1.04 IL SUPPORTO ALLE BLACK PANTHERS
Di seguito un articolo del Guardian7 molto utile per capire il profondo internazionalismo portato avanti per anni dalla Corea del Nord:
«“Bottiglie di vino rotte e aghi ipodermici sono molto efficaci. Una braciola di maiale o delle ossa di pollo possono essere utilizzate come armi”, il giornale Black Panther instruiva i suoi lettori nel 1970 con un tono a loro familiare, “Questo è Juche, basato su quello che hai, per sostenere la nostra resistenza”. L’articolo era la testimonianza di un’alleanza imprevista. Da una parte c’era il movimento socialista rivoluzionario con sede in California, dichiarato dal direttore dell’FBI J. Edgar Hoover “la più grande minaccia alla sicurezza interna del paese”, dall’altra c’era la Corea del Nord, con il suo dogma ideologico del “Juche” o autosufficienza; un paese che allora sembrava una sorta di Svizzera marxista-leninista, ricorda l’ex Black Panther Kathleen Cleaver. La Corea del Nord non è sempre stata “un caso di economia disperata”, come dichiarato dall’amministrazione Obama. Al momento sembrava essere una storia di successo dell’est asiatico, superando il sud. L’alleanza dimostra l’interesse da parte della Corea del Nord nel coltivare rapporti di alto profilo e la ricerca di un sostegno internazionalista da parte delle Pantere Nere. “La Corea del Nord, in quel momento puntava a una forte campagna pubblicitaria globale, mettendo annunci sul New York Times o il Washington Post promuovendo il Juche e la riunificazione pacifica”. Eldridge Cleaver, una figura di spicco nel partito e sposato con Kathleen Cleaver: “Oggi, la Corea del Nord è un paradiso terrestre, con un avanzato sistema socialista, tecnologia altamente sviluppata, una cultura nazionale brillante e un popolo sano sicuramente in movimento verso successi ancora più grandi”. Nel frattempo, l’allora leader Kim Il-sung salutava le Pantere Nere chiedendogli “di lottare per abolire il sistema di discriminazione razziale degli imperialisti americani”. Eldridge Cleaver: “Le Pantere che hanno sostenuto questa visione non erano 'utili idioti' o pedine della Corea del Nord, ma rivoluzionari calcolatori che hanno sostenuto la Corea del Nord come mezzo per protestare contro il governo degli Stati Uniti e rafforzare la propria posizione sulla scena internazionale”. Anche se la percezione popolare delle Pantere Nere spesso si concentrava sui suoi programmi comunitari per la colazione per i bambini e la fede nell’autodifesa armata contro la polizia, si sono sempre definite come parte integrante di una battaglia globale.
“Per tre anni, dal 1968-1970, sono diventati il centro della lotta per la libertà del popolo nero ed era una lotta interna. Una cosa che ha molto distinto le Pantere Nere dai precedenti movimenti per i diritti civili è stato il suo internazionalismo”, ha detto Joshua Bloom, co-autore di Black Against Empire: La storia e la politica del Black Panther Party. Il movimento ha visto le comunità nere negli Stati Uniti come una colonia nella madrepatria; la lotta contro l’imperialismo degli Stati Uniti era centrale sin dal suo inizio. I suoi fondatori Huey Newton e Bobby Seale s’incontrarono la prima volta ad un raduno che si opponeva al blocco di Cuba. “È stata una politica di radicale solidarietà internazionale… A causa della tremenda ostilità che la guerra del Vietnam stava generando, le organizzazioni giovanili in Germania, Francia e Svezia hanno creato comitati di solidarietà per il BPP. Ci piacerebbe viaggiare avanti e indietro; hanno raccolto i soldi per noi. Ci sono stati movimenti di liberazione in Africa, che leggono il nostro giornale e ci hanno contattato”, dice Kathleen Cleaver. L’Algeria, che non aveva rapporti diplomatici con gli Stati Uniti, ha invitato i Panthers ad istituire un’ambasciata. Gestita direttamente dai Cleavers, divenne la sezione internazionale del movimento; e fu lì che entrarono in contatto con la Corea del Nord. Eldridge ha visitato Pyongyang brevemente ed è stato “infuso dall'entusiasmo”, Kathleen, allora segretario di comunicazione delle Pantere, racconta, in un suo progetto della memoria inedito, che: “sembrava una sorta di Svizzera: marxista-leninista in alto sulle colline, molto pulito, molto tranquillo. È stato tutto così esotico – non certo tropicale o glamour”. Suo marito ammirava il paese perché “era molto militarista – e le pantere sono state attratte dal concetto di Juche; adattando alle circostanze. Era una specie di ciò che i Black Panthers facevano in America”. L’allenza finì quando Cleaver lasciò i Black Panthers dopo una disputa con Newton. L’unico lascito duraturo è il nome di sua figlia, che la moglie di Kim Il-sung ha scelto personalmente. Lei rimane Joju Younghi: “una giovane eroina nata nella Corea del Juche”».
7. Redazione The Guardian, Black Panthers e Corea del Nord alleati contro l’imperialismo e per il socialismo, Stachanovblog.org, 9 luglio 2014 [1° edizione originale How Black Panthers turned to North Korea in fight against US imperialism, The Guardian (web), 19 giugno 2014].