21 Novembre 2024

1.07 LA COREA DEL SUD “DEMOCRATICA”

«I diritti umani che propongono gli imperialisti sono i privilegi dei ricchi, perché il loro danaro gli permette di commettere qualsiasi viltà. Essi non considerano come diritto umano quello dei disoccupati, degli orfani e degli sfruttati alla sopravvivenza. Loro che privano i lavoratori del più elementare diritto all’esistenza e applicano la politica antipopolare, quella di discriminazione razziale e nazionale e quella colonialista, non hanno pudore nel parlare di diritti umani».
(Kim Jong Il, da Il socialismo è scienza, 1 novembre 1994)
Si parla tanto della “dittatura” della Corea del Nord, ma proviamo a vedere uno scorcio della vita politica riguardante la Corea del Sud. Riguardo a Syngman Rhee, presidente della Corea del Sud nel dopoguerra grazie al sostegno statunitense, sappiamo (fonte la “Treccani”) che non «depose mai la sua aspirazione a riunificare la Corea con il ricorso alle armi. Rieletto presidente nel 1952, 1956 e 1960, attuò un programma politico mirante a riunire il paese, ma dal carattere autoritario. Accusato di aver boicottato le elezioni del 1960, fu obbligato a dimettersi e a trascorrere gli ultimi anni della sua vita in esilio alle Hawaii»11. Per fornire maggiori indizi di ricostruzione storica, ecco quanto riportato dal Ministero dello Sviluppo Economico della Repubblica Italiana12:
«Dalla sua nascita fino all’avvio del processo di democratizzazione degli anni Ottanta, la Corea del Sud fu governata da un regime totalitario di destra, che permetteva alcune libertà economiche individuali, ma limitava la libertà politica nella convinzione che quest’ultima avrebbe portato alla nascita del comunismo. Lo stesso Syngman Rhee, che fu presidente della Corea del Sud dal 1948 al 1960, usò infatti l’anti-comunismo come scusa per governare in maniera autocratica. Nel 1960, però, vi furono numerose proteste studentesche in tutto il paese contro di lui, che alla fine fu costretto a dimettersi. Una nuova costituzione, approvata nell’agosto di quello stesso anno, diede vita alla seconda repubblica. Ulteriori dimostrazioni contro le limitazioni alla libertà politica portarono poi al colpo di stato del 1961, grazie al quale il generale Park, leader dell’esercito, prese il potere e proclamò la nascita della terza repubblica. […] Nel 1972, dopo aver imposto la legge marziale, Park procedette a delle modifiche costituzionali per accrescere i propri poteri e rendere temporaneamente illimitata la sua carica, ma il diffuso malcontento portò al suo assassinio nel 1979. L’allora Primo Ministro Choi divenne quindi presidente ad interim, ma rimase in carica per pochissimo tempo. Il generale Chun si impadronì del controllo del paese con un colpo di stato militare e pochi mesi dopo, nel 1980, fu eletto presidente della quinta repubblica. Nei primi mesi dell’anno esplose il malcontento e il paese fu sconvolto da una serie di manifestazioni di protesta contro la dittatura militare, severamente represse dal regime, ma che costrinsero Chun nel 1987 a concedere alcune riforme democratiche, tra cui l’elezione presidenziale a suffragio diretto. Le prime elezioni parlamentari libere si tennero nel 1988 e registrarono la vittoria di Roh Tae Woo, un’altra figura appartenente al panorama militare». Soltanto «nel 1993 ebbe per la prima volta un presidente civile senza precedenti di carriera militare: Kim Young Sam».
Dopo un paio di fonti neutre, si riporta un punto di vista marxista del paese in un'analisi svolta nel 201613, che testimonia come le problematiche riguardanti la democrazia e il rispetto dei diritti umani non siano storia passata ma continuino tuttora:
«la Repubblica di Corea – meglio nota come Corea del Sud – è da mezzo secolo sotto l’occupazione militare da parte degli Stati Uniti e viene comunemente definita una “democrazia”. In realtà la Federazione Sindacale Mondiale è da anni, per esempio, che denuncia il governo di Seoul per violazioni dei diritti dei sindacalisti e dei lavoratori, ma i media occidentali faticano a riportare queste notizie. Così come si dimenticano spesso di ricordare le repressioni passate contro il movimento studentesco e quelle di oggi contro i settori della società civile sudcoreana che chiedono la riunificazione pacifica con la Corea del Nord. […] ci si dimentica di dire che l’attuale governo di Seoul è retto da Park Geun Hye, figlia del dittatore sudcoreano Park Chun Hee che governò col pugno di ferro per conto degli Stati Uniti la parte meridionale della penisola coreana negli anni Settanta. La figlia dell’ex-tiranno, nonostante l’odierno manto democratico, appena salita al potere si era già fatta riconoscere per aver suggerito di mettere agli arresti numerosi attivisti di sinistra e addirittura aveva mandato di fronte a un tribunale, con l’accusa di complotto “comunista”, il parlamentare progressista Lee Seok Ki, accusato di essere un agente di Pyongyang. Ora però la situazione è ancora ulteriormente peggiorata nel più totale silenzio da parte dell’Occidente. Il governo sudcoreano di Park Geun-Hye già nel 2013 aveva infatti sporto denuncia alla magistratura per vietare l’ennesimo partito di sinistra: se già l’esistenza di un partito comunista resta semplicemente illegale nel paese, ora, dopo ben 18 sedute, il tribunale costituzionale di Seoul ha dichiarato anti-costituzionale persino l’esistenza del Partito Unitario Progressista (UPP), un partito riformista di sinistra e i suoi cinque deputati sono stati destituiti dalla loro carica parlamentare a cui erano stati eletti dal popolo».
11. Enciclopedia Treccani, Rhee, Syngman, Dizionario di Storia 2011, Treccani.it.
12. Ministero dello Sviluppo Economico & Interprofessional Network (a cura di), Dossier Corea del Sud. L'impresa verso i mercati internazionali, Sviluppoeconomico.gov.it.
13. Redazione Sinistra.ch, Repressione contro la sinistra in Corea del Sud. Destituiti i parlamentari, Sinistra.ch, 18 settembre 2016.

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