3. LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA E LE BRIGATE INTERNAZIONALI
Dopo un periodo di difficoltà nella Seconda Repubblica spagnola, un gruppo di ufficiali tenta di rovesciare il governo del Fronte Popolare di sinistra, eletto cinque mesi prima, in un colpo di stato militare. La pianificazione inizia nei primi mesi del 1936 e il golpe viene lanciato il 17-18 luglio. Il “colpo” non riesce a prendere il controllo completo del paese, divide le Forze Armate Repubblicane spagnole e segna l'inizio della Guerra Civile Spagnola. Questa, durata dal 1936 al 1939 è di fatto la prova generale della seconda guerra mondiale perché vede impegnate a sostegno delle due parti in lotta – più o meno direttamente e con differente peso militare – da un lato l'URSS, dall’altro Italia, Germania e Portogallo. La Spagna dunque è il teatro del primo scontro armato tra fascismo e antifascismo, con gli italiani – le camicie nere di Mussolini da un lato, e gli oppositori del regime dall’altro – impegnati su entrambi i fronti. La guerra, durata tre anni, è terribile, con un numero di vittime stimato tra 500 mila e un milione di persone. Nella spietata guerra civile che si combatte in gran parte del paese sono contrapposti il Governo Repubblicano (che può contare sulle forze di polizia e masse di volontari in genere provenienti dalle regioni industriali), e le forze nazionaliste (franchiste) che riuniscono quasi tutti i quadri delle forze armate (salvo l’aviazione) e le forze politiche nazionaliste, cattoliche e tradizionaliste. In seguito all'insurrezione del 17 luglio, che doveva condurre secondo i piani di Franco ad un rapida presa del potere, le forze governative, appoggiate da operai e contadini, stroncano la ribellione a Madrid, Barcellona e in molti centri industriali del Nord e dell’Est, ma i ribelli riescono ad imporsi in Navarra, Galizia e Nuova Castiglia e ad occupare le principali città dell’Andalusia (Cadice, Cordoba e Siviglia).
Il regime fascista italiano e quello nazista, prendendo spunto dall’assassinio del monarchico J. Calvo Sotelo (13 luglio) intervengono prima in forma quasi clandestina, appoggiando i militari ribelli che aderiscono al “pronunciamiento” del generale Francisco Franco, poi nell’autunno in modo palese. Mussolini ed Hitler, uniti dal Patto d’acciaio dell’ottobre 1936, inviano notevoli rinforzi – uomini, armi, anche aerei – a sostegno di Franco. Complessivamente gli effettivi italiani saranno 78.846 tra esercito, marina e aviazione, di cui 6.000 caduti e 15.000 feriti. Il Portogallo fornisce a Franco non meno di 20.000 volontari, garantendo la sicurezza delle frontiere con i territori occupati dai ribelli. L’invio di aerei forniti da Hitler e Mussolini permette ai rivoltosi di trasferire sulla penisola l’Esercito d’Africa le loro truppe più efficienti, che iniziano ad avanzare verso Madrid. Al cospicuo impegno di Italia e Germania non corrisponde un eguale sforzo da parte di Inghilterra (governata dai conservatori che perseguono una politica di pace e connivenza con la Germania) e Francia (governata sì da un Fronte Popolare formato da radicali, socialisti e comunisti, ma alle prese con pesanti difficoltà interne).
