4.05. TUTTO QUELLO CHE C'È DA SAPERE SUL MURO DI BERLINO
Ha scritto a riguardo ottimamente Edoardo Genovese44:
«Il Muro di Berlino ha rappresentato nell’immaginario comune il simbolo della Guerra Fredda, l’emblema del conflitto tra l’Occidente e l’Oriente. Il 13 ottobre 1961, su decisione di Ulbricht, venne eretto l’Antifaschistischer Schutzwall, il muro di protezione antifascista passato alla storia come il Muro di Berlino. La costruzione del Muro venne decisa in concomitanza con la seconda crisi di Berlino, criticità di un sistema bipolare costellato di guerre imperialiste con il mero fine di distruggere l’URSS e le democrazie popolari. Il tanto criticato Muro di Berlino fu l’unica separazione fisica costruita da uno stato socialista: ancora oggi viene disprezzato come il tentativo di separare, di impedire il passaggi di “fuggiaschi” dall’Est all’Ovest (quasi due milioni di persone nei primi anni post bellici). I paesi capitalisti, che tanto hanno gettato fango sul Muro di Berlino e si riempiono la bocca di diritti umani, tacciono consapevolmente sulle proprie barriere doganali dove i flussi migratori o la repressione sono molto più forti. La dogana che separa il Messico dagli Stati Uniti è lunga 3140 km e ha causato, solamente tra il 1998 e il 2004, 1964 vittime (a fronte del poco più del centinaio del muro berlinese) e, tra il 2003 e il 2004, ha causato 660.390 arresti. In Israele la situazione non è tanto differente: il Muro eretto ha isolato completamente la Cisgiordania, trasformandola come una prigione a cielo aperto, ed è lungo circa 700 km. Questa “protezione doganale” si basa tuttavia sull’assunto della superiorità razziale israeliana rispetto agli arabi, divenendo dunque un muro di segregazione di un’etnia nei confronti di un’altra.
Le problematiche economiche vissute dalla neonata Repubblica Democratica Tedesca nell’immediato dopoguerra hanno causato un grave esodo di cittadini verso l’Ovest: l’esodo vissuto in RDT ha colpito in maggior misura la classe operaia, riducendo notevolmente la disponibilità di lavoratori per l’industria tedesco-orientale, ancora in costruzione a scapito di quella occidentale, rimessa in sesto a tempo di record grazie al fiume di dollari del Piano Marshall. La genesi del Muro di Berlino, ufficialmente “Barriera di protezione antifascista”, serviva anche contenere questo esodo senza tuttavia tenere “prigionieri” i cittadini tedesco-orientali all’interno dei confini nazionali. Non era tuttavia l’unico uso destinato al Muro. Analizzando la difficile e complicata situazione geopolitica del dopoguerra, iniziata con la Crisi di Berlino del 1948 e la Guerra di Corea – combattuta tra il 1950 e il 1953 -, si può notare come si sia formato un mondo bipolare che contrapponeva l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti d’America. Berlino, che allora si trovava nel settore orientale, quindi di competenza sovietica, era la “testa di ponte” del capitalismo entro gli Stati del Patto di Varsavia. La protezione dei confini della Repubblica Democratica Tedesca, e di tutti gli Stati socialisti dell’Europa orientale, non era solo una necessità bensì un preciso dovere da parte dell’amministrazione statale. Riguardo alle morti sul Muro, vera spina nel fianco utilizzata dalla borghesia nei confronti della RDT e degli Stati del socialismo reale, ritengo sia necessario citare l’Autodifesa di Erich Honecker:
“Tutti i casi di morte per ragioni non naturali nel nostro paese ci hanno sempre colpito. Le uccisioni al muro non solo ci hanno colpito umanamente, ma ci hanno anche danneggiati politicamente. […] In sede di definizione di quella che è la finalità politica di questo processo, non posso fare a meno di sottolineare anche il tipo di mezzi che vengono utilizzati per cercare di raggiungere il fine di diffamare la RDT. I mezzi utilizzati sono i morti al muro. Questi morti devono servire e servono a rendere appetibile ai media questo processo, come altri in precedenza. Tra i morti mancano però le guardie di confine della RDT assassinate. Abbiamo già visto, e soprattutto voi avete già visto, come le immagini dei morti siano state oggetto di mercato, senza rispetto per la pietà e la decenza”.
Non dimentichiamo tuttavia le numerosissime provocazioni attuate dall’Ovest verso Est. A centinaia furono gli agenti infiltrati dalla CIA e dai servizi segreti della Germania Federale nella Germania Democratica, spesso e volentieri arruolando e riciclando ex agenti nazisti ora passati sotto altri vessilli, frequenti i sabotaggi e continua l’agitazione antisovietica. Era necessario dunque inasprire il controllo doganale, per evitare che tali provocazioni si trasformassero in un vero e proprio colpo di Stato. La sicurezza dal paese, di tutti i paesi del Patto di Varsavia, e in ultima analisi del mondo intero, non poteva essere trascurata né sottovalutata».
44. E. Genovese, A 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino, cit.