1.3. IL RUOLO SVOLTO NELLA GUERRA CIVILE (1918-21)
Si dice giustamente che Trockij sia stato il fondamentale fondatore dell’Armata Rossa e molte pubblicazioni borghesi mettono Trockij sullo stesso piano di Lenin, considerandoli i due artefici della vittoria militare dei bolscevichi; il contributo di Stalin alla lotta contro le armate bianche durante il periodo della guerra civile (1918-1921) è per lo più trascurato. Leggiamo quanto scrivono a riguardo Sayers e Kahn5:
«In seguito alla sua rimozione dalla carica di Commissario per gli Affari Esteri, Trockij ammise pubblicamente l'errore della sua opposizione a Lenin a Brest-Litovsk e si offrì nuovamente di collaborare con lui senza riserve. Gli venne data una nuova carica che sembrava adatta al suo talento organizzativo e retorico, e fu nominato Commissario di Guerra. La strategia militare e la leadership pratica dell'Armata Rossa era nelle mani di uomini come Stalin, Frunze, Vorošilov, Kirov, Šors e Budënnyj. Affidandosi ai consigli dei numerosi “specialisti” ex zaristi che lo circondavano, il Commissario di Guerra Trockij si oppose ripetutamente alle decisioni militari del Comitato Centrale bolscevico, oltrepassando decisamente i limiti della propria autorità. In molti casi solo l'intervento diretto del Comitato Centrale impedì a Trockij di far giustiziare i rappresentanti bolscevichi al fronte che sollevavano obiezioni alla sua condotta autoritaria. Nell'estate del 1919 Trockij dichiarò che Kolčak non era più una minaccia a Oriente e propose di impiegare le forze dell'Armata Rossa nella campagna contro Denikin a sud. Stalin fece notare che questo avrebbe dato a Kolčak il respiro di cui aveva bisogno e l'opportunità di riorganizzare e riequipaggiare il suo esercito per lanciare una nuova offensiva. “Gli Urali e le loro infrastrutture”, dichiarò Stalin nel ruolo di rappresentante del Comitato Centrale, “con le loro reti ferroviarie, non dovrebbero essere lasciati nelle mani di Kolčak, perché potrebbe ottenere facilmente l'appoggio dei grandi proprietari terrieri e marciare verso il Volga”. Il piano di Trockij fu rigettato dal Comitato Centrale ed egli non ebbe più alcun ruolo nella campagna a est, il che portò alla sconfitta definitiva delle forze di Kolčak.
Nell'autunno del 1919 Trockij elaborò un piano per una campagna contro Denikin. Il piano richiedeva una marcia attraverso le steppe del Don, una regione quasi priva di strade e infestata da bande di controrivoluzionari cosacchi. Stalin, che era stato mandato a sud dal Comitato Centrale, rifiutò il piano di Trockij e propose invece di far avanzare l'Armata Rossa attraverso il bacino del Donec, una regione con una fitta rete ferroviaria, ampie forniture di carbone e una popolazione di lavoratori più favorevole. Il piano di Stalin fu accettato dal Comitato Centrale. Trockij fu rimosso dal fronte meridionale e gli venne ordinato di non interferire con le operazioni a sud; fu “avvisato” di non oltrepassare la linea di demarcazione del fronte meridionale. Denikin fu sconfitto secondo il piano di Stalin. Tra i più stretti collaboratori del Commissario di Guerra Trockij c'era un ex ufficiale zarista, il colonnello Vācetis, che operò come Comandante in capo insieme a Trockij sul fronte orientale contro Kolčak. Le autorità sovietiche scoprirono che Vācetis era coinvolto in un complotto contro il Comando Supremo dell'Armata Rossa e il colonnello fu rimosso dal suo incarico. In La mia vita, Trockij offrì questa curiosa difesa del suo ex collaboratore: “Nei suoi momenti di ispirazione Vācetis dava ordini come se i Commissari e il Comitato Esecutivo Centrale non esistessero. […] Fu accusato di intrighi e frequentazioni oscure e dovette essere rimosso, ma non c'era davvero nulla di serio in quelle accuse. Forse prima di andare a dormire il capitano leggeva la biografia di Napoleone, e confidava i suoi sogni ambiziosi a due o tre giovani ufficiali”.»6
Ludo Martens7 offre un quadro meno dettagliato ma più largo che conferma nella sostanza politica quanto detto finora:
«Dal marzo 1918, Trockij era Commissario del Popolo alla Difesa. Il suo compito consisteva nel formare un nuovo esercito di operai e contadini, inquadrati da 40.000 ufficiali del vecchio esercito zarista. Nel giugno 1918, il Caucaso del Nord, la sola regione cerealicola importante nelle mani dei bolscevichi, fu minacciato dall’esercito di Krasnov: Stalin fu inviato a Karicyn, la futura Stalingrado, per assicurare la consegna dei cereali. Vi trovò un caos generale. “Io stesso, senza alcuna formalità, caccerò questi Comandanti dell’esercito e questi Commissari che stanno rovinando la situazione”, scrisse a Lenin, reclamando l’autorità militare sulla regione. Il 19 luglio, Stalin fu nominato Presidente del Consiglio di Guerra del Fronte Sud. In seguito Stalin entrò in conflitto con l’ex Generale d’Artiglieria zarista Sytin, che Trockij aveva nominato Comandante del Fronte Sud, e con il Comandante in capo, l’ex Colonnello zarista Vacetis, Karicyn fu difesa con successo. Lenin considerò le misure prese da Stalin in quella città un modello da seguire. Nell’ottobre 1918, Stalin fu chiamato a far parte del Consiglio Militare dell’Ucraina che aveva il compito di rovesciare il regime di Sporopadskij, installato dai Tedeschi.
