21 Novembre 2024

19.1. IL GOLPE IN HONDURAS DEL 2009 È UN ATTO CONTRO L'ALBA

Non si pensi che gli USA non abbiano cercato di ostacolare l'ALBA. Oltre ai tentativi di destabilizzazione del Venezuela molto altro ci sarebbe da dire. Ci limiteremo a ricordare che quando nel 2006 Manuel Zelaya diventa presidente dell’Honduras, egli afferma la propria intenzione di far aderire il paese all'Alleanza Bolivariana per le Americhe (ALBA).
Nel 2009 viene prontamente rimosso dai militari con un golpe. Sentiamo le parole di denuncia dello stesso Zelaya:
«Io non mi sono mai considerato di destra o sinistra, ma se lavorare a favore della ridistribuzione delle ricchezze, a partire dalla terra, del dialogo sociale, del rispetto dell’ambiente e delle tradizioni delle popolazioni indigene significa essere di sinistra, non ho problemi a definirmi di sinistra. Quando decisi di aderire all’Alleanza Bolivariana per le Americhe, fondata da Hugo Chávez, ero motivato dal bisogno concreto di ottenere denaro per migliorare le infrastrutture e il tenore di vita della popolazione alzando il salario minimo, per consentire l’accesso al credito anche ai più poveri, per aprire nuovi ospedali e in generale per dare una sferzata all’economia. Chávez, al contrario degli Stati Uniti non mi aveva chiesto in cambio di poter mettere i suoi militari in Honduras. Vorrei ricordare che nel mio paese c’è la più grande base militare statunitense del Centro America, il Comando Sur. Del resto gli Usa vedono da sempre l’Honduras come una propria appendice meridionale. Quest’alleanza politico-economica con il comandante Chávez ovviamente è rimasta sullo stomaco a Washington. Posso dire con certezza che l’allora Segretario di Stato ha avuto fin da subito un atteggiamento favorevole alla mia deposizione, al mio arresto, rapimento ed espulsione illegale dal paese. […] Hillary Clinton non ha mai neppure ammesso che si sia trattato di un golpe, né tantomeno di un golpe militare quando invece, anche dai cablo rilasciati da WikiLeaks, è emerso che l’allora ambasciatore statunitense in Honduras, Hugo Llorens, ha confermato che si è trattato di un “coup” illegale in seguito a una cospirazione della Corte Suprema assieme al Congresso nazionale e ai militari. […] Gli aiuti Usa non sono andati alla popolazione bensì ai golpisti e all’esercito che da allora hanno esautorato di fatto il parlamento, centralizzato il potere, messo il segreto di Stato su tutti i dossier e creato un clima di terrore e di impunità. […] Il Segretario Clinton e l’amministrazione Obama nei confronti dell’Honduras hanno semplicemente continuato la politica di Bush. Nei confronti del “cortile di casa”, gli Usa perpetrano da sempre la stessa politica oppressiva, indipendentemente dal partito a cui appartiene l’inquilino della Casa Bianca e, di conseguenza, del Dipartimento di Stato».
Come spiega Roberta Zunini,
«Oggi l’Honduras, dopo quel golpe, è una “democratura”: dove coloro che si oppongono allo strapotere esercitato dai capi dello Stato post golpe (Porfirio Lobo Sosa e Juan Orlando Hernandez in carica dal 2014) e dai loro entourage di latifondisti, proprietari di miniere e impresari nazionali e internazionali dediti allo sfruttamento delle risorse idriche, vengono uccisi spesso dalle forze di sicurezza. Il nome più noto, tra le vittime, è quello di Berta Caceres, alla quale nel 2015 era stato assegnato il corrispettivo del premio Nobel per la salvaguardia dell’Ambiente. Ma dal golpe a oggi nel paese sono state uccise centinaia di persone: contadini, oppositori, giornalisti».160
160. R. Zunini, Manuel Zelaya: “Golpe del 2009, io accuso Hillary”, L'Espresso (web), 9 novembre 2016.

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