21 Novembre 2024

07. LA CAMBOGIA PRIMA DEI “KHMER ROSSI”

La Cambogia nel '900 viene ricordata come uno dei più sanguinosi esperimenti comunisti, sotto la dittatura di Pol Pot e dei “Khmer rossi”. Occorre anzitutto ricordare come e perché costoro riescano ad andare al potere in un paese profondamente corrotto dagli imperialisti: prima la Francia, poi gli USA. Il paese proclama l'indipendenza nel 1945 ma anche qui l'intervento imperialista dei francesi prolunga il dominio coloniale diretto fino al 1953. Il paese è poi guidato dal principe Norodm Sihanouk, che governa fino al 1970, scegliendo di rimanere neutrale tra gli statunitensi e i vietnamiti. Gli USA insistono a lungo perché il principe metta il paese sotto la protezione della SEATO, considerata però dal regnante «un'alleanza militare aggressiva diretta contro Stati vicini». Le continue manovre militari con cui le truppe della CIA, i bombardieri statunitensi e le truppe alleate violano il territorio cambogiano spingono infine Sihanouk a stabilire relazioni con l'URSS e la Polonia, oltre che con la Cina. La conseguenza è che fin dalla fine degli anni '50 la CIA cerca di rovesciare il governo moderato del principe, addestrando e armando due fazioni locali di Khmer (i Serei e i From, oppositori politici di Sihanouk) e cercando di corrompere generali dell'esercito cambogiano. Nel 1959 un primo tentativo di golpe è sventato grazie al supporto dei servizi segreti cinesi e francesi (che a quanto pare poco gradiscono l'espansione statunitense in quella che continuano a considerare una propria sfera di influenza). Svariati tentativi di assassinio del principe sono messi in atto negli anni successivi, convincendo infine quest'ultimo a rinunciare per qualche anno ad ogni tipo di aiuto concesso dagli Stati Uniti. Quasi un paradosso, se non si comprende come gli aiuti statunitensi consistano nel corrompere sistematicamente funzionari e uomini d'affari cambogiani. Di fronte all'ennesimo sconfinamento militare in territorio cambogiano nel 1965 la Cambogia rompe ogni tipo di relazione diplomatica con gli USA, che continua negli anni a venire a bombardarne «per sbaglio» il territorio facendo svariate vittime tra i cambogiani. Dal 1969 i bombardamenti sul suolo cambogiano diventano sempre più frequenti nell'ottica di colpire la guerriglia vietnamita e infine il 18 marzo 1970 Sihanouk è deposto da un colpo di Stato organizzato da due suoi ministri, che negli anni precedenti erano stati avvicinati dalla CIA, rimanendo in ottimi rapporti. Con la fine del «neutralismo», il territorio cambogiano diventa terreno di guerra aperta, con devastazioni immani che in cinque anni distruggono l'economia del paese, creando più di due milioni di profughi cambogiani. Diventano protagonisti del conflitto anche i Khmer Rossi, che sotto la guida di Pol Pot iniziano una lunga guerra di Liberazione contro il regime dittatoriale guerrafondaio filo-statunitense.87
Il conflitto si sarebbe concluso il 17 aprile del 1975 quando le Forze Armate Popolari di Liberazione della Kampuchea (FAPLK) entrano a Phnom Penh:
«nei cinque anni di guerra gli USA avevano sganciato più di 500.000 tonnellate di bombe sulle basi della resistenza cambogiana e avevano profuso centinaia di milioni di dollari, ma tutto era stato inutile. I partigiani cambogiani, guidati dal Partito Comunista di Kampuchea (PCK), proclamavano con orgoglio che le loro truppe contadine avevano sconfitto tutto ciò che la più grande potenza militare del mondo aveva schierato contro di loro».
Alla guida del PCK c'era un personaggio semi-sconosciuto la cui identità era nota a poche centinaia di persone: il suo nome di battaglia era Pol Pot.88
87. W. Blum, Il libro nero degli Stati Uniti, cit., pp. 200-208.
88. M.C., 40° Anniversario della rivoluzione kampucheana, CCDP, 23 luglio 2015.

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