3.15. NATTA, L'ULTIMO VERO SEGRETARIO
Nato a Oneglia, (rione di Imperia) il 7 gennaio 1918, deceduto a Oneglia il 23 maggio 2001, professore di lettere, parlamentare, segretario del PCI dal 1984 al 1988, «ultimo segretario del PCI» per sua stessa definizione, anche se non storicamente.
Sestogenito di una famiglia di orientamento socialista, si laurea alla Normale di Pisa. In università prende diciottenne (1936), i primi contatti con l'antifascismo militante. Natta combina l’attività cospirativa con la partecipazione al Gruppo universitario fascista (GUF) pisano. Al momento dello scoppio della guerra, i giovani antifascisti della Normale salutano l’evento come l’unica strada per la sconfitta del fascismo. Chiamato alle armi nel 1941, durante la seconda guerra mondiale Natta è mobilitato nell'Egeo, sottotenente di artiglieria. Dopo l'armistizio prende parte alla lotta contro i tedeschi, rimanendo ferito durante la difesa dell'aeroporto di Gadurrà, attaccato dalle truppe naziste.
Imprigionato a Rodi, rifiuta ogni collaborazione con tedeschi e repubblichini ed è deportato in Germania. Attivo nell'organizzazione della Resistenza tra gli ufficiali dei lager di Kustrin, Sandhbostel e Wietzendorf, raccoglierà i ricordi di questa sua esperienza e di quella degli altri internati italiani nei lager del III Reich, nel libro L'altra Resistenza. Nell'agosto 1945 Natta, rientrato in Italia, si iscrive al PCI. Natta vive l’approdo al comunismo come un passaggio naturale, esito dialettico della fiducia nella ragione e del radicalismo giacobino – maturati negli anni della cospirazione antifascista alla Normale – in continuità rispetto all’adesione ai principi illuministici e rivoluzionari del Settecento. Non a caso Natta è un ateo di ferro... Il modo in cui mette la propria esperienza personale al servizio del partito ne fa un intellettuale organico, anzi «l’ultima incarnazione storica e concreta dell’intellettuale organico […] l’ultimo a incarnare il modello gramsciano», come lo ha definito Edoardo Sanguineti. L’adesione al PCI è determinata dalla riflessione, dall’«innamoramento progressivo avvenuto sulla base dell’elaborazione politica di Togliatti», che differenzia la scelta di Natta rispetto all’adesione di altri intellettuali, per i quali l’ingresso nel partito avviene sulla base di un impulso fideistico per la “missione” comunista. Per un anno insegna nel Liceo classico di Imperia e dal 1946 è consigliere comunale comunista. Passato completamente all'attività politica, è tra i dirigenti della Federazione del PCI di Imperia, della quale diventa segretario nel 1950. Eletto deputato nelle liste del Fronte Popolare nel 1948, sarà parlamentare in tutte le successive legislature. Eletto membro del comitato centrale del PCI nel 1956, dall’anno successivo è responsabile della commissione scuole di partito, ruolo ricoperto fino al 1960, quando si trasferisce in pianta stabile a Roma e assume l’incarico di responsabile della commissione stampa e propaganda. Entrato nella segreteria del PCI nel 1962, è chiamato nella direzione alla fine del 1963. Limitando l’impegno parlamentare, si dedica al lavoro di partito in qualità di responsabile della commissione culturale per tutto il 1962; dirige, insieme con Luigi Longo, la rivista Critica Marxista, che esce per la prima volta all’inizio del 1963, fino al 1966, quando diventa responsabile del settore organizzazione, dove rimane tre anni. Nel 1966, insieme a Donato Scutari partecipa a Sofia, in Bulgaria, alla Conferenza di tutti i dirigenti e Segretari dei Partiti comunisti del mondo, dove riesce a far passare la linea di non scomunicare il Partito Comunista Cinese. Nel 1969 è lui a tenere la relazione per l'espulsione del gruppo de Il Manifesto. Vicino a Togliatti al momento della morte (1964), raccontata in Le ore di Yalta, ritiene fondamentale l’esempio del Segretario come combattente e uomo politico che ha elaborato l’idea del partito comunista di massa e della via italiana al socialismo. Condivide senza riserve l’impostazione e i contenuti della risposta di Togliatti al processo di destalinizzazione e ai fatti di Ungheria e Polonia, assumendo