4.2 IL GRAVE ERRORE SECONDO TOGLIATTI
In seguito alla “destalinizzazione” del 1956 Togliatti inizialmente prende le difese di Stalin e del sistema sovietico ma successivamente accetta alcuni elementi di critica, come emerge da questa intervista33:
«-Intervistatore: È possibile che nel funzionamento del sistema sovietico vi sia stato un arresto, un inciampo, da cui sia derivata una limitazione della democrazia sovietica?
-Togliatti: Non solo è possibile, ma al XX Congresso la cosa è stata riconosciuta apertamente. La vita democratica sovietica è stata limitata, in parte soffocata, dal sopravvento di metodi di direzione burocratica, autoritaria e dalle violazioni della legalità del regime. In linea di teoria, questa è una cosa possibile, perché un regime socialista non è garantito di per sé da errori e pericoli. Chi lo ritenesse cadrebbe in un infantilismo ingenuo. La società socialista è una società non soltanto composta di uomini, ma una società in sviluppo, nella quale continuano a esistere contrasti oggettivi e soggettivi, ed è soggetta alle vicende della storia. In linea di fatto, si tratterà di vedere come e perché una limitazione della vita democratica sovietica abbia potuto compiersi, ma, qualunque sia la risposta che si giunga a dare a questa questione, è per noi fuori dubbio che non si potrà mai concludere alla necessità di un ritorno alle forme di organizzazione delle società capitalistiche.
[…] Vi sono stati lunghi periodi di tempo in cui la classe operaia, che aveva preso il potere con la rivoluzione, e il partito che la dirigeva, si trovarono di fronte a situazioni così gravi, a difficoltà e a tali e tanti nemici esterni ed interni, da sconfiggersi ad ogni costo, che l’unità della direzione politica e dell’azione dovette essere mantenuta e fu mantenuta con mezzi eccezionali. Guai se non si fosse fatto così! Il grave errore commesso da Stalin fu di aver illecitamente esteso questo sistema (peggiorandolo, anzi, perché il rispetto della legalità rivoluzionaria era sempre stato richiesto, nei primi tempi, da Lenin, anche se allora i limiti di questa legalità erano forzatamente assai ristretti) alle situazioni successive, quando non era più necessario e diventava quindi soltanto la base di un potere personale. E l’errore dei suoi collaboratori fu di non essersene accorti a tempo, di averlo lasciato fare sino al punto in cui la correzione non era più possibile senza danno per tutti».Secondo Togliatti insomma l'unico vero grande errore di Stalin sarebbe avvenuto nel 1945, a guerra finita: occorreva in quel contesto ripristinare in tempi rapidi una piena democrazia interna al partito, promuovendo nuovi quadri preparati per teoria (marxista-leninista) e pratica. Il risultato di questo errore è stato un partito che ha prodotto leader inadeguati uno dopo l'altro come Chruščev e Brežnev. Questi hanno cumulato un errore dietro l'altro soprattutto (ma non esclusivamente) in politica interna, andando a costituire una delle ragioni principali per cui l'URSS è alla fine crollata: a causa dell'impreparazione e inadeguatezza dei suoi quadri dirigenti. Quanto c'è di vero nell'accusa di Togliatti? Anche Canfora condivide in effetti questo giudizio per cui Stalin abbia mancato di democratizzare il Partito nella situazione di maggiore rilassatezza successiva al 1945. Il problema esiste senz'altro e Stalin, che pure aveva capito negli ultimi anni di vita la necessità di rinnovare il partito, non riuscì o non volle agire in tempi abbastanza rapidi da portare a termine tale azione. Vedremo come in realtà il tentativo da parte sua sia stato fatto ma sia stato bloccato dalla morte prematura e dal resto del gruppo dirigente, timoroso di vedersi scavalcato da giovani nuove leve. Occorre infine ricordare come in realtà il passaggio dalla seconda guerra mondiale alla guerra fredda abbia seguito una linea di continuità che non ha ammesso pause di relax. È lecito chiedersi quanto fosse effettivamente fattibile una democratizzazione in un contesto in cui, come vedremo, i tentativi di destabilizzazione interna ed esterna del regime continuino ad essere costanti da parte dell'imperialismo, cambiando solo l'agente principale: non più la Germania nazista ma gli USA “liberali”.
33. P. Togliatti, Intervista a Nuovi argomenti-Sitocomunista.it, 1956.
34. Nella post-fazione di D. Losurdo, Stalin, cit., pp. 317-332.