«Le notizie di cui noi disponiamo sono soltanto quelle che ci vengono fornite». (Fernand Braudel)3
Viktor Iljuchin (PCFR), vicepresidente del Comitato per lo Sviluppo Costituzionale della Duma e avvocato onorario della Russia, ha denunciato durante la sessione plenaria del giugno 2010 la falsificazione su grande scala degli archivi sovietici, sollecitando per l’ennesima volta, di fronte alla Duma, l'istituzione di un comitato d'indagine per chiarire una volta per tutte la verità sui fatti di Katyn. Iljuchin, infatti, ha proposto di modificare la legislazione e il codice penale russo affinché venga introdotta la sanzione per la falsificazione e la frode degli archivi storici. Iljuchin ha affermato che il suo gruppo parlamentare dispone di informazioni riguardanti la creazione, negli anni ‘90 del secolo passato, sotto la presidenza Eltsin, di un poderoso gruppo di esperti in manipolazione e falsificazione dei documenti storici dell'Unione Sovietica e, ovviamente, di documenti inerenti al periodo staliniano. «
Sono disposto a dimettermi dalla mia carica di deputato, se Serguéi Mirónenko dimostra che nessun documento di questo fascicolo si riferisce ai fatti storici degli anni ‘30 e ‘40 del secolo passato...» ha detto Iljuchin poco prima che il suo microfono venisse spento
4. Di seguito, il testo riportante la denuncia compiuta dal deputato.
«Stimati colleghi: è opinione comune che la storia la scrivano e la interpretino giornalisti e scrittori. In qualche modo questa opinione è corretta. Tuttavia noi disponiamo di tutte le prove per affermare che la storia moderna del nostro paese è stata scritta anche da falsificatori. Il nostro gruppo parlamentare dispone di prove che, ovviamente, vanno sottoposte ad un’accurata e accorta investigazione parlamentare. Negli anni ‘90 del secolo passato, durante il mandato e l’amministrazione del Presidente Eltsin, è stato creato un poderoso gruppo di esperti in falsificazione di documenti storici della Unione Sovietica e, in particolare, di documenti riguardanti il periodo staliniano. L’obiettivo di questa attività falsificatoria è consistito nel discreditare l’opera del governo sovietico e nel creare il paragone tra stalinismo e fascismo. Detto gruppo fu formato da membri del servizio segreto russo e vide implicato anche il 6° Istituto di Stato Maggiore Generale delle Forze Armate. Questo gruppo occupava i locali degli edifici dell'ex Comitato Centrale del PCUS nella città di Nagornyj, nella regione di Mosca. È possibile che questo gruppo o alcuna delle sue diramazioni continui ad essere operativo tutt'oggi. La sua maggiore attività coincise con la declassificazione dei documenti del Politbjuro e del Comitato Centrale, effettuata al principio degli anni Novanta da una commissione governativa capeggiata da Michail Potoranin. Secondo le informazioni in nostro possesso, questi manipolatori falsificarono migliaia di documenti che furono introdotti negli archivi. È già chiaro che il cosiddetto Testamento di Lenin fu falsificato, così come molti altri documenti relativi alla rinuncia al trono da parte dello zar Nicola II o, per esempio, i documenti secondo cui lo stesso Stalin fosse un agente della Ojranka, la polizia segreta zarista, così come molti altri. Oggi possiamo affermare che la famosa Lettera di Berija, datata marzo del 1940, in cui Berija sollecita il Politbjuro del VKP (acronimo del futuro PCUS) ad autorizzare l'esecuzione di 27.000 prigionieri di guerra polacchi, sia una falsificazione. Noi abbiamo già presentato precedentemente un rapporto su di una investigazione di esperti per dimostrare documentalmente quanto ho appena affermato. È stata falsificata anche la nota riguardante la risoluzione del Politbjuro in cui si concedeva l'autorizzazione per l'esecuzione dei prigionieri polacchi. Vi presento il rapporto degli esperti sulla falsificazione dei documenti riguardanti la presunta collaborazione tra la GESTAPO e la NKVD. Ecco qui il rapporto. Siamo enormemente allarmati e preoccupati per una serie di ragioni, principalmente per la falsificazione dei documenti, i quali sono stati utilizzati in pubblicazioni accademiche; questi documenti sono presentati come autentici nella letteratura storica, in documentari e opere d'arte, creando nella popolazione una visione distorta del nostro passato recente. Ci saremmo astenuti dal fare queste dichiarazioni se non sapessimo che al principio degli anni Novanta le porte degli archivi russi si aprirono liberamente alla fuoriuscita di questi documenti e che lo Stato non si oppose ma anzi fomentò questo disastro. La nostra tesi si rafforza per il fatto che l'ex consigliere di Eltsin, Dmitrij Volkogonov, consegnò alla Biblioteca del Congresso degli USA centinaia di documenti d'archivio, copie come originali, bollati come “Segretissimo” e “Segreto”. Oggi questi documenti circolano per tutt’Europa. Disponiamo di timbri e postille falsificate, stampe falsificate con la firma di Stalin, di Berija e di altri. Così come di formati in bianco degli anni '30 e ‘40, materiale utilizzato per fabbricare i documenti falsi. Qui vi presento il fascicolo con i documenti d'archivio: è la corrispondenza del NKVD, del NKGB e del Commissariato del Popolo per la Difesa dell'URSS dell'epoca di Stalin. Questo fascicolo fu creato con un unico proposito: legalizzare una documentazione falsa, includendo la lettera creata a nome dello Stato Maggiore Generale dell'Armata Rossa. Per disgrazia, questa legalizzazione fu compiuta e questi documenti falsificati circolano liberamente, anche tra gli ambienti accademici.
Nel fascicolo ci sono timbri che dicono “proibita la declassificazione” e “secretare in eterno”. Quindi la domanda è: come è possibile che questi documenti non si trovano più negli archivi, come è possibile che circolino liberamente e che siano accessibili a una gran quantità di persone? In relazione alle mie dichiarazioni alla stampa, il direttore dell'Archivio Statale del paese, Sergej Mironenko, ha dichiarato che questo fatto sia impossibile e si tratti di una speculazione. Da questa tribuna dichiaro che: sono disposto a dimettermi dalla mia carica di deputato, se Mironenko dimostra che nessuno dei documenti di questo fascicolo si riferiscono ai fatti storici degli anni '30 e '40 del secolo passato e non era obbligatorio che rimanessero negli archivi. E se lui non è capace di dimostrarlo che si dimetta dai suoi incarichi. Torniamo a perorare la necessità di effettuare un'investigazione parlamentare sull'esecuzione dei prigionieri di guerra polacchi vicino a Smolensk, così come sulla falsificazione dei documenti storici. In un futuro prossimo che si introducano modifiche al Codice Penale in materia di responsabilità per frode e falsificazione di documenti d'archivio che hanno valenza storica se qualcuno pensa che tutto questo sia relazionato con il passato si sbaglia profondamente, tutto ha a che fare con il presente».