2.1. IL GIURAMENTO DI FEDELTÀ A LENIN
Stalin ha sempre affermato, per tutta la vita, la fedeltà all'insegnamento teorico di Marx, Engels e Lenin. Di quest'ultimo ha condiviso tutte le svolte tattiche e strategiche fondamentali, sin dal primo giorno in cui entra nel Partito. L'omaggio reso al compagno e maestro è poi diventato norma con la formulazione, condivisa dal resto del Partito (compresi i futuri “dissidenti”), di affermare il “marxismo-leninismo”, rendendo in questa maniera immortali gli insegnamenti e l'impostazione non dogmatica del pensiero di Lenin. Leggiamo di seguito un documento prezioso: il discorso pronunciato da Stalin al II Congresso dei Soviet dell'Urss il 26 gennaio 1924, all'indomani della morte di Lenin, intitolato originariamente Lenin è morto17. Alla luce degli sviluppi successivi, il testo non è un semplice atto di circostanza ma una fonte preziosa che indica un indirizzo strategico internazionalista che vale la pena di riscoprire:
«Compagni, noi comunisti siamo gente di una fattura particolare. Siamo fatti di una materia speciale. Siamo coloro che formano l'esercito del grande stratega proletario, l'esercito del compagno Lenin. Nulla è più elevato dell'onore di appartenere a questo esercito. Nulla è più elevato dell'appellativo di membro del partito che è stato fondato e diretto dal compagno Lenin. Non a tutti è dato essere membri di un tale partito. Non a tutti è dato sopportare i rovesci e le tempeste che l'appartenenza a un tale partito comporta. I figli della classe operaia, i figli del bisogno e della lotta, i figli delle privazioni inimmaginabili e degli sforzi eroici, - ecco coloro che, innanzi tutto, debbono appartenere a un tale partito. Ecco perché il partito dei leninisti, il partito dei comunisti, si chiama al tempo stesso partito della classe operaia. Lasciandoci, il compagno Lenin ci ha comandato di tenere alto e serbar puro il grande appellativo di membro del partito. Ti giuriamo, compagno Lenin, che noi adempiremo con onore il tuo comandamento! Per 25 anni Lenin ha educato il nostro partito e ne ha fatto il partito operaio più forte e più temprato del mondo. I colpi dello zarismo e dei suoi sbirri, la rabbia della borghesia e dei proprietari fondiari, gli attacchi armati di Kolčak e di Denikin, gli interventi armati dell'Inghilterra e della Francia, le menzogne e le calunnie della stampa borghese delle cento bocche, - tutti questi scorpioni si sono costantemente scagliati sul nostro partito nel corso di un quarto di secolo. Ma il nostro partito ha resistito, saldo come una roccia, ha respinto gli innumerevoli colpi dei nemici e ha condotto avanti la classe operaia, verso la vittoria. In queste battaglie furibonde, il nostro partito ha forgiato l'unità e la compattezza delle proprie file. L'unità e la compattezza gli hanno dato la vittoria sui nemici della classe operaia.
