4.08. IL CASO DELL'OSSERVATORIO SIRIANO PER I DIRITTI UMANI
Finora abbiamo analizzato una serie di dati che mostrano il tasso di concentrazione e il pericolo solo potenziale per il livello politico. Mostriamo ora un caso palese in cui tale intreccio perverso tra controllo mass-mediatico e potere politico va a braccetto con le esigenze dell’imperialismo: è il caso della Siria dell’epoca del governo di Bashar al-Assad (salito al potere nel 2000), ed in particolar modo dal 2011, quando una serie di manifestazioni ha iniziato a degenerare in una sostanziale guerra civile in cui il settore dei “ribelli” è stato presto egemonizzato dai settori integralisti islamici. Tutte le notizie che per anni sono arrivate su crimini e stragi perpetrati in Siria dal governo di al-Assad sono state riportate a gran voce dai nostri media, ben consci che la provenienza fosse l’Osservatorio Siriano dei Diritti Umani. Cos’è davvero questo ente? In realtà la domanda è mal posta, perché dovremmo chiederci chi è questo Osservatorio. Non si tratta infatti di un’organizzazione indipendente composta da reporter liberi che informano il mondo sulla situazione siriana, ma di una singola persona che vive a Coventry, cittadina inglese a nord-ovest di Londra. In pratica tutte le informazioni targate Osservatorio Siriano dei Diritti Umani che giungono alle redazioni estere dei giornali arrivano non dalla Siria, ma dall’ufficio del signor Rami Abdel Raman, che dice di avvalersi di almeno quattro collaboratori. Versione tra l’altro sostenuta anche dal New York Times. Un uomo comunque ben informato sulla situazione, nonostante viva in Inghilterra? Talmente tanto da doversi celare per sicurezza dietro uno pseudonimo, visto che il suo vero nome è Osama Suleiman, fuggito dalla Siria nel 2000 dopo l’arresto di due sodali legati alla Fratellanza Musulmana, accusati di attività contro lo Stato. E proprio il New York Times rivela che la casa in cui vive il signor Suleiman è una gentile concessione del Governo di Londra. Lo stesso quotidiano americano, pur sostenendo la bontà delle informazioni fatte circolare dall’Osservatorio, sostiene poi che a finanziarne le attività sarebbe proprio uno «Stato europeo». Chissà quale visto dove vive e considerato che il 21 novembre 2011 Suleiman viene immortalato mentre lascia il Ministero degli Affari Esteri e del Commonwealth. Il portavoce del ministero russo degli esteri, Alexander Lukashevich, per rimarcare l’autorevolezza del personaggio, lo ha definito «un uomo con nessuna formazione di diritto internazionale né di giornalismo». D’altronde quando il giornalista Nimrod Kamren si recò a trovarlo per Russia Today nella sua abitazione di Coventry, lo trovò in un negozio vicino e alla richiesta di delucidazioni sull’Osservatorio da lui diretto si sentì rispondere: «non sono un’organizzazione mediatica. Io lavoro da casa mia, la mia casa privata». Notare il singolare: «non sono». Nel 2014, poi, il quotidiano francese Le Monde pubblica un articolo dal titolo La credibilità perduta di Rami Abdel-Rahman, direttore dell’Osservatorio siriano dei Diritti dell’Uomo. Un titolo che rivela come Raman, alias Suleiman, non goda di grande considerazione neppure tra gli oppositori al governo di Assad. Ecco quanto riporta il portale Difesa Online sull’Osservatorio:
«non è una ONG qualunque, ma un’enigmatica organizzazione con sede a Londra, divenuta rapidamente l’unico portavoce ascoltato in Occidente dei report di guerra siriani. Il suo leader, Rami Abdel Rhaman, è indicato dal governo siriano come attivista dell’opposizione, mentre fonti non verificate alludono esplicitamente a collaborazioni con servizi occidentali (inglesi). Lo scopo sarebbe screditare agli occhi dell’opinione pubblica mondiale il governo di Damasco, agendo magari in previsione di una futura iniziativa giudiziale penale internazionale contro le sue figure politiche di rilievo».Il risultato è stato screditare scientificamente un governo al fine di delegittimarlo e farlo cadere con ogni mezzo. Ciononostante il 3 giugno 2014 Bashar al-Assad è stato rieletto, sostenuto dal Partito Ba’th, Presidente della Siria con 10.319.723 voti (l’88,7%) per un terzo mandato di 7 anni. Il governo siriano ha sottolineato come l’affluenza, limitata solo alle aree in mano ai governativi, sia stata da record sia nel paese sia all’estero, con voto regolare in ogni città siriana, mentre per USA e CNS si sarebbe trattato di una «farsa costruita nel sangue», accusando gli altri candidati di essere dei «burattini» di Assad. Il voto è stato riconosciuto da 30 Stati tra cui Russia, Sudafrica, Brasile, India, Venezuela, Cuba e Iran legittimando in ambito internazionale l’elezione di Assad48.
47. Redazione La Repubblica, Siria, il difficile mestiere di informare, La Repubblica (web), 4 gennaio 2018.
48. Fonti usate: Redazione L'AntiDiplomatico, Berlino: “L’Osservatorio siriano dei diritti umani non è sul campo, è a Londra. Tutto quello che dice non riflette la verità”, L’Antidiplomatico, 5 aprile 2017; T. Carlucci, Osservatorio siriano dei diritti umani: smascherato l’imbroglio finanziato dalla UE, Mondialisation.ca-Ossin.org, 18 aprile 2013; S. Caputo, L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani è un’impostura che ha sede a Londra, Il Giornale (web), 28 ottobre 2015; Wikipedia, Bashar al-Assad.