un profilo e un’immagine, che lo contraddistingue nell’attività politica successiva, di politico organico alla logica di partito, fedele al centro rappresentato dal Segretario. Alessandro Natta, che si è autodefinito «illuminista, giacobino e comunista», ha diretto a Roma l'Istituto Gramsci e il settimanale Rinascita, ha presieduto il Gruppo parlamentare comunista sino alle elezioni del giugno 1979, è stato nella Direzione del suo partito con Palmiro Togliatti, Luigi Longo ed Enrico Berlinguer. Alla prematura, improvvisa scomparsa di quest'ultimo, tocca a Natta (che per ragioni di età e di salute si stava già defilando dall'attività di direzione), assumere la guida del PCI, continuare sulla “via italiana al socialismo”. È il 24 ottobre 1984. Dopo il “sorpasso” elettorale del PCI sulla DC, Alessandro Natta è riconfermato dal successivo Congresso e mantiene la Segreteria sino al 1988 quando, colpito da un attacco cardiaco alla vigilia di un comizio elettorale, è sostituito al vertice del PCI da Achille Occhetto. Riguardo alle modalità che hanno incoronato Occhetto segretario, Natta ha espresso alcune critiche contenute in una lettera da lui stesso inviata ai membri del Partito, nella quale denuncia un comportamento non leale nei suoi confronti. Alessandro Natta si oppone alla fine del suo PCI, dando vita (con Pietro Ingrao, Gian Carlo Pajetta, Armando Cossutta e Aldo Tortorella), al “fronte del no”, che si propone di rinnovare la cultura politica del partito senza abbandonare il marxismo. Non riesce ad evitare la nascita, nel 1991, del Partito Democratico della Sinistra. Natta non vi rimane, ma non aderisce nemmeno al Partito della Rifondazione Comunista, non ravvisando grosse prospettive nella nuova formazione politica. Nel 1991 abbandona formalmente la politica attiva, deluso e amareggiato dalla situazione politica nazionale ed internazionale. Il 9 novembre 1989 di fronte alla caduta del muro di Berlino, aveva commentato drammaticamente così: «Qui crolla un mondo, cambia la storia... ha vinto Hitler... Si realizza il suo disegno, dopo mezzo secolo».259
Sestogenito di una famiglia di orientamento socialista, si laurea alla Normale di Pisa. In università prende diciottenne (1936), i primi contatti con l'antifascismo militante. Natta combina l’attività cospirativa con la partecipazione al Gruppo universitario fascista (GUF) pisano. Al momento dello scoppio della guerra, i giovani antifascisti della Normale salutano l’evento come l’unica strada per la sconfitta del fascismo. Chiamato alle armi nel 1941, durante la seconda guerra mondiale Natta è mobilitato nell'Egeo, sottotenente di artiglieria. Dopo l'armistizio prende parte alla lotta contro i tedeschi, rimanendo ferito durante la difesa dell'aeroporto di Gadurrà, attaccato dalle truppe naziste.
Imprigionato a Rodi, rifiuta ogni collaborazione con tedeschi e repubblichini ed è deportato in Germania. Attivo nell'organizzazione della Resistenza tra gli ufficiali dei lager di Kustrin, Sandhbostel e Wietzendorf, raccoglierà i ricordi di questa sua esperienza e di quella degli altri internati italiani nei lager del III Reich, nel libro L'altra Resistenza. Nell'agosto 1945 Natta, rientrato in Italia, si iscrive al PCI. Natta vive l’approdo al comunismo come un passaggio naturale, esito dialettico della fiducia nella ragione e del radicalismo giacobino – maturati negli anni della cospirazione antifascista alla Normale – in continuità rispetto all’adesione ai principi illuministici e rivoluzionari del Settecento. Non a caso Natta è un ateo di ferro... Il modo in cui mette la propria esperienza personale al servizio del partito ne fa un intellettuale organico, anzi «l’ultima incarnazione storica e concreta dell’intellettuale organico […] l’ultimo a incarnare il modello gramsciano», come lo ha definito Edoardo Sanguineti. L’adesione al PCI è determinata dalla riflessione, dall’«innamoramento progressivo avvenuto sulla base dell’elaborazione politica di Togliatti», che differenzia la scelta di Natta rispetto all’adesione di altri intellettuali, per i quali l’ingresso nel partito avviene sulla base di un impulso fideistico