8.4. L'ABBELLIMENTO DEL SIONISMO FATTO DA PERES
«Shimon, ci guardi negli occhi nel dirlo, non fu proprio lei a lanciare il progetto nucleare israeliano? Non fu lei ad introdurre nella regione la minaccia nucleare? Shimon, lei è senza dubbio una disgrazia per l’intelligenza umana. Non c’è da stupirsi se gli israeliani non hanno mai votato per lei in tutta la sua carriera politica». (Gilad Atzmon, scrittore ebreo antisionista)
Non è che si voglia inscenare un processo personale, ma proviamo a dare un'occhiata alla vita di Shimon Peres (Višneva, 2 agosto 1923 – Ramat Gan, 28 settembre 2016), uno degli uomini politici israeliani più stimati a livello mondiale. Prendiamo lui come esempio per mostrare come l'intero ceto dirigente alternatosi al potere in Israele, sia stato corresponsabile di enormi crimini. La scelta di Peres non è dovuta al fatto che egli sia uno dei peggiori premier israeliani. Tutto l'opposto. Scegliamo di concentrare l'attenzione su di lui proprio per il rispetto ricevuto e gli unanimi elogi; primo tra tutti dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama: «Peres è stato un uomo che ha cambiato il corso della storia nella sua incessante ricerca della pace in Medio Oriente». Questo giudizio è stato strombazzato da tutti i media italiani ed internazionali. Ma chi è davvero Peres? Ha occupato molti incarichi politici che hanno avuto un impatto enorme sui palestinesi. È stato direttore generale del ministero della Difesa israeliano, ministro della Difesa, ministro dello sviluppo della Galilea e del Negev (Naqab), Primo ministro e Presidente. In tutti questi ruoli, le decisioni prese e le politiche perseguite hanno contribuito alla distruzione del popolo palestinese. Peres non ha fatto nulla per far avanzare la causa della pace e della riconciliazione fra palestinesi e israeliani. Nato a Szymon Perski nel 1923, in una città all'epoca parte della Polonia, Peres emigra in Palestina nel 1934. Studia in una scuola d'agricoltura e diventa attivo politicamente all'interno del movimento laburista sionista, che all'epoca dirige il sionismo e il giovane Stato d'Israele. Nel 1947 Peres è a tutti gli effetti reclutato dall'organizzazione e inviato all'estero dal suo leader, David Ben-Gurion, per l'acquisto di armi utilizzate nella Nakba del 1948, nella guerra contro i contingenti arabi e nella pulizia etnica dei palestinesi. Dopo alcuni anni all'estero, principalmente negli Stati Uniti, dove si occupa dell'acquisto di armi e della costruzione di infrastrutture per l'industria militare israeliana, rientra per diventare direttore generale del ministero della Difesa. Peres si attiva per forgiare l'unione d'intenti fra Israele, Regno Unito e Francia per invadere l'Egitto nel 1956, invasione per la quale Israele è premiato dalla Francia con le istruzioni necessarie per la costruzione di armi nucleari. In effetti è proprio Peres a curare in larga parte il programma israeliano clandestino di armamento nucleare. Non solo: il programma nucleare del Sudafrica dell'apartheid nasce grazie all’apporto israeliano, nel quadro di una serie di accordi siglati fin dal 1974 tra Pretoria e Tel Aviv: agli atti c’è una lettera firmata da Shimon Peres nella quale si esprime vicinanza al regime dell’apartheid e si afferma che i due governi condividono l’essere minacciati e vittime d’ingiustizie.
Non meno importante è lo zelo mostrato da Peres, sotto la guida e l'ispirazione di Ben-Gurion, nella giudaizzazione della Galilea. Nonostante la pulizia etnica del 1948, quella parte di Israele era ancora in gran parte campagna palestinese. C'è Peres dietro l'idea di confiscare le terre palestinesi per costruire città esclusivamente per ebrei, come Karmiel e Nazareth Alta; è sua l'idea di piazzare l'esercito nella regione in modo da interrompere la contiguità territoriale tra villaggi e città palestinesi. Questa rovina della campagna palestinese ha portato alla scomparsa dei villaggi palestinesi tradizionali e alla trasformazione dei contadini in una classe operaia urbana sottoccupata e svantaggiata, una triste realtà che rimane di attualità. Peres scompare per un po' dalla scena politica quando il suo padrone Ben-Gurion, Primo ministro fondatore di Israele, è messo da parte nel 1963, scalzato da una nuova generazione di dirigenti. Torna dopo la guerra del 1967 e il primo portafoglio ministeriale che ricopre è quello di responsabile per i territori occupati. In questo ruolo legittima, spesso con effetto retroattivo, la colonizzazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Nel 1974 la carriera politica di Peres diviene intimamente connessa a quella del suo nemico giurato, Yitzhak Rabin. I due uomini politici, che non riescono a sopportarsi, hanno dovuto lavorare in tandem per ragioni di sopravvivenza politica.
