» tanto in voga negli ultimi anni, e sulla cui natura e genesi occorrerebbe quindi fare un serio esame retrospettivo. La rivolta ha avuto un carattere pienamente fascista e reazionario, è stata appoggiata significativamente dalle potenze della NATO ed in primo luogo dagli USA, ma anche dai settori clericali più anticomunisti. L'intervento sovietico è avvenuto su richiesta degli stessi organismi dirigenti del paese, dopo aver capito chiaramente la natura del golpe controrivoluzionario in atto, che rischiava di precipitare il paese in una guerra civile che avrebbe fatto migliaia e migliaia di morti, oltre a porre fine alle conquiste del socialismo. L'intervento sovietico è stato giusto e legittimo.
89. K. Gossweiler, Contro il revisionismo, cit., pp. 542-547.

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