In dicembre, la situazione negli Urali si deteriorò gravemente a causa dell’avanzata delle truppe reazionarie di Kolcak; Stalin fu inviato nella regione con pieni poteri per mettere fine allo stato catastrofico della Terza Armata e per epurarla dai Commissari Politici incapaci; nella sua inchiesta sul campo, Stalin criticò la politica seguita da Trockij e da Vacetis. […] Nel maggio 1919, Stalin fu nuovamente inviato, con pieni poteri, per organizzare la difesa di Pietrogrado contro l’esercito di Judenic. Il 4 giugno, Stalin mandò un telegramma a Lenin, affermando, sulla base di documenti sequestrati, che numerosi ufficiali superiori dell’Armata Rossa lavoravano segretamente a favore degli eserciti bianchi. Sul Fronte Orientale scoppiò un grave conflitto tra il suo Comandante, Kamenev, ed il Comandante in capo Vacetis. Il Comitato Centrale, alla fine, sostenne il primo e Trockij presentò le dimissioni, che furono respinte. Vacetis fu arrestato per indagini. Nell’agosto 1919, l’esercito bianco di Denikin guadagnò terreno sul Don, in Ucraina e nella Russia Meridionale, avanzando in direzione di Mosca. Dall’ottobre 1919 al marzo 1920, Stalin diresse il Fronte Sud e sconfisse Denikin. Nel maggio 1920, Stalin fu inviato sul Fronte Sud-Ovest, dove gli eserciti polacchi minacciavano la città di L’vov in Ucraina e le truppe di Vrangel’ la Crimea. […] Stalin dovette concentrare il grosso delle sue forze contro Vrangel', che aveva occupato il territorio a Nord del Mar d’Azov e minacciava di congiungersi alle forze anticomuniste del Don. Le armate bianche di Vrangel' furono liquidate prima della fine del 1920. Nel novembre 1919, sia Stalin che Trockij ricevettero, per le loro imprese militari, l’Ordine della Bandiera Rossa, una nuova onorificenza recentemente istituita. Lenin ed il Comitato Centrale ritenevano evidentemente che i meriti di Stalin nella direzione della lotta armata nelle situazioni più difficili uguagliassero quelli di Trockij, che aveva organizzato e diretto l’Armata Rossa a livello centrale. Ma, per far risaltare il suo primato, Trockij scrisse: “Per tutta la durata della guerra civile, Stalin rimase una figura di terz’ordine”.
McNeal, che spesso non manca di preconcetti nei confronti di Stalin, scrive a questo proposito: “Stalin si era rivelato un capo politico e militare il cui contributo alla vittoria dei rossi non era secondo che a quello di Trockij; Stalin aveva rivestito un ruolo minore di quello del suo rivale nell’organizzazione generale dell’Armata Rossa, ma era stato più importante nella direzione di fronti cruciali; se la sua reputazione come eroe era molto al di sotto di quella di Trockij, ciò non era certamente dovuto ai meriti oggettivi di quest’ultimo, ma piuttosto alla mancanza in Stalin di senso auto-propagandistico”.»
5. M. Sayers & A. E. Kahn, La grande congiura, cap. 15, nota 4.
6. Vācetis venne in seguito accusato di essere un membro dell'«organizzazione fascista» interna all'Armata Rossa e fu giustiziato nel 1938. Fu riabilitato nel 1957. Nota dei traduttori del testo.
7. L. Martens, Stalin, cit., pp. 62-64.