Tuttavia, sulla strategia di Israele nei confronti dei palestinesi, hanno condiviso la visione coloniale sionista, bramosa della terra palestinese spoglia dei fastidiosi palestinesi.
Lavorano bene insieme nel reprimere brutalmente la rivolta palestinese iniziata nel 1987. Il primo ruolo di Peres in questa complicata partnership è quello di ministro della difesa nel governo Rabin del 1974. La prima vera crisi che Peres deve affrontare è una grande espansione del movimento coloniale messianico Gush Emunim nel suo tentativo di colonizzazione all'interno e attorno la città di Nablus, in Cisgiordania. Rabin si oppone ai nuovi insediamenti, ma Peres sta con i coloni. Quelle colonie che ora strangolano Nablus esistono grazie ai suoi sforzi. Come Ministro degli Esteri è il mandante del rapimento di Mordechai Vanunu, a Roma, nel 1986. Lo scienziato israeliano in quell'anno aveva rivelato al Sunday Times l'esistenza di un piano segreto di armamento nucleare da parte dello Stato di Israele, che all'epoca avrebbe posseduto 220 testate nucleari: 200 bombe atomiche più il materiale sufficiente per realizzare 20 bombe all'idrogeno. All'epoca lavorava alla centrale nucleare di Dimona, che ufficialmente doveva essere solo un luogo di produzione di energia nucleare a scopo civile. In seguito alle rivelazioni, agenti israeliani del Mossad lo rapiscono in Italia, lo drogano e lo trasportano in Israele, dove una corte lo processa in segreto con accuse di tradimento e spionaggio, condannandolo a 18 anni di prigionia. Vanunu, dopo aver scontato la detenzione illegittima, è rimasto in prima fila nella denuncia del militarismo sionista: «Alcuni stati, come Israele e gli Stati uniti, vogliono la guerra, l’hanno reinventata. Stanno cercando di creare in Iraq e nella Palestina – sospesa senza la risoluzione dei nodi di fondo – uno stato di guerra permanente». Dice bene Vanunu: Israele vuole la guerra permanente e non la pace su basi democratiche.
Non poteva mancare, nell’intervista a Vanunu, un riferimento a Peres, il suo carceriere:
Non meno importante è lo zelo mostrato da Peres, sotto la guida e l'ispirazione di Ben-Gurion, nella giudaizzazione della Galilea. Nonostante la pulizia etnica del 1948, quella parte di Israele era ancora in gran parte campagna palestinese. C'è Peres dietro l'idea di confiscare le terre palestinesi per costruire città esclusivamente per ebrei, come Karmiel e Nazareth Alta; è sua l'idea di piazzare l'esercito nella regione in modo da interrompere la contiguità territoriale tra villaggi e città palestinesi. Questa rovina della campagna palestinese ha portato alla scomparsa dei villaggi palestinesi tradizionali e alla trasformazione dei contadini in una classe operaia urbana sottoccupata e svantaggiata, una triste realtà che rimane di attualità. Peres scompare per un po' dalla scena politica quando il suo padrone Ben-Gurion, Primo ministro fondatore di Israele, è messo da parte nel 1963, scalzato da una nuova generazione di dirigenti. Torna dopo la guerra del 1967 e il primo portafoglio ministeriale che ricopre è quello di responsabile per i territori occupati. In questo ruolo legittima, spesso con effetto retroattivo, la colonizzazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Nel 1974 la carriera politica di Peres diviene intimamente connessa a quella del suo nemico giurato, Yitzhak Rabin. I due uomini politici, che non riescono a sopportarsi, hanno dovuto lavorare in tandem per ragioni di sopravvivenza politica.
Tuttavia, sulla strategia di Israele nei confronti dei palestinesi, hanno condiviso la visione coloniale sionista, bramosa della terra palestinese spoglia dei fastidiosi palestinesi.
Lavorano bene insieme nel reprimere brutalmente la rivolta palestinese iniziata nel 1987. Il primo ruolo di Peres in questa complicata partnership è quello di ministro della difesa nel governo Rabin del 1974. La prima vera crisi che Peres deve affrontare è una grande espansione del movimento coloniale messianico Gush Emunim nel suo tentativo di colonizzazione all'interno e attorno la città di Nablus, in Cisgiordania. Rabin si oppone ai nuovi insediamenti, ma Peres sta con i coloni. Quelle colonie che ora strangolano Nablus esistono grazie ai suoi sforzi. Come Ministro degli Esteri è il mandante del rapimento di Mordechai Vanunu, a Roma, nel 1986. Lo scienziato israeliano in quell'anno aveva rivelato al Sunday Times l'esistenza di un piano segreto di armamento nucleare da parte dello Stato di Israele, che all'epoca avrebbe posseduto 220 testate nucleari: 200 bombe atomiche più il materiale sufficiente per realizzare 20 bombe all'idrogeno. All'epoca lavorava alla centrale nucleare di Dimona, che ufficialmente doveva essere solo un luogo di produzione di energia nucleare a scopo civile. In seguito alle rivelazioni, agenti israeliani del Mossad lo rapiscono in Italia, lo drogano e lo trasportano in Israele, dove una corte lo processa in segreto con accuse di tradimento e spionaggio, condannandolo a 18 anni di prigionia. Vanunu, dopo aver scontato la detenzione illegittima, è rimasto in prima fila nella denuncia del militarismo sionista: «Alcuni stati, come Israele e gli Stati uniti, vogliono la guerra, l’hanno reinventata. Stanno cercando di creare in Iraq e nella Palestina – sospesa senza la risoluzione dei nodi di fondo – uno stato di guerra permanente». Dice bene Vanunu: Israele vuole la guerra permanente e non la pace su basi democratiche.
