21 Novembre 2024

7.5. LA CRISI FINALE DEL SISTEMA CAUSATA DAI “RIFORMATORI”

«Paradossalmente, in maniera controintuitiva rispetto alla vulgata odierna, non fu il troppo controllo dell’economia che affossò l’URSS, bensì al contrario la mancanza di controllo di attività “illegali” che prosperavano sui bassifondi della vita economica sovietica, l’incapacità di dirigerli negli interessi superiori dello sviluppo delle repubbliche socialiste: attività che arrivarono necessariamente ad attaccare i gangli vitali del sistema al fine di prenderne il sopravvento. Quando vennero alla luce fu troppo tardi per fermare questi “spiriti animali”. Se infatti in un sistema capitalista il laissez-faire accordato agli agenti economici privati è salutare, e l’economia sommersa è consustanziale al capitalismo e alimenta alcuni canali di profitto e arricchimento privato, in un sistema socialista, se non controllato, può condurre alla morte e alla paralisi del sistema, il quale è orientato verso altri obiettivi, ossia la ripartizione sociale delle ricchezze sulla base dell’eguaglianza e della giustizia sociale contro l’accumulazione e l’accaparramento privato. E controllo, in tal senso, non vuol dire tanto proprietà, quanto capacità egemonica di indirizzo da parte del potere politico del capitale o dell’attività privata.
Problemi economici colpevolmente messi sotto il tappeto per decenni da una dirigenza perlomeno pigra, sotto attacco imperialista, ossificata per certi versi; riforme in senso capitalistico fatte sotto l’egemonia della classe simil-borghese che si era costituita dall’epoca krusciviana non poterono che condurre a quanto accadde: la catastrofe dello smantellamento dell’URSS, e il saccheggio delle risorse dei paesi da parte di una classe di oligarchi, cioè mafiosi fuoriusciti dai circuiti della seconda economia legati ad alcuni quadri del partito che approfittarono dell’opportunità per arricchirsi con l’appoggio dei circoli capitalistici occidentali e del FMI. Fu controrivoluzione, interna, condotta dalle élite in stretta relazione con l’Occidente capitalista, imposta dall’alto sulle masse popolari contrarie al nuovo corso e sulla parte sana del Partito, dell’esercito e dello Stato che non riuscirono a fermare la controrivoluzione […]. I riformatori, in estrema sintesi, indebolirono l’URSS per poi dire che l’unica soluzione era di privatizzare tutto, una tattica che conosciamo e sperimentiamo ancor oggi in Europa».82
82. Ibidem.

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