Lasciandoci, il compagno Lenin ci ha comandato di salvaguardare, come la pupilla dei nostri occhi, l'unità del nostro partito. Ti giuriamo, compagno Lenin, che adempiremo con onore anche questo tuo comandamento! Grave, insopportabile è la sorte della classe operaia. Penose e gravi le sofferenze dei lavoratori. Schiavi e schiavisti, servi e signori, contadini e proprietari fondiari, operai e capitalisti, oppressi e oppressori, - così attraverso i secoli si fece il mondo, così lo è ancora nella più grande parte dei paesi. Decine e centinaia di volte, nel corso dei secoli, i lavoratori tentarono di rigettare dalle loro spalle il giogo degli oppressori e di diventare padroni dei propri destini. Ma ogni volta, sconfitti e avviliti, furono costretti a retrocedere, serbando nell'anima l'onta e l'offesa, l'odio e lo scoraggiamento e volgendo gli occhi al cielo ignoto, dove speravano trovare la salvezza. Le catene della schiavitù rimanevano ben salde, oppure le vecchie catene erano sostituite da catene nuove, altrettanto pesanti e avvilenti. Solo nel nostro paese le masse lavoratrici oppresse e schiacciate sono riuscite a rigettare dalle loro spalle il dominio dei latifondisti e dei capitalisti e a istaurare al suo posto il dominio degli operai e dei contadini. Voi sapete, compagni, e il mondo intiero oggi lo riconosce, che questa lotta gigantesca è stata guidata da Lenin e dal suo partito. La grandezza di Lenin sta innanzi tutto nel fatto che egli, creando la Repubblica dei Soviet, ha mostrato con ciò praticamente alle masse oppresse del mondo intiero che la speranza della liberazione non è perduta, che il dominio dei capitalisti e dei proprietari fondiari non durerà più a lungo, che il regno del lavoro può essere creato con le forze degli stessi lavoratori, che il regno del lavoro si deve creare sulla terra e non in cielo. In questo modo egli ha acceso nel cuore degli operai e dei contadini di tutto il mondo la speranza nella liberazione. Così si spiega perché il nome di Lenin è divenuto il nome più amato dalle masse lavoratrici e sfruttate.
Lasciandoci, il compagno Lenin ci ha comandato di salvaguardare e rafforzare la dittatura del proletariato. Ti giuriamo, compagno Lenin, che non risparmieremo le nostre forze per adempiere con onore anche questo tuo comandamento! La dittatura del proletariato è stata creata nel nostro paese sulla base dell'alleanza degli operai e dei contadini. Questa è la base prima ed essenziale della Repubblica dei Soviet. Senza questa alleanza, gli operai e i contadini non avrebbero potuto vincere i capitalisti e i proprietari fondiari. Gli operai non avrebbero potuto battere i capitalisti senza l'appoggio dei contadini. I contadini non avrebbero potuto battere i proprietari fondiari se non fossero stati diretti dagli operai. Ciò è dimostrato da tutta la storia della guerra civile nel nostro paese. Ma la lotta per il rafforzamento della Repubblica dei Soviet è ben lontana dall'essere terminata: essa ha assunto soltanto un'altra forma. Prima l'alleanza degli operai e dei contadini aveva la forma di un'alleanza militare, poiché era diretta contro Kolčak e Denikin. Adesso l'alleanza degli operai e dei contadini deve assumere la forma di una collaborazione economica fra la città e la campagna, fra gli operai ed i contadini, poiché è diretta contro il mercante e il kulak, poiché ha per scopo di rifornire reciprocamente contadini e operai di tutto il necessario. Voi sapete che nessuno ha perseguito con tanta tenacia questo compito come il compagno Lenin.
Lasciandoci, il compagno Lenin ci ha comandato di rinsaldare con tutte le forze l'alleanza degli operai e dei contadini. Ti giuriamo, compagno Lenin, che adempiremo con onore anche questo tuo comandamento! La seconda base della Repubblica dei Soviet è l'unione dei lavoratori delle varie nazionalità del nostro paese. I russi e gli ucraini, i basckiri e i bielorussi, i georgiani e gli aserbaigiani, gli armeni e i daghestani, i tartari e i kirghisi, gli usbecchi e i turkmeni, - tutti sono ugualmente interessati al rafforzamento della dittatura del proletariato. Non solo la dittatura del proletariato libera questi popoli dalle catene e dall'oppressione, ma, a loro volta, questi popoli con la loro indefettibile devozione alla Repubblica dei Soviet, col loro spirito di sacrificio, salvaguardano la nostra Repubblica dei Soviet dalle trame e dagli attacchi dei nemici della classe operaia. Ecco perché il compagno Lenin ci parlava instancabilmente della necessità dell'unione volontaria dei popoli del nostro paese, della necessità di una fraterna collaborazione nel quadro dell'Unione delle Repubbliche.