Molto di più fa l'URSS, che invia armi, consiglieri militari e organizza le Brigate Internazionali, ma anche il Messico offre un aiuto non puramente simbolico. In soccorso del Fronte Popolare, si schierano anche i fuoriusciti italiani, gli antifascisti in esilio, soprattutto aderenti a Giustizia e Libertà (Carlo Rosselli organizza una colonna di volontari fin dall’estate del 1936), gli anarchici come Camillo Berneri, e i comunisti. Tutti confluiscono nelle Brigate internazionali, composte da uomini di diversa nazionalità e differenti tendenze politiche. La partecipazione dei volontari italiani, inquadrati nella Brigata Garibaldi, è consistente, circa 5000 effettivi, e mette in campo alcuni tra i maggiori esponenti dell'antifascismo: i comunisti Togliatti, Longo, Di Vittorio e Vidali, il socialista Nenni, il repubblicano Pacciardi. Guidate dal generale russo Emil Kléber, le Brigate internazionali hanno un ruolo determinante nella difesa di Madrid, distinguendosi nella battaglia di Guadalajara nel marzo 1937, dove si trovano di fronte gli antifascisti italiani del battaglione Garibaldi e i cosiddetti volontari fascisti del Corpo Truppe Volontarie, e nelle grandi offensive repubblicane su Belchite (agosto) e Teruel (dicembre 1937 - gennaio 1938) e sull'Ebro (luglio 1938). Nell'autunno del '38, su pressione delle democrazie occidentali impegnate nella politica di “non intervento”, il Governo Repubblicano decide il ritiro dal fronte delle Brigate Internazionali, tenendo una parata di addio il 29 ottobre a Barcellona. Dei 59.380 volontari accorsi in Spagna da 50 diversi paesi per combattere il fascismo, i caduti sono 9934 mentre 7686 sono i feriti gravi. È rimasto celebre il discorso per lo scioglimento delle Brigate Internazionali di Dolores Ibarruri:
Molto di più fa l'URSS, che invia armi, consiglieri militari e organizza le Brigate Internazionali, ma anche il Messico offre un aiuto non puramente simbolico. In soccorso del Fronte Popolare, si schierano anche i fuoriusciti italiani, gli antifascisti in esilio, soprattutto aderenti a Giustizia e Libertà (Carlo Rosselli organizza una colonna di volontari fin dall’estate del 1936), gli anarchici come Camillo Berneri, e i comunisti. Tutti confluiscono nelle Brigate internazionali, composte da uomini di diversa nazionalità e differenti tendenze politiche. La partecipazione dei volontari italiani, inquadrati nella Brigata Garibaldi, è consistente, circa 5000 effettivi, e mette in campo alcuni tra i maggiori esponenti dell'antifascismo: i comunisti Togliatti, Longo, Di Vittorio e Vidali, il socialista Nenni, il repubblicano Pacciardi. Guidate dal generale russo Emil Kléber, le Brigate internazionali hanno un ruolo determinante nella difesa di Madrid, distinguendosi nella battaglia di Guadalajara nel marzo 1937, dove si trovano di fronte gli antifascisti italiani del battaglione Garibaldi e i cosiddetti volontari fascisti del Corpo Truppe Volontarie, e nelle grandi offensive repubblicane su Belchite (agosto) e Teruel (dicembre 1937 - gennaio 1938) e sull'Ebro (luglio 1938). Nell'autunno del '38, su pressione delle democrazie occidentali impegnate nella politica di “non intervento”, il Governo Repubblicano decide il ritiro dal fronte delle Brigate Internazionali, tenendo una parata di addio il 29 ottobre a Barcellona. Dei 59.380 volontari accorsi in Spagna da 50 diversi paesi per combattere il fascismo, i caduti sono 9934 mentre 7686 sono i feriti gravi. È rimasto celebre il discorso per lo scioglimento delle Brigate Internazionali di Dolores Ibarruri:
«Di tutti i popoli, di tutte le razze, veniste a noi come fratelli, figli della Spagna immortale, e nei giorni più duri della nostra guerra, quando la capitale della Repubblica spagnola era minacciata, foste voi, valorosi compagni delle Brigate Internazionali, che contribuiste a salvarla con il vostro entusiasmo combattivo, il vostro eroismo e il vostro spirito di sacrificio».Nel marzo '39 i nazionalisti occupano Madrid e Valencia. La guerra civile è finita. Dopo tre anni di violenti combattimenti il generale Franco riesce ad imporre la propria dittatura. Siamo alla vigilia della seconda guerra mondiale. L'atteggiamento conciliante di Francia e Inghilterra con Franco, oltre che l'attivismo di Hitler e Mussolini, hanno fatto capire a Stalin, che tutto ha cercato di fare per salvare la Repubblica Spagnola, che il prossimo obiettivo della borghesia sarà senza dubbio l'URSS.17