6.7. IL GRANDE TRADIMENTO DI GEORGE ORWELL
Nella storia del movimento operaio è facile trovare una doppia tendenza: da un lato un utopismo che ha gridato al tradimento della rivoluzione alla minima deviazione rispetto a quanto previsto dalla teoria; dall'altro la necessità oggettiva di affrontare i problemi posti dalla realtà concreta, specie in casi di particolare crisi cui dover far fronte.
Ad un certo punto della storia novecentesca, il trockijsmo si è pienamente collocato all’interno della tendenza utopistica, ignorando la necessità di una mediazione con le condizioni storiche reali, messa invece in campo da Stalin e dal gruppo dirigente bolscevico. Nella corrente del trockijsmo rientra anche lo scrittore George Orwell, che nel 1944, in piena seconda guerra mondiale, mentre forze liberal-borghesi e comuniste sono alleate contro il nemico mortale nazifascista, cerca di far pubblicare il suo testo La fattoria degli animali, una feroce satira dell'URSS e della degenerazione “stalinista” che secondo il punto di vista trockijsta si era verificata. All'epoca perfino il grande poeta T. S. Eliot rifiuta, a nome della casa editrice per cui lavora, la pubblicazione dell'opera di Orwell. Scrive Eliot: «non siamo convinti che questo sia il punto di vista, […] la visione politica espressa, che a mio parere si potrebbe definire trockijsta, non ci convince». La rivoluzione degli animali contro gli umani, capeggiata dai maiali, porta ad un dominio di questi, che si fa secondo Orwell tragicamente dittatoriale. Obietta Eliot: «dopotutto, i suoi maiali sono di gran lunga più intelligenti degli altri animali e dunque i meglio qualificati per dirigere la fattoria. In effetti non ci sarebbe nemmeno stata una fattoria senza i maiali». Pare proprio che Eliot abbia colto nel segno per quel che riguarda l'operare nelle condizioni reali storiche. Dal libro nasce un film. Dietro la versione cinematografica di Animal Farm, realizzata dalla società cinematografica Halas & Batchelor, ci sarebbe niente meno che la regia della CIA e dunque il film, in cui il maiale Napoleone ha le fattezze di Stalin e si parla di rivoluzione, riunioni segrete, piani quinquennali e cameratismo voleva essere un formidabile veicolo di propaganda in un periodo storico in cui avevano inizio le schermaglie della guerra fredda. La verità sul coinvolgimento della CIA è rimasto segreto per 20 anni fino a quando, nel 1974, Everette Howard Hunt, che aveva lavorato nell’Agenzia, ne ha rivelato la storia nel suo libro Undercover: Memorie di un agente segreto americano. Occorre infine ricordare il ruolo ricoperto da Orwell nel periodo in questione. È lui stesso a rivendicare la sua militanza anticomunista e antisovietica. Nel 1946 scrive: «ogni riga di ogni lavoro serio che ho scritto dal 1936 a questa parte è stata scritta, direttamente o indirettamente, contro il totalitarismo e a favore del socialismo democratico, per come lo vedo io».
È noto come anche 1984 sia stato scritto nell’ottica di screditare l'URSS. Meno noto, nonostante sia ormai accertato, è invece il ruolo di Orwell come collaboratore attivo della CIA, in particolare attraverso l'intellettuale agente Arthur Koestler, con cui scherzava calcolando il grado di tradimento che avrebbero potuto raggiungere le «bestie nere preferite» della sua lista di denunce. Nel suo meticoloso diario, Orwell ha compilato i nomi di trentacinque persone, nel 1949, ma il numero si gonfia rapidamente in quello stesso anno, fino a giungere a 125 sospetti simpatizzanti del comunismo o direttamente collaboratori con esso. Si tratta di intellettuali, scrittori, artisti, sportivi, musicisti di primo piano, che non a caso verranno poi perseguitati per le loro idee. L'ingombrante lista sarebbe stata consegnata, da Orwell stesso, al Dipartimento di Ricerca d'Informazione (IRD), dipartimento semi-segreto del Foreign Office britannico. Orwell non sarà in grado di fare altri danni semplicemente perché muore un anno dopo, il 21 gennaio 1950.11
È noto come anche 1984 sia stato scritto nell’ottica di screditare l'URSS. Meno noto, nonostante sia ormai accertato, è invece il ruolo di Orwell come collaboratore attivo della CIA, in particolare attraverso l'intellettuale agente Arthur Koestler, con cui scherzava calcolando il grado di tradimento che avrebbero potuto raggiungere le «bestie nere preferite» della sua lista di denunce. Nel suo meticoloso diario, Orwell ha compilato i nomi di trentacinque persone, nel 1949, ma il numero si gonfia rapidamente in quello stesso anno, fino a giungere a 125 sospetti simpatizzanti del comunismo o direttamente collaboratori con esso. Si tratta di intellettuali, scrittori, artisti, sportivi, musicisti di primo piano, che non a caso verranno poi perseguitati per le loro idee. L'ingombrante lista sarebbe stata consegnata, da Orwell stesso, al Dipartimento di Ricerca d'Informazione (IRD), dipartimento semi-segreto del Foreign Office britannico. Orwell non sarà in grado di fare altri danni semplicemente perché muore un anno dopo, il 21 gennaio 1950.11
11. Fonti usate: K. Gossweiler, Contro il revisionismo. Da Chruščev a Gorbačev: saggi, diari e documenti, Zambon, Francoforte sul Meno-Verona 2009, pp. 33-34; A. Usardi, La Fattoria degli Animali. La CIA e la Propaganda, Maremagnum.com, 21 gennaio 2016; J. A. Hernandez, La lista di Orwell, Cubainformazione.it, 29 agosto 2016; T. Garton Ash, La lista nera di Orwell, La Repubblica, 22 giugno 2003; G. Meotti, Ecco perché ho scritto 1984, Il Foglio (web), 26 agosto 2013; F. Colantoni, Il rifiuto di T.S. Eliot a “La fattoria degli animali”: resa pubblica la lettera a Orwell, Cultora.it, 27 maggio 2016; Wikipedia, George Orwell.