Lasciandoci, il compagno Lenin ci ha comandato di rafforzare e di estendere l'Unione delle Repubbliche. Ti giuriamo, compagno Lenin, che adempiremo con onore anche questo tuo comandamento! La terza base della dittatura del proletariato è il nostro Esercito rosso, la nostra Flotta rossa. Più di una volta Lenin ci ha detto che la tregua strappata agli Stati capitalistici poteva essere di breve durata. Più di una volta Lenin ci ha detto che il rafforzamento dell'Esercito rosso e il suo perfezionamento sono uno dei compiti essenziali del nostro partito. Gli avvenimenti legati all'ultimatum di Curzon e alla crisi in Germania hanno confermato ancora una volta che, come sempre, Lenin aveva ragione. Giuriamo dunque, compagni, che non risparmieremo le nostre forze per rafforzare il nostro Esercito rosso e la nostra Flotta rossa! Il nostro paese è come una roccia gigantesca, circondata dall'oceano degli Stati borghesi. Le onde si infrangono l'una dopo l'altra contro di essa, minacciando di sommergerla e di sgretolarla. Ma la roccia è incrollabile. In che cosa consiste la sua forza? Non solo nel fatto che il nostro paese si appoggia sull'alleanza degli operai e dei contadini, che esso incarna l'unione delle libere nazionalità, che è difeso dalla mano potente dell'Esercito rosso e della Flotta rossa. La forza del nostro paese, il suo vigore, la sua fermezza risiedono nel fatto che esso possiede la profonda simpatia e l'appoggio costante degli operai e dei contadini del mondo intiero. Gli operai e i contadini di tutto il mondo vogliono salvaguardare la Repubblica dei Soviet, freccia che è stata lanciata dalla mano sicura del compagno Lenin nel campo dei nemici; baluardo delle loro speranze nella liberazione dell'oppressione e dallo sfruttamento; faro sicuro che addita loro il cammino della liberazione. Essi vogliono salvaguardarla; essi non permetteranno che i proprietari fondiari e i capitalisti la distruggano. In ciò sta la nostra forza. In ciò sta la forza dei lavoratori di tutti i paesi e in ciò sta la debolezza della borghesia di tutto il mondo. Lenin non considerò mai la Repubblica dei Soviet come fine a sé stessa. Egli la considerò sempre come un anello necessario per lo sviluppo del movimento rivoluzionario nei paesi dell'Occidente e dell'Oriente, come un anello necessario per agevolare la vittoria dei lavoratori del mondo intiero sul capitale. Lenin sapeva che solo questa concezione è giusta, non solo dal punto di vista internazionale, ma anche dal punto di vista della salvaguardia della stessa Repubblica dei Soviet. Lenin sapeva che solo in questo modo è possibile infiammare i cuori dei lavoratori di tutto il mondo per le lotte decisive per la liberazione. Ecco perché Lenin, il capo più geniale fra i capi geniali del proletariato, il giorno dopo l'instaurazione della dittatura del proletariato gettò le fondamenta dell'Internazionale degli operai. Ecco perché egli non si stancava mai di estendere, di rafforzare l'Unione dei lavoratori di tutto il mondo, l'Internazionale Comunista.
Avete assistito in questi giorni al pellegrinaggio di decine e centinaia di migliaia di lavoratori al feretro del compagno Lenin. Fra qualche tempo assisterete al pellegrinaggio dei rappresentanti di milioni di lavoratori alla tomba del compagno Lenin. Potete essere certi che, dopo i rappresentanti di milioni di lavoratori, verranno i rappresentanti di decine e centinaia di milioni di uomini, da tutte le parti del mondo, per attestare che Lenin fu il capo non solo del proletariato russo, non solo degli operai europei, non solo dell'Oriente coloniale, ma dei lavoratori di tutto il mondo. Lasciandoci, il compagno Lenin ci ha comandato di essere fedeli ai principi dell'Internazionale Comunista. Ti giuriamo, compagno Lenin, che non risparmieremo la nostra vita pur di rafforzare e di estendere l'unione dei lavoratori di tutto il mondo, l'Internazionale Comunista!»
17. Stalin, Opere scelte in due volumi, Edizioni in lingue estere di Mosca 1949, volume I, pp. 15-18, riportato da Pmli.it.