21 Novembre 2024

2.07. LOTTA IN DIFESA DEI SOVIET

«Nel 1920, la rivista The New Republic pubblicò una corposa analisi delle notizie riferite dal New York Times sulla Rivoluzione russa e sull'intervento militare. Tra le altre cose, osservò che nei due anni successivi alla rivoluzione del novembre 1917, il Times aveva affermato ben 91 volte che “i sovietici erano ormai prossimi alla fine o che comunque erano sul punto di cedere”». (William Blum)15
Terminato il dialogo con Blum, le conclusioni spettano a Bertozzi:
«Mentre le truppe sono impegnate nell’intervento per arginare la minaccia comunista, nel paese si segnalano, tra le schiere dei lavoratori, episodi di solidarietà nei confronti dell’aggredito. Sorta di soviet - in realtà comitati sindacali che non si ponevano come organi rivoluzionari - sono creati, sull’onda della campagna internazionale “Giù le mani dalla Russia”, a Butte, Portland, Seattle e in altre città sotto la spinta dell’ala sinistra del Partito socialista e della Lega di propaganda socialista. Quest’ultima è un’organizzazione fortemente internazionalista e antimperialista che gode delle simpatie di Lenin. Nel 1919 prende vita la Lega degli amici della Russia sovietica che si pone come obbiettivo, attraverso mezzi legali come l’appello diretto al popolo, il ritiro di tutte le truppe statunitensi dalla Russia e il riconoscimento del governo sovietico come unico e legittimo rappresentante del popolo russo. Anche un “vecchio leone” del socialismo a stelle e strisce come Eugene Debs esprime la sua simpatia nei confronti della repubblica sovietica: “Lenin è stato l’uomo richiesto dal momento, e sotto la sua coraggiosa, incorruttibile ed energica direzione, il proletariato russo ha resistito contro gli attacchi uniti di tutte le forze delle classi dominanti della terra. È questo uno spettacolo meraviglioso. Esso commuove e riscalda il cuore di ogni rivoluzionario, suscita l’ammirazione del mondo intero”.
Diverso e ben più moderato l’atteggiamento della American Federation of Labour. Nel suo congresso del giugno del 1919 ad Atlantic City, accanto alla richieste della democrazia nell’industria, del diritto degli operai a organizzarsi, della giornata lavorativa di otto ore, di un salario decoroso e della parità salariale tra uomini e donne, ammonisce gli operai a non creare un partito politico rivoluzionario autonomo. La linea confermata è, dunque, quella tradizionale dell’apoliticità del movimento operaio. Nei confronti della Russia sovietica, su decisione del Comitato Esecutivo, ci si limita a chiedere al presidente Wilson il ritiro delle truppe ma, al contempo, di non riconoscerne il governo fino a quando non sarà instaurata “una forma veramente democratica” di potere. Ad uscire sconfitti sono delegati come quelli delle associazioni operaie di Seattle che, invece, proprio sul riconoscimento avevano chiesto l’indizione di un referendum interno. A cogliere negli USA l’invito leninista all’unione delle forze rivoluzionarie è, dunque, una parte minoritaria del movimento socialista. Quando il 24 gennaio del 1919 viene pubblicato l’appello per la costituzione della Terza Internazionale tra i partiti comunisti firmatari c’è il Partito Socialista Operaio Americano, mentre solo la sua ala sinistra sarà presente alla costituente dell’Internazionale convocata a Mosca il 2 marzo successivo».16
15. W. Blum, Il libro nero degli Stati Uniti, cit., p. 10.
16. D. Bertozzi, Il PC a stelle e strisce, cit.

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