21 Novembre 2024

3.1. IL MITO DI DOLORES IBARRURI

«Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio». (Dolores Ibarruri)
Dolores Ibarruri ci ha lasciati il 12 novembre del 1989 dopo una vita straordinaria di lotta che vale la pena ripercorrere tutta: nasce il 9 dicembre 1895 a Gallarta, nella provincia basca di Vizcaya, una piccola città mineraria. Era l'ottava di undici figli: suo padre Antonio, detto l'Artigliere, lavorava in miniera. Sua madre aveva lavorato in miniera sino al matrimonio. Il nonno materno era morto in miniera, schiacciato da un blocco di minerale. I suoi fratelli sono minatori. A 15 anni Dolores deve interrompere gli studi, e pur volendo dedicarsi all'insegnamento, va a imparare il cucito, a fare la cameriera in case benestanti, vende per strada sardine. A 20 anni diventa moglie di un minatore, Julian Ruiz. Il marito entra ed esce di prigione per ragioni politiche, per cui lei e i figli spesso vivono di carità. Di sei figli avuti, quattro sono morti per stenti o malattie. Comincia a leggere alcuni testi di Marx ed Engels, rendendosi conto che la vita non è «un pantano nel quale gli uomini sprofondano senza remissione, ma un campo di battaglia nel quale ogni giorno l'immenso esercito del lavoro guadagna posizioni».
Quando nel 1920 si forma in Spagna il Partito Comunista, lei vi aderisce immediatamente, venendo eletta membro del primo comitato provinciale del Partito Comunista Basco. Inizia la sua carriera politica firmando con lo pseudonimo “Pasionaria” (il fiore della passione) tutti gli articoli su El minero Vizcaino (il quotidiano dei minatori) e poi, nel 1931, trasferendosi a Madrid, dopo essersi separata dal marito, sull'organo ufficiale del partito, Mundo Obrero di Madrid. È una donna bella, alta e robusta, con un'espressione decisa e una grande oratoria, è sempre vestita di nero, con l'ampia e lunga gonna delle donne del suo paese, abbigliamento che è il suo distintivo e che abbandonerà solo una volta, travestendosi da dama alla moda, per sfuggire a un arresto.
Nel 1927 guida un gruppo di donne comuniste, mogli di detenuti politici, sino all'ufficio del governatore per avanzare alcune richieste. Guida gli scioperi dei minatori e li incita alla resistenza. Nel 1928 è delegata della Biscaglia al III Congresso Comunista che si tiene in Francia. Due anni dopo partecipa alla conferenza di Pamplona e viene eletta membro del Comitato Centrale. Organizza nel 1931 un comizio a Bilbao, resiste alle guardie a cavallo, afferra una bandiera e conduce i compagni per le vie della città, in un corteo di protesta. Nel settembre 1931 viene arrestata per la prima volta a Madrid, messa in carcere insieme alle delinquenti comuni, con le quali dà il via allo sciopero della fame, al fine di ottenere la libertà dei detenuti politici. In seguito a un secondo arresto fa cantare l'Internazionale nel parlatorio e nel cortile, incitando le recluse a rifiutare il lavoro miseramente pagato. Dopo il terzo arresto spedisce i figli a Mosca. Nel marzo del 1932 organizza il IV Congresso del Partito a Siviglia, il primo tenuto ufficialmente in Spagna, dopo anni di clandestinità. L'anno dopo è delegata al 13° Congresso Internazionale del Partito e si reca per la prima volta a Mosca. Nel 1934 organizza, con le donne socialiste e repubblicane del suo paese, il Comitato Femminile contro la Guerra e il Fascismo. Verso la fine del 1934, in piena repressione antioperaia, va nelle Asturie con due repubblicane, per prendere più di un centinaio di bambini, figli di operai in sciopero, che muoiono letteralmente di fame e portarli a Madrid in famiglie disposte ad accoglierli. Nel 1935 a Mosca, dove Dolores arriva passando la frontiera spagnola a