17. LE CONDIZIONI OGGETTIVE PER UN PROCESSO RIVOLUZIONARIO
«Va dunque sottolineato come l’attuale forma di capitalismo che si sta diffondendo, un capitalismo che porta il timbro della globalizzazione, non sia più sostenibile proprio perché se da una parte pretende che tutti i paesi esportino di più (circostanza matematicamente impossibile), dall’altra impone che si paghino sempre meno i lavoratori, comportando necessariamente una drastica diminuzione dei consumi e quindi delle vendite. Un sistema, questo, che non può che aggravare sempre più l’attuale crisi – sia nell’economia reale che in quella finanziaria – producendo inevitabilmente le conseguenze che tutti noi stiamo subendo».Stante questa situazione, che può condurre ad una situazione di declino del “vecchio mondo”, questo non comporta necessariamente un peggioramento delle condizioni di vita delle popolazioni delle nazioni più avanzate economicamente. Non è insomma colpa dei cinesi se le condizioni dei lavoratori europei peggiorino costantemente da decine di anni. L'Europa e gli USA hanno lanciato negli anni '70 la globalizzazione imperialista come risposta complessiva al blocco socialista, alla decolonizzazione e alle rivendicazioni sempre più avanzate della classe operaia. Per qualche decennio il sistema ha funzionato, ricattando milioni di lavoratori in tutto il mondo, obbligandoli a sottostare alle dure condizioni imposte dal Capitale. Oggi le contraddizioni capitalistiche diventano sempre più stringenti, riaprendo il problema sulle vie d'uscita a disposizione, le quali si possono sostanzialmente ricondurre a quattro tipologie:(Antonino Galloni, ex funzionario del Ministero del Bilancio e della Programmazione Economica e,
dal luglio 1984 al luglio 1986, del Tesoro)29
1) il ritorno a forme di autoritarismo di stampo fascista, al fine di mantenere il dominio della borghesia con la violenza, rigettando il binomio liberalismo-democrazia abbracciato nel 1945;
2) l'accettazione di un nuovo compromesso keynesiano, teso a privilegiare l'espansione dei consumi interni, riprendendo il discorso interrotto negli anni '70;
3) la prosecuzione delle politiche liberiste portate avanti nell'ambito delle istituzioni liberal-democratiche, rinnovando le forme dell’egemonia sulle classi dominate.
4) abbinabile a tutte e tre le precedenti vi è una quarta opzione “classica”: la guerra. Non necessariamente una guerra mondiale, ma conflitti di carattere post-coloniale tesi a rivitalizzare l'economia attraverso la soluzione classica utilizzata dalle borghesie sin dal XIX secolo. Il processo peraltro è già stato avviato negli ultimi anni, con il progressivo attacco a paesi come Iraq, Afghanistan, Libia e Siria.
In tutti i casi, seppure in misure diverse, si presentano

29. A. Galloni, Intervento al Convegno: “La schiavitù nel mondo e in Italia. Nuove forme e ponti di libertà. Sistema giuridico attuale e difesa dei diritti di libertà” (a cura di Radio Radicale), Radioradicale.it-Incontrostoria.it, Agnano, 24 ottobre 2012.