4.03 SVILUPPO SENZA PROGRESSO E LOTTA DI CLASSE ODIERNA
Il crollo dell’URSS e l’emergere, al termine della guerra fredda, di un mondo politicamente unipolare ed economicamente multipolare, costringono l’India a rivedere la propria strategia di politica estera. Con l’adozione della Nuova politica economica (1991) si abbandona qualsiasi illusione nei confronti del socialismo e il paese si lega agli Stati Uniti; l'economia mista è sostituita con un’economia aperta, la politica della liberalizzazione, della privatizzazione e della globalizzazione. Analogamente l’India comincia ad esplorare le sedi alternative del multilateralismo offerte dalle organizzazioni regionali, sia attraverso l’adesione (SAARC, G4, G8+5, G20, G77, BASIC, BRICS, IBSA) sia attraverso la creazione di stretti legami economici e strategici (UE, ASEAN).31
Il ritorno ad una politica liberista, tra cui la deregolamentazione del settore industriale, la privatizzazione delle principali aziende statali (Soes) e la riduzione dei controlli sul commercio e gli investimenti diretti esteri, ha avuto drammatici effetti sociali: se nel 1989 la popolazione povera risulta il 26% del totale, la quota sale al 38% nel 1995, facendo precipitare nella povertà altri 130 milioni di persone. The Economist, da approfondite analisi, riporta che il reddito medio nel paese è sceso dai 619 dollari del 1950, ai 410 dollari del 2003 (calcolato secondo la valutazione del dollaro nel 1990).32 Ciò fa si che oggi l'India abbia «uno dei tassi di crescita del numero dei milionari e miliardari, in dollari, più alti del mondo, ed è anche la sede del più grande contingente di poveri del pianeta. Le imprese indiane stanno diffondendo le loro ali nei cieli mondiali, ma il reddito pro capite fa rabbrividire. Le politiche pro-aziendali hanno spinto sempre più persone nella precarietà economica».33 Il Partito Comunista dell'India (Marxista) denuncia che nonostante la rivendicazione governativa «di una grande crescita del Pil, che è ora ufficialmente stimata al 7,1% quest'anno, la realtà di fondo mostra altro. Che queste cifre siano sospette è ora confermato da agenzie internazionali. Il Financial Times ha detto che la crescita del Pil indiano secondo i più recenti standard dovrebbe essere del 4,3% invece di quanto affermato dal BJP, secondo i suoi nuovi criteri».34
La situazione si è aggravata a causa delle politiche liberiste attuate dal governo Modi, denunciato sia per l'arrendevolezza ad un legame sempre più organico con l'imperialismo USA35 sia per aver favorito il ritorno di un vero e proprio sistema castale e classista:
La situazione si è aggravata a causa delle politiche liberiste attuate dal governo Modi, denunciato sia per l'arrendevolezza ad un legame sempre più organico con l'imperialismo USA35 sia per aver favorito il ritorno di un vero e proprio sistema castale e classista:
«la fame, la perdita di terra e dei mezzi di sussistenza, le atrocità di casta e di genere, dilagano. Il capitalismo in India ha aggiunto le proprie specifiche nefandezze a quelle degli altri paesi imperialisti. In Tirupur e Coimbatore, distretti del Tamil Nadu, aziende di abbigliamento inducono giovani ragazze minorenni a lavorare in vera schiavitù e condizioni di alto sfruttamento, pagate con un importo forfettario. La recente accelerazione nello sviluppo ha portato anche a problemi energetici ed ambientali: la pianura indo-gangetica, la più popolosa, e con i principali centri urbani, è considerata oggi la regione più inquinata del mondo, in particolare per la matrice “aria”. I contadini e gli indigeni si scontrano poi con le multinazionali, che arrivano in India per depredare terra, minerali, foreste ed altre risorse».36Le uniche note positive arrivano dalla costante cooperazione con i paesi del “Terzo Mondo” e con gli altri membri dei “BRICS”, secondo linee di tendenza che non sono state abbandonate neanche sotto il governo Modi.37 La speranza di un cambiamento è costituita da un'incessante conflittualità operaia e popolare che coinvolge centinaia di milioni di lavoratori guidati da autorevoli organizzazioni comuniste. Oltre al Partito Comunista dell'India (Marxista), il Partito Comunista Indiano (Maoista) porta avanti dagli anni '60 una guerriglia diffusa su vasti territori, trovando nuovo ampio consenso dagli anni '90 proprio a seguito del sempre maggiore degrado sociale che ha colpito il paese. Ad oggi, la coalizione dei suddetti partiti comunisti controlla vaste zone del paese (tra un quinto e un quarto), sia in maniera “illegale” che “legale”, grazie alla conquista di una maggioranza assoluta in enormi agglomerati urbani e contadini.38
31. D. Shahi, La politica estera e l’egemonia regionale dell’India in Asia meridionale, cit.
32. W. Halabi, Cina e India: una questione di classe, CCDP, 1 settembre 2005 [1° edizione originale People's Weekly World Newspaper, 18 agosto 2005].
33. Alternativa di Classe, India: imperialismo e lotta di classe, Alternativa di Classe, n° 54, 19 giugno 2017.
34. Partito Comunista dell'India (Marxista), Solo nel socialismo e nel comunismo possiamo trovare la nostra liberazione, 18° Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai, Solidnet.org-Marx21 (web), 15 novembre 2016.
35. CP Bhambhri, Modi Surrenders before Imperialism, Marx21 (web), 28 aprile 2016 [1° edizione originale People's Democracy, vol. XLI, n° 48, 24 aprile 2016].
36. Alternativa di Classe, India: imperialismo e lotta di classe, cit.
37. V. Giardina, Vertice India-Africa, prove di cooperazione tra continenti, L'Espresso (web), 28 ottobre 2015.
38. A riguardo si vedano: A. Gilioli, Chi sono i maoisti indiani, L'Espresso (web), 19 marzo 2012 e Redazione Sinistra.ch, India: i comunisti trionfano alle elezioni locali del Kerala, Sinistra.ch, 7 novembre 2015.