piedi, per sfuggire all'arresto, viene eletta membro del Comitato Esecutivo del Comintern ed è tra coloro che approvano la costituzione del Fronte Popolare tra socialisti e comunisti, che vincerà le elezioni nel febbraio 1936. Dopo che il Fronte Popolare è giunto al potere, fa liberare i prigionieri politici di sinistra e convince i minatori delle Asturie a sospendere uno sciopero. Dal 1935 diventa il più importante dirigente del Partito Comunista dopo José Diaz. Dopo che il Fronte Popolare è giunto al potere, fa liberare i prigionieri politici di sinistra e convince i minatori delle Asturie a sospendere uno sciopero. Il 16 giugno 1936 denuncia apertamente in Parlamento la preparazione di un golpe di destra, non creduta dal Primo Ministro Quiroga. La sera stessa del colpo di stato lancia alla radio un grido che passerà alla storia: «Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio! No pasaran!». Dolores è capace di entrare con un compagno nella caserma di fanteria n° 1 di Madrid e arringare i soldati incerti, conquistandoli alla Resistenza. Poi si adopera per formare una milizia sicura, facendo nascere il “Quinto Reggimento”. Grazie alle sue capacità persuasive riesce a far accorrere dai paesi nemici della Spagna libera, o indifferenti alla sua libertà, uomini famosi e ignoti che formeranno le Brigate internazionali, pronte a combattere a fianco del Fronte popolare. Suscita grande commozione il suo viaggio di propaganda in Francia e in Belgio. La delegazione riesce a farsi ricevere dal primo ministro francese Léon Blum, il quale però le conferma la decisione del governo di non intervenire nella Guerra Civile. Quando il Partito Comunista Spagnolo accetta di entrare nel governo del Fronte popolare, guidato dal socialista Caballero, diventa Vicepresidente del Parlamento. Lascia la Spagna nel 1939 per ritirarsi esule in Francia e da qui parte per l'URSS di Stalin. Nel 1942 alla morte di Diaz viene eletta Segretaria del Partito Comunista Spagnolo in esilio, carica che mantiene fino al 1960, quando cede il posto a Santiago Carrillo. Nel 1945 è Vicepresidente del Comitato Esecutivo della Federazione Internazionale delle Donne Democratiche. Agli inizi degli anni '60 le viene concessa la cittadinanza sovietica. Nel 1964 riceve il Premio Lenin per la pace. L'anno dopo viene insignita dell'Ordine di Lenin. Diventa Presidente del Partito Comunista Spagnolo in esilio nel 1960 sino alla morte. Riceve una laurea ad honorem dall'Università di Mosca. Il figlio Rubén muore sotto i bombardamenti nazisti della città di Stalingrado. L'altra figlia Amaya sposa un sovietico. La sua autobiografia, No Pasarán, viene pubblicata nel 1966. Tornata in Spagna dopo la morte di Franco, dopo 38 anni di esilio, viene eletta deputata nel 1977. Nel 1983 partecipa alla manifestazione di solidarietà con le Madri della Plaza de Mayo argentine. Non la uccidono la prigionia dei regimi capitalisti né le lotte feroci della borghesia. Rinvigorita da una vita di passione e altissima dignità morale muore soltanto di polmonite, alla veneranda età di 94 anni, il 12 novembre 1989, circondata dall'affetto della famiglia e di milioni di compagne e compagni che sono stati illuminati dal suo fulgido esempio di vita.18
18. Fonti usate: D. Arrabalì, XX anniversario della morte di Dolores Ibarruri, Arrabali.blogspot.it-CCDP, 16 novembre 2009; PdCI Sez. “Dolores Ibarruri” di Torino (cura di), Profilo biografico e politico di Dolores Ibarruri Gomez, Pdci-ibarruri.it-CCDP, 16 novembre 2009; E. Galavotti, La Pasionaria, Homolaicus.com; Enciclopedia Treccani, Ibarruri, Dolores, detta la Pasionaria, Treccani.it; Wikipedia, Dolores Ibàrruri.

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