per la “missione” comunista. Per un anno insegna nel Liceo classico di Imperia e dal 1946 è consigliere comunale comunista. Passato completamente all'attività politica, è tra i dirigenti della Federazione del PCI di Imperia, della quale diventa segretario nel 1950. Eletto deputato nelle liste del Fronte Popolare nel 1948, sarà parlamentare in tutte le successive legislature. Eletto membro del comitato centrale del PCI nel 1956, dall’anno successivo è responsabile della commissione scuole di partito, ruolo ricoperto fino al 1960, quando si trasferisce in pianta stabile a Roma e assume l’incarico di responsabile della commissione stampa e propaganda. Entrato nella segreteria del PCI nel 1962, è chiamato nella direzione alla fine del 1963. Limitando l’impegno parlamentare, si dedica al lavoro di partito in qualità di responsabile della commissione culturale per tutto il 1962; dirige, insieme con Luigi Longo, la rivista Critica Marxista, che esce per la prima volta all’inizio del 1963, fino al 1966, quando diventa responsabile del settore organizzazione, dove rimane tre anni. Nel 1966, insieme a Donato Scutari partecipa a Sofia, in Bulgaria, alla Conferenza di tutti i dirigenti e Segretari dei Partiti comunisti del mondo, dove riesce a far passare la linea di non scomunicare il Partito Comunista Cinese. Nel 1969 è lui a tenere la relazione per l'espulsione del gruppo de Il Manifesto. Vicino a Togliatti al momento della morte (1964), raccontata in Le ore di Yalta, ritiene fondamentale l’esempio del Segretario come combattente e uomo politico che ha elaborato l’idea del partito comunista di massa e della via italiana al socialismo. Condivide senza riserve l’impostazione e i contenuti della risposta di Togliatti al processo di destalinizzazione e ai fatti di Ungheria e Polonia, assumendo un profilo e un’immagine, che lo contraddistingue nell’attività politica successiva, di politico organico alla logica di partito, fedele al centro rappresentato dal Segretario. Alessandro Natta, che si è autodefinito «illuminista, giacobino e comunista», ha diretto a Roma l'Istituto Gramsci e il settimanale Rinascita, ha presieduto il Gruppo parlamentare comunista sino alle elezioni del giugno 1979, è stato nella Direzione del suo partito con Palmiro Togliatti, Luigi Longo ed Enrico Berlinguer. Alla prematura, improvvisa scomparsa di quest'ultimo, tocca a Natta (che per ragioni di età e di salute si stava già defilando dall'attività di direzione), assumere la guida del PCI, continuare sulla “via italiana al socialismo”. È il 24 ottobre 1984. Dopo il “sorpasso” elettorale del PCI sulla DC, Alessandro Natta è riconfermato dal successivo Congresso e mantiene la Segreteria sino al 1988 quando, colpito da un attacco cardiaco alla vigilia di un comizio elettorale, è sostituito al vertice del PCI da Achille Occhetto. Riguardo alle modalità che hanno incoronato Occhetto segretario, Natta ha espresso alcune critiche contenute in una lettera da lui stesso inviata ai membri del Partito, nella quale denuncia un comportamento non leale nei suoi confronti. Alessandro Natta si oppone alla fine del suo PCI, dando vita (con Pietro Ingrao, Gian Carlo Pajetta, Armando Cossutta e Aldo Tortorella), al “fronte del no”, che si propone di rinnovare la cultura politica del partito senza abbandonare il marxismo. Non riesce ad evitare la nascita, nel 1991, del Partito Democratico della Sinistra. Natta non vi rimane, ma non aderisce nemmeno al Partito della Rifondazione Comunista, non ravvisando grosse prospettive nella nuova formazione politica. Nel 1991 abbandona formalmente la politica attiva, deluso e amareggiato dalla situazione politica nazionale ed internazionale. Il 9 novembre 1989 di fronte alla caduta del muro di Berlino, aveva commentato drammaticamente così: «Qui crolla un mondo, cambia la storia... ha vinto Hitler... Si realizza il suo disegno, dopo mezzo secolo».259
259. Fonti usate: ANPI, Alessandro Natta, sezione Donne e uomini della Resistenza, Anpi.it; Enciclopedia Treccani, Natta Alessandro, a cura di G. Strippoli, Dizionario Biografico degli italiani, Treccani.it; Wikipedia, Alessandro Natta.