«I diritti umani che propongono gli imperialisti sono i privilegi dei ricchi, perché il loro danaro gli permette di commettere qualsiasi viltà. Essi non considerano come diritto umano quello dei disoccupati, degli orfani e degli sfruttati alla sopravvivenza. Loro che privano i lavoratori del più elementare diritto all’esistenza e applicano la politica antipopolare, quella di discriminazione razziale e nazionale e quella colonialista, non hanno pudore nel parlare di diritti umani».
(Kim Jong Il, da Il socialismo è scienza, 1 novembre 1994)
Si parla tanto della “dittatura” della Corea del Nord, ma proviamo a vedere uno scorcio della vita politica riguardante la Corea del Sud. Riguardo a Syngman Rhee, presidente della Corea del Sud nel dopoguerra grazie al sostegno statunitense, sappiamo (fonte la “Treccani”) che non «
depose mai la sua aspirazione a riunificare la Corea con il ricorso alle armi. Rieletto presidente nel 1952, 1956 e 1960, attuò un programma politico mirante a riunire il paese, ma dal carattere autoritario. Accusato di aver boicottato le elezioni del 1960, fu obbligato a dimettersi e a trascorrere gli ultimi anni della sua vita in esilio alle Hawaii»
11. Per fornire maggiori indizi di ricostruzione storica, ecco quanto riportato dal Ministero dello Sviluppo Economico della Repubblica Italiana
12:
«Dalla sua nascita fino all’avvio del processo di democratizzazione degli anni Ottanta, la Corea del Sud fu governata da un regime totalitario di destra, che permetteva alcune libertà economiche individuali, ma limitava la libertà politica nella convinzione che quest’ultima avrebbe portato alla nascita del comunismo. Lo stesso Syngman Rhee, che fu presidente della Corea del Sud dal 1948 al 1960, usò infatti l’anti-comunismo come scusa per governare in maniera autocratica. Nel 1960, però, vi furono numerose proteste studentesche in tutto il paese contro di lui, che alla fine fu costretto a dimettersi. Una nuova costituzione, approvata nell’agosto di quello stesso anno, diede vita alla seconda repubblica. Ulteriori dimostrazioni contro le limitazioni alla libertà politica portarono poi al colpo di stato del 1961, grazie al quale il generale Park, leader dell’esercito, prese il potere e proclamò la nascita della terza repubblica. […] Nel 1972, dopo aver imposto la legge marziale, Park procedette a delle modifiche costituzionali per accrescere i propri poteri e rendere temporaneamente illimitata la sua carica, ma il diffuso malcontento portò al suo assassinio nel 1979. L’allora Primo Ministro Choi divenne quindi presidente ad interim, ma rimase in carica per pochissimo tempo. Il generale Chun si impadronì del controllo del paese con un colpo di stato militare e pochi mesi dopo, nel 1980, fu eletto presidente della quinta repubblica. Nei primi mesi dell’anno esplose il malcontento e il paese fu sconvolto da una serie di manifestazioni di protesta contro la dittatura militare, severamente represse dal regime, ma che costrinsero Chun nel 1987 a concedere alcune riforme democratiche, tra cui l’elezione presidenziale a suffragio diretto. Le prime elezioni parlamentari libere si tennero nel 1988 e registrarono la vittoria di Roh Tae Woo, un’altra figura appartenente al panorama militare». Soltanto «nel 1993 ebbe per la prima volta un presidente civile senza precedenti di carriera militare: Kim Young Sam».
Dopo un paio di fonti neutre, si riporta un punto di vista marxista del paese in un'analisi svolta nel 2016
13, che testimonia come le problematiche riguardanti la democrazia e il rispetto dei diritti umani non siano storia passata ma continuino tuttora: