21 Novembre 2024

1.3. LE PRIME EROINE MODERNE DEL PROTO-FEMMINISMO

Per trovare la prima significativa svolta occorre attendere il 1789, l'anno della Rivoluzione Francese: tra i cahier de doléance che raccoglievano le lamentele del popolo, ve ne è uno, redatto da un gruppo di “donne del Terzo Stato”, che lamentava la carenza di istruzione in cui esse versavano, i bassi salari percepiti dalle lavoratrici e la miserevole situazione delle figlie illegittime, disprezzate dalle famiglie e destinate alla prostituzione. In questo documento non veniva avanzata una richiesta di diritti politici, ma una concessione di esclusività per l’attribuzione dei mestieri propriamente femminili e l’istituzione di scuole gratuite, al fine di garantire una maggiore possibilità di sussistenza autonoma. In generale le donne ebbero l’occasione di uscire di casa per vivere un'adesione importante agli avvenimenti pubblici della Rivoluzione francese, contribuendo a porre termine alla struttura sociale divisa in ceti tipica dell’Ancien Régime; questo evento si distinse come tappa decisiva quindi non solo per l'umanità ma anche per l’emancipazione femminile. Le donne furono assolute protagoniste della rivolta (la Marianne divenne il simbolo stesso della rivoluzione nel dipinto di Delacroix) ma, come affermò con amara ironia il deputato montagnardo Guyomar, «bisognerà chiamarle mogli o figlie di cittadini, mai cittadine».
La svolta della Rivoluzione Francese è quindi un percorso interrotto sul nascere, in quanto l'universalità dei diritti di cittadinanza precludeva di fatto ogni forma di partecipazione femminile alle elezioni. Ciò avvenne nonostante le rivendicazioni della prima “femminista” ante litteram, Olympe De Gouges (1748-93), che nel 1791 elaborò una Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina in cui si poteva leggere:
«Uomo, sei tu capace di essere giusto? Chi ti pone questa domanda è una donna: questo diritto, almeno, non glielo toglierai. Dimmi. Chi ti ha dato il potere sovrano di opprimere il mio sesso? la tua forza? le tue capacità? Osserva il creatore nella sua saggezza; percorri la natura in tutta la sua grandezza, alla quale sembri volerti avvicinare, e dammi, se ne hai il coraggio, un esempio di questo potere tirannico. Risali agli animali, consulta gli elementi, studia i vegetali, getta infine uno sguardo su tutte le modificazioni della materia organizzata; e arrenditi all'evidenza, quando io te ne offro il modo. Cerca, scava e distingui, se puoi, i due sessi nell'amministrazione della natura. Ovunque, li troverai confusi, ovunque essi cooperano in armonioso insieme a questo capolavoro immortale!» (dal Preambolo)
E ancora, in maniera netta: «La Donna nasce libera e rimane uguale all'uomo nei diritti». (art. I) In connessione alle campagne della De Gouges, tra il 1791 e il 1793 nascono le prime associazioni politiche (club) esclusivamente femminili, che rivendicano l'accessibilità alle donne degli impieghi civili e militari, iniziando a porre così il tema che oggi viene definito in termini tecnici “segregazione orizzontale”. Olympe De Gouges sarà ghigliottinata il 3 novembre 1793 per essersi opposta all'esecuzione di Luigi XVI e per aver attaccato il Comitato di Salute Pubblica (nelle accuse formali che motivarono la condanna vi fu: «perché si era dimenticata le virtù che convengono al suo sesso»). «Le donne avranno pur diritto di salire alla tribuna, se hanno quello di salire al patibolo». Queste furono le ultime parole che ella pronunciò, sul carro che la condusse alla ghigliottina, citando l'articolo X della sua Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, ribadendo così le proprie idee in favore dell'uguaglianza sociale tra uomini e donne.
Mentre la De Gouges agiva in Francia, Mary Wollstonecraft (1759-97) scriveva in Inghilterra la Rivendicazione dei diritti della donna (1792), denunciando la funzione ancillare della donna, non geneticamente inferiore ma storicamente oppressa. Ne conseguiva la richiesta di avere un'educazione e un'istruzione in un'ottica non maschilista:
«Se si fortificasse la mente delle donne ampliandola, verrebbe meno la cieca obbedienza; ma poiché la cieca obbedienza serve al potere, i tiranni e i sensualisti sono nel giusto quando si sforzano di tenere le donne nelle tenebre, perché i primi le vogliono schiave e i secondi le vogliono giocattoli». (dalla Rivendicazione dei diritti della donna)
Wollstonecraft insiste sull'eguaglianza agli occhi di Dio, anche se:
«Io non ne concludo di desiderare un rovesciamento dell'ordine delle cose, avendo già concesso che, dalla costituzione fisica, gli uomini sembrano essere stati concepiti dalla Provvidenza per raggiungere un grado più elevato di valore. Parlo collettivamente nell'insieme dei sessi e non vedo l'ombra di ragione per concludere che le virtù dei due sessi devono differire tra loro, pur avendo riguardo alla loro differente natura. In effetti, come potrebbero differire, se la virtù non si presenta che sotto una specie eterna? Ragionando di conseguenza, devo dunque sostenere con vigore che entrambi hanno un eguale e semplice orientamento, come quello dell'esistenza di Dio». (da Vindication).
Queste ambigue considerazioni riguardo all'eguaglianza dei sessi rendono quanto meno difficile classificare la Wollstonecraft come una femminista moderna, a prescindere dal fatto che i termini femminista e femminismo appaiono solo alla fine del XIX secolo. I suoi due romanzi Mary: A Fiction (1788) e Maria: or, The Wrongs of Woman (quest'ultimo incompiuto e pubblicato postumo nel 1798) criticano l'istituzione del matrimonio, considerato un'istituzione patriarcale che ha deleteri effetti sulle donne. Infine un altro aspetto innovativo è la denuncia della “complicità delle donne”:
«L’impegno principale nella vita di una donna sulla base del modello sociale attuale è il piacere e finché continua a essere così, possiamo aspettarci ben poco da esseri così deboli. Ereditando per discendenza diretta il primo bel difetto della natura – la supremazia della bellezza – per conservare quel piacere esse hanno rinunciato ai diritti naturali che l’esercizio della ragione avrebbe potuto procurare loro, e hanno scelto di essere regine di breve vita, invece di affannarsi per ottenere i piaceri sobri che sorgono dall’uguaglianza». (da Sui diritti delle donne)8
7. Vd la seconda nota del paragrafo 1. La storia delle donne e del femminismo.
8. Ibidem.

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