21 Novembre 2024

3.4. LE 21 CONDIZIONI POSTE PER L'ADESIONE

«È necessaria la costituzione di un Partito comunista che obbedisca a una disciplina internazionale... Non è necessario essere in molti. Trentamila soci del PC russo sono bastati per condurre la rivoluzione alla vittoria, perché quel partito era omogeneo, sapeva ciò che voleva». (Antonio Gramsci)17
Nell'ambito del II Congresso (luglio-agosto 1920), il 6 agosto il Comintern approva le Tesi sulle condizioni d’ammissione all’Internazionale comunista. Ne riportiamo la premessa e poi una sintesi delle tesi principali:
«il primo congresso dell’Internazionale comunista non ha posto condizioni precise per l’ingresso nella Terza Internazionale. Fino al momento della convocazione del I Congresso nella maggioranza dei paesi esistevano soltanto tendenze e gruppi comunisti. In condizioni del tutto diverse si riunisce ora il II Congresso dell’Internazionale comunista. Attualmente, nella maggioranza dei paesi esistono non soltanto correnti e tendenze comuniste ma partiti e organizzazioni comuniste. All’Internazionale comunista si volgono spesso partiti e gruppi che ancora poco tempo fa appartenevano alla Seconda Internazionale e che ora vogliono entrare nella Terza, ma che di fatto non sono diventati comunisti. La Seconda Internazionale è definitivamente disgregata. I partiti intermedi e i gruppi del “centro”, che comprendono la totale mancanza di prospettive della Seconda Internazionale, cercano ora di appoggiarsi all’Internazionale comunista, sempre più vigorosa. Sperano tuttavia di conservare una certa “autonomia” che assicuri loro la possibilità di continuare nella loro politica opportunistica o “centrista”. L’Internazionale comunista in un certo senso è diventata di moda. La richiesta di alcuni gruppi dirigenti del “centro” di entrare nella Terza Internazionale è una conferma indiretta del fatto che l’Internazionale comunista ha conquistato le simpatie della stragrande maggioranza dei lavoratori aventi coscienza di classe e che di giorno in giorno essa diviene una forza crescente. L’Internazionale comunista è minacciata dal periodo di essere indebolita da elementi oscillanti e caratterizzati dall’incertezza, che non hanno ancora abbandonato in modo definitivo l’ideologia della Seconda Internazionale. Inoltre in alcuni grandi partiti (in Italia, Svezia, Norvegia, Jugoslavia, ecc.), la cui maggioranza è ormai sulla piattaforma comunista, permane ancor oggi una consistente ala riformista e socialpacifista, che aspetta soltanto il momento di rialzare la testa, per dare l’avvio ad un sabotaggio attivo della rivoluzione proletaria e aiutare così la borghesia e la Seconda Internazionale. Nessun comunista può dimenticare gli insegnamenti della repubblica ungherese dei soviet. La fusione dei comunisti ungheresi con i cosiddetti socialdemocratici “di sinistra” è costata cara al proletariato ungherese. Di conseguenza, il II Congresso dell’Internazionale comunista ritiene necessario stabilire con la massima precisione le condizioni per l’accettazione di nuovi partiti, e richiamare quei partiti che sono stati accolti nell’Internazionale comunista ai doveri che hanno di fronte. II congresso dell’Internazionale comunista stabilisce le seguenti condizioni per l’appartenenza all’Internazionale comunista:
1) Tutta l'attività di propaganda e di agitazione deve essere di natura autenticamente comunista e conforme al programma e alle decisioni dell'Internazionale Comunista. […] ovunque gli aderenti all'Internazionale Comunista siano presenti, è necessario denunziare, sistematicamente ed implacabilmente, non soltanto la borghesia, ma anche i suoi servi, i riformisti di ogni sfumatura.
2) Qualsiasi organizzazione che voglia aderire all'Internazionale Comunista deve rimuovere, sistematicamente, i riformisti e i centristi da tutti gli incarichi di responsabilità all'interno del movimento operaio […].
3) Praticamente in tutti i paesi […] la lotta di classe sta entrando nella fase della guerra civile. In questa situazione i comunisti non possono assolutamente contare sulla legalità borghese. […] creare ovunque un'organizzazione clandestina parallela […].
4) […] preciso dovere di portare avanti un'attività di propaganda sistematica ed energica nell'esercito. […].
5) Bisogna fare opera d'agitazione sistematica e programmata nelle campagne. […].
6) […] smascherare non soltanto il socialpatriottismo dichiarato, ma anche la falsità e l'ipocrisia del socialpacifismo; […] senza l'abbattimento rivoluzionario del capitalismo nessuna corte internazionale d'arbitrato, nessun accordo per la limitazione degli armamenti […] potrà impedire delle nuove guerre imperialistiche.
8) […] Ogni partito che voglia aderire all'Internazionale Comunista è tenuto a smascherare i trucchi e gli inganni dei “propri” imperialisti nelle colonie, ad appoggiare non solo a parole ma con i fatti ogni movimento di liberazione nelle colonie […].
9) Ogni partito che voglia aderire all'Internazionale Comunista deve dare attività sistematica e durevole nei sindacati, nei consigli operai e nei comitati di fabbrica, nelle cooperative e nelle altre organizzazioni di massa dei lavoratori. […].
12) I partiti appartenenti all'Internazionale Comunista debbono basarsi sul principio del centralismo democratico. […] organizzazione sarà il più possibile centralizzata, si imporrà una disciplina ferrea […].
13) I partiti comunisti dei paesi in cui i comunisti operano nella legalità ogni tanto debbono intraprendere un'opera di epurazione (reiscrizione) tra i membri del partito per sbarazzarsi di tutti gli elementi piccolo borghesi che vi siano infiltrati.
14) […] appoggiare incondizionatamente tutte le repubbliche sovietiche nella lotta contro le forze controrivoluzionarie. […].
17) […] Ogni partito che voglia aderire all'Internazionale Comunista deve chiamarsi: Partito Comunista del tale paese (sezione dell'Internazionale Comunista). […].
21) I membri del partito che rifiutino in via di principio le condizioni e le tesi elaborate dall'Internazionale Comunista debbono essere espulsi dal partito».
A seguito di tali richieste, per quanto necessarie, si consuma la rottura con i residui della II Internazionale che non avevano saputo fare i conti con la correzione del proprio revisionismo ideologico del marxismo. Non è un caso che in Paesi come l'Italia, dove non si consuma la Rivoluzione solo per l'inadeguatezza, per non dire totale mancanza, della presa in carico della conflittualità accesa per tentare la via rivoluzionaria richiesta dagli operai che avevano occupato le fabbriche. In Italia gli ultimi fermenti rivoluzionari con possibilità di successo finiscono con l'autunno del 1920, e il Partito Comunista d'Italia nascerà tardi (il 21 gennaio 1921), ma non per demerito dell'azione di compagni del calibro di Gramsci, Togliatti, Terracini, Tasca, Bordiga. Forse pochi immaginavano che anche i socialisti italiani, dove da sempre erano in corso tendenze revisioniste in un'organizzazione guidata ancora di fatto da Turati, più propenso ormai per un riformismo che per la via rivoluzionaria, diventando ispiratore di quel fantomatico “socialismo liberale” ha portato nel 1956 a tale filone (il PSI di Nenni e posteriori) nel criticare apertamente, se non disconoscere definitivamente il ruolo di progresso storico avuto e avente dell'URSS.
17. Citato in P. Spriano, Storia del Partito comunista italiano, vol. 1 – Da Bordiga a Gramsci, cit., p. 88.

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