Non poteva mancare, nell’intervista a Vanunu, un riferimento a Peres, il suo carceriere:
«Peres è il più vecchio uomo politico, in attività, fin dal 1950, e quindi da 55 anni . Dovrebbe dimettersi. Poi Peres è l’uomo che ha portato la prima bomba atomica in Israele, dalla Francia. Tutte le testate israeliane sono state portate da Peres. I segreti che ho rivelato sono i segreti di Peres. È lui che, quando era primo ministro nel 1986, mi ha fatto rapire a Roma. Ed è molto grave che il Nobel per la pace sia stato dato ad un uomo che ha portato le testate nucleari in Israele e le ha vendute al Sud Africa. Probabilmente è tornato ancora al potere proprio perché è l’uomo che supporta il programma atomico. Tutti al mondo sanno che Peres è capace solo di “chiacchierare” di pace ma in realtà non è assolutamente interessato a questo»Gli anni '90 mostrano al mondo un Peres più maturo e coerente. È il volto internazionale di Israele, che sia al governo o fuori di esso. Gioca questo ruolo anche dopo che il Likud diviene la principale forza politica del paese. Al potere nel governo Rabin e primo Primo ministro dopo l'assassinio di Rabin del 1995, successivamente ministro nel governo di Ehud Barak dal 1999 al 2001, Peres spinge un nuovo progetto per quella che definisce “pace”.
Invece di condividere il controllo in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza con la Giordania o l'Egitto, ora desidera farlo con l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina. L'idea viene accettata dal capo dell'OLP, Yasser Arafat, che può aver sperato di costruire su questa base un nuovo progetto per la liberazione della Palestina. Come sancito negli accordi di Oslo del 1993, questo disegno è approvato entusiasticamente dagli alleati internazionali di Israele. Peres è stato l'ambasciatore principale di questa farsa conosciuta come processo di pace, che ha fornito a Israele un ombrello internazionale per stabilire una politica del fatto compiuto, consentendo la creazione di una vasta apartheid israeliana con piccoli bantustan palestinesi sparsi all'interno di essa. Il fatto che abbia vinto un premio Nobel per la pace per un processo che ha accelerato la rovina della Palestina e del suo popolo, è un'altra testimonianza dell'incomprensione, del cinismo e dell'apatia dei governi del mondo verso la sofferenza palestinese. Come Primo ministro, Peres ha dato un ulteriore “contributo” alla storia della sofferenza palestinese e libanese. In risposta alle schermaglie senza fine tra Hezbollah e l'esercito israeliano nel sud del Libano, dove Hezbollah e altri gruppi hanno resistito all'occupazione israeliana iniziata nel 1982, e cessata nel 2000, Peres ordina il bombardamento di tutta la regione nell'aprile del 1996. Durante quella che Israele chiama “Operazione Furore”, i bombardamenti israeliani uccidono più di 100 persone – civili in fuga e caschi blu dalle Fiji – nei pressi del villaggio di Qana. Nonostante un'indagine delle Nazioni Unite abbia trovato «improbabile» la spiegazione di Israele secondo cui il bombardamento sia stato un incidente, il massacro non ha intaccato in nulla la reputazione internazionale di Peres come “operatore di pace”. Nel XXI secolo Peres è stato più una figura simbolica che un uomo politico attivo. Fonda il Centro Peres per la Pace, costruito sulle proprietà dei rifugiati palestinesi confiscate a Jaffa, che continua a vendere l'idea di uno “Stato” palestinese con poca terra, senza una vera e propria indipendenza o sovranità, come la migliore soluzione possibile. Si tratta di un progetto irrealizzabile che non può porre fine alle sofferenze dei palestinesi. Shimon Peres ha simboleggiato l'abbellimento del sionismo, ma i fatti mettono a nudo il suo ruolo nel perpetrare sofferenze e conflitti.115
115. Fonti usate: I. Pappe, Shimon Peres dal punto di vista delle sue vittime, Electronicintifada.net-CCDP, 28 settembre 2016; Redazione L'AntiDiplomatico, Gideon Levy: 'Nessun israeliano è più responsabile degli insediamenti e dell 'occupazione di Simon Peres', L'AntiDiplomatico, 28 settembre 2016; R. Sanchez, Israeli nuclear whistleblower Mordechai Vanunu convicted again over meetings with US citizens, Telegraph (web), 23 gennaio 2017; I. Compasso, Liberare Mordechai Vanunu, Civg.it.