1.2. LA MISOGINIA DEL CRISTIANESIMO PAOLINO
«Per quanto terribile e disgustosa possa apparire la dissoluzione della famiglia tradizionale nell’ambito del sistema capitalistico, la grande industria, assegnando una parte decisiva alle donne, agli adolescenti e ai fanciulli, al di là della sfera delle attività domestiche, nei processi di produzione socialmente organizzati, crea nondimeno la base economica nuova di una forma superiore di famiglia e di rapporti fra i sessi. Naturalmente, è tanto sciocco ritenere assoluta la forma di famiglia cristiano-germanica, quanto il ritenere assolute le forme antico-romana, o antico-greca, od orientale, che del resto costituiscono altrettanti gradini di sviluppo di una successione storica. Non è meno evidente che la composizione del personale operaio combinato mediante individui di ambo i sessi e delle età più diverse, se nella sua forma capitalistica per natura brutale, in cui l’operaio esiste per il processo di produzione e non il processo di produzione per l’operaio, è una sorgente pestifera di corruzione e di schiavismo, dovrà, in condizioni adeguate, convertirsi invece in sorgente di sviluppo dell’uomo». (Karl Marx)6
Nella giustificazione della società patriarcale nella civiltà occidentale hanno giocato un ruolo enorme anche il cristianesimo e la Chiesa, nell'accettazione supina delle teorie misogine di Paolo di Tarso, di cui riportiamo alcuni passaggi:
«Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia». (San Paolo, 1 - Timoteo, 2, 12)
«Non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo». (San Paolo, 1 - Corinzi, 11, 8 NT)
«Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto». (San Paolo, Efesini, 5, 22)
Secondo David Noble nell'ultimo millennio si è assistito ad un ciclo di periodiche lotte tra una cultura ascetico-clericale maschile, affermatasi durante il Basso Medioevo nella società per tramite della Chiesa, ed una eterodossia religiosa anticlericale che costantemente provava a riaprire spazi alle donne. Il dominio culturale della Chiesa, indiscusso in molti Paesi fino alla stagione dell'Illuminismo (né intaccato considerevolmente per quanto riguarda la questione di genere dal Protestantesimo), ma prolungatosi spesso fino in pieno '900, ha diffuso il mito della donna “peccatrice” per eccellenza (si pensi ad Eva), una figura che induce al desiderio e quindi come tale accostabile ad una figura demoniaca. Di qui la scelta, tuttora in vigore, di vietarle il sacerdozio e il diritto di voto nella scelta dei vescovi (da parte ad esempio delle suore). L'eccezione ammessa è quella della donna “santa”, ma su un totale di 125 santi proclamati dall'autorità pontificia fino al secolo XIX, solo 14 sono di sesso femminile, mentre su 981 beati o santi scelti dalle Chiese particolari le sante sono state 209. Occorre certo riconoscere il ruolo della Chiesa nel tentare (nelle epoche più buie) di proteggere le donne da violenze ingiustificate, ma solo quando conformi al modello sociale loro riservato.7
6. K. Marx, Il Capitale, Libro I, cap. XIII, paragrafo 9. Citato in Partito Comunista Internazionale, La donna e il socialismo, cit.
7. Vd la seconda nota del paragrafo 1. La storia delle donne e del femminismo.