4.02 COOPERAZIONE E SUPPORTO ANTIMPERIALISTA DELL'URSS
Il primo leader indiano successivo a Gandhi, Nehru, profondamente influenzato in gioventù dalla Rivoluzione d'Ottobre, è uno dei protagonisti nella decisione di porre il paese tra i “non-allineati”, ridimensionando in pari tempo il peso della “cultura gandhiana”:
Determinante il ruolo dell'URSS che, su richiesta del governo indiano, invia incrociatori, cacciatorpediniere e sottomarini nucleari da Vladivostok, garantendo un fondamentale supporto militare che convince le potenze imperialiste a restare fuori da un conflitto locale fondato sulla necessità di risolvere un dramma umanitario internazionale.[3] Nello stesso anno, in parallelo a tale crisi, viene firmato un Trattato di pace, amicizia e collaborazione tra l'India e l'URSS: un documento di enorme valore che conferma l'azione antimperialista del governo indiano, che poco dopo firma un comunicato congiunto con Mosca per esigere il ritiro immediato delle truppe americane dal Vietnam. La cooperazione tra India e URSS si rafforza anche nell'ambito dell'intelligence, in reazione alle manovre statunitensi:
«Benché la fede gandhiana nella non-violenza venisse costantemente riaffermata, nel 1956 il primo capo di governo dell’India, Jawaharlal Nehru, affermò: “non sono a conoscenza del fatto che il nostro governo abbia mai dichiarato di aver adottato la dottrina dell’ahimsa quale base della sua condotta. Tale dottrina può essere rispettata, se ne possono onorare i principi, ma è evidente che in quanto governo non ci consideriamo in grado di farla nostra”».27Sentiamo ora la voce di Andrew e Gordevskij28: «Il paese del Terzo Mondo in cui il KGB finì per investire i maggiori sforzi fu l'India. […] Chruščev vedeva il movimento dei Non Allineati del Terzo Mondo […] come un potenziale alleato nella lotta contro l'Occidente», il che porta ben presto a stringere relazioni con l'India di Nehru:
«un trionfale giro dell'India fatto da Chruščev e Bulganin nel 1955 inaugurò una nuova era nei rapporti indo-sovietici. L'affidamento che gli Stati Uniti facevano sul Pakistan come contrappeso all'influenza sovietica in Asia indusse l'India a schierarsi con l'Unione Sovietica. […] Mosca apprezzava l'appoggio indiano presso le Nazioni Unite […]. Nel 1956 Nehru dichiarò che non aveva mai visto “un caso di sfacciata aggressione più grossolano” dell'intervento anglo-francese in Egitto. Ma nella stessa circostanza l'India votò contro una mozione delle Nazioni Unite per il richiamo delle forze sovietiche dall'Ungheria e l'attuazione di libere elezioni sotto gli auspici dell'ONU. […] Nehru rimase fedele alla convinzione che aveva maturato fra i venti e i trent'anni, secondo cui “la rivoluzione sovietica aveva fatto compiere un grande balzo in avanti alla società umana, e acceso una fiamma luminosa che non poteva essere soffocata”».Non stupisce che il comunista indiano Romesh Chandra, figura di spicco per decenni del Consiglio Mondiale per la Pace (WPC), si impegni a denunciare le manovre militari della NATO, oltre che «le forze dell'imperialismo e dello sfruttamento […] responsabili della fame e della miseria» in cui versano «centinaia di milioni di persone in tutto il mondo», ricordando invece come gli obiettivi della politica estera dell'URSS siano «di stabilire una pace duratura e una coesistenza pacifica tra gli Stati aventi sistemi sociali diversi», avendo una politica militare «puramente difensiva». È Chandra, dalla carica di segretario generale del WPC, a dare uno slancio formidabile alla campagna antimilitarista contro gli orrori perpetrati dagli USA in Vietnam. Fondamentale poi il ruolo dell'URSS nel dare appoggio all'India nella lotta con il Pakistan al fine di favorire l'indipendenza del Bangladesh, nato in opposizione allo sfruttamento subito dal Pakistan, di cui aveva costituito per volontà degli inglesi il «prolungamento occidentale». In seguito ad una drammatica crisi politico-sociale che alimenta un'emigrazione di massa dei bengalesi verso l'India, Indira Gandhi si scontra nel 1971 non solo con il Pakistan “orientale” ma anche con l'ostilità di Gran Bretagna, Cina e USA. Questi ultimi arrivano a mandare una flotta navale al largo delle coste indiane.
Determinante il ruolo dell'URSS che, su richiesta del governo indiano, invia incrociatori, cacciatorpediniere e sottomarini nucleari da Vladivostok, garantendo un fondamentale supporto militare che convince le potenze imperialiste a restare fuori da un conflitto locale fondato sulla necessità di risolvere un dramma umanitario internazionale.[3] Nello stesso anno, in parallelo a tale crisi, viene firmato un Trattato di pace, amicizia e collaborazione tra l'India e l'URSS: un documento di enorme valore che conferma l'azione antimperialista del governo indiano, che poco dopo firma un comunicato congiunto con Mosca per esigere il ritiro immediato delle truppe americane dal Vietnam. La cooperazione tra India e URSS si rafforza anche nell'ambito dell'intelligence, in reazione alle manovre statunitensi:
«nel 1974, dopo una serie di discorsi in cui Indira Gandhi denunciava la minaccia sempre presente dell'eversione a opera della CIA, l'ambasciatore degli Stati Uniti a Nuova Delhi, Daniel Patrick Moynihan, ordinò un'inchiesta. Dai risultati emerse che, durante il periodo di Nehru, la CIA aveva fornito in due occasioni, fondi per aiutare le campagne elettorali degli oppositori del comunismo, una volta nel Kerala e una volta nel Bengala occidentale».30
27. D. Shahi, La politica estera e l’egemonia regionale dell’India in Asia meridionale, IndiaIndie, n° 1, Istituto Affari Internazionali, marzo 2012.
28. C. Andrew & O. Gordievskij, La storia segreta del KGB, cit., pp. 529-537.
29. S. Shrivastava, 1971 India Pakistan War: Role of Russia, China, America and Britain, The World Reporter, 30 ottobre 2011.
30. C. Andrew & O. Gordievskij, La storia segreta del KGB, cit., pp. 529-537.