5.1.6. STALIN, COSTRUTTORE DEL SOCIALISMO
Quando chiesero a Stalin alla fine del 1920, quale fosse peggio, la destra o la sinistra, rispose seccamente: «Sono entrambi peggio!»1
Questo capitolo dà spazio ad alcuni episodi poco noti della vita di Iosif Vissarionovič Džugašvili (Gori, Georgia, 18 dicembre 1878 – Mosca, 5 marzo 1953), noto come Stalin, oltre a dare alcuni spunti di approfondimento sul suo pensiero e su alcuni dei suoi scritti. Per contestualizzare e capire al meglio il personaggio storico e politico si consiglia anzitutto la lettura attenta dei capitoli precedenti. Negli ultimi anni sono emerse diverse opere che partendo da una seria revisione della storiografia borghese dominante hanno rianalizzato il periodo staliniano arrivando a conclusioni molto più equilibrate e radicalmente opposte rispetto a quelle proposte per decenni. Per un approfondimento adeguato si consiglia quindi la lettura integrale di alcuni libri fin qui ampiamenti usati come fonti: Stalin, un altro punto di vista (1994) di Ludo Martens, Stalin: Storia e critica di una leggenda nera (2008) di Domenico Losurdo, Krusciov mentì (2011) di Grover Furr. Questo capitolo non intende svolgere un bilancio storico-politico complessivo su Stalin, quanto piuttosto offrire la possibilità di leggere alcuni estratti delle sue opere e alcune considerazioni di alcuni storici e scrittori sulla sua personalità. Uno dei luoghi comuni tramandati dagli anticomunisti e dai trockijsti è stato infatti che Stalin, di estrazione sociale proletaria, a differenza della gran parte degli altri bolscevichi (di origine borghese), non abbia acume intellettuale e non abbia saputo dare alcun contributo teorico-ideologico di rilievo al marxismo. Che l'opera teorica di Stalin non sia comparabile con quella inarrivabile di Lenin è indubbio, ed è stato Stalin il primo a riconoscerlo, ma ciò non toglie che abbia dato contributi assai importanti in diversi ambiti cultural-politici: con discorsi, articoli, opere saggistiche specifiche, unite ad uno stile ed una prosa semplice, logica e lineare, caratteristica abituale per chi intenda farsi comprendere da tutto il popolo.
Questo capitolo dà spazio ad alcuni episodi poco noti della vita di Iosif Vissarionovič Džugašvili (Gori, Georgia, 18 dicembre 1878 – Mosca, 5 marzo 1953), noto come Stalin, oltre a dare alcuni spunti di approfondimento sul suo pensiero e su alcuni dei suoi scritti. Per contestualizzare e capire al meglio il personaggio storico e politico si consiglia anzitutto la lettura attenta dei capitoli precedenti. Negli ultimi anni sono emerse diverse opere che partendo da una seria revisione della storiografia borghese dominante hanno rianalizzato il periodo staliniano arrivando a conclusioni molto più equilibrate e radicalmente opposte rispetto a quelle proposte per decenni. Per un approfondimento adeguato si consiglia quindi la lettura integrale di alcuni libri fin qui ampiamenti usati come fonti: Stalin, un altro punto di vista (1994) di Ludo Martens, Stalin: Storia e critica di una leggenda nera (2008) di Domenico Losurdo, Krusciov mentì (2011) di Grover Furr. Questo capitolo non intende svolgere un bilancio storico-politico complessivo su Stalin, quanto piuttosto offrire la possibilità di leggere alcuni estratti delle sue opere e alcune considerazioni di alcuni storici e scrittori sulla sua personalità. Uno dei luoghi comuni tramandati dagli anticomunisti e dai trockijsti è stato infatti che Stalin, di estrazione sociale proletaria, a differenza della gran parte degli altri bolscevichi (di origine borghese), non abbia acume intellettuale e non abbia saputo dare alcun contributo teorico-ideologico di rilievo al marxismo. Che l'opera teorica di Stalin non sia comparabile con quella inarrivabile di Lenin è indubbio, ed è stato Stalin il primo a riconoscerlo, ma ciò non toglie che abbia dato contributi assai importanti in diversi ambiti cultural-politici: con discorsi, articoli, opere saggistiche specifiche, unite ad uno stile ed una prosa semplice, logica e lineare, caratteristica abituale per chi intenda farsi comprendere da tutto il popolo.
1. Citato da Slavoj Zizek in A.V., Dear Britain: Elena Ferrante, Slavoj Žižek and other European writers on Brexit, The Guardian (web), 4 giugno 2016.