«Consideriamo il socialismo in relazione ai mali dell'economia capitalistica statunitense, quella cioè che conosco meglio. Per più di un secolo, l'economia degli Stati Uniti è stata dominata da monopoli giganteschi. Il processo di monopolizzazione cresce in forme sempre più estreme. La potenza mondiale dominante dal 1945, l'imperialismo Usa, è ora in uno stato di guerra permanente globale. L'esercito statunitense agisce in decine di paesi. Secondo alcuni conteggi, le basi militari statunitensi d'oltremare sono all'incirca un migliaio, con stanziamenti annui di 600 miliardi di dollari. Il ciclo economico del capitalismo, fatto di espansioni e frenate, è divenuto più violento negli ultimi decenni. La ripresa dal crollo del 2008 è ancora debole e incerta negli Stati Uniti. L'esportazione illimitata di capitali e di posti di lavoro ha deindustrializzato molte zone industriali, con la conseguenza che la buona occupazione, tutelata sindacalmente, nel settore manifatturiero è stata sostituita dall'occupazione a basso salario nel settore terziario, impiegando spesso immigrati privi di documenti. Accanto vi è una favolosa ricchezza, posseduta da un decimo di quell'1%. I senzatetto sono milioni. Preoccupanti sono le caratteristiche politiche che derivano da queste realtà economiche: una tendenza alla limitazione della democrazia (borghese), ad esempio la decisione della Corte suprema di cancellare tutte le restrizioni sulle donazioni delle corporation alle campagne elettorali, oppure la campagna del Partito Repubblicano volta a ridurre il Voting Rights Act [legge che ha permesso alla popolazione nera di votare, ndt]. C'è la crescente paralisi del Congresso, istituzione che sembra d'accordo solo nell'autorizzare sgravi fiscali per le grandi imprese, nel finanziare nuove guerre, sforzandosi di rendere il sistema fiscale più regressivo.
Il razzismo è un vecchio male degli Stati Uniti. Crea super-profitti di monopolio grazie agli alti tassi di disoccupazione e ai bassi salari della maggior parte dei lavoratori neri. Oggi, si esprime ancora nella violenza poliziesca nelle aree urbane abitate dalla popolazione nera e nell'incarcerazione di massa della sua gioventù. La legge leninista dello sviluppo ineguale agisce su molti livelli. Vaste regioni del sud e dell'ovest degli Stati Uniti, in gran parte non sindacalizzate, ospitano le forme più arretrate di credo politico e religioso. I rappresentanti politici di queste regioni sono ormai dominanti al Congresso. Abbiamo una cultura malata, con la follia delle armi ed i conseguenti e frequenti omicidi di massa di innocenti. La lobby delle armi blocca da sempre le riforme. C'è il trattamento brutale degli immigrati privi di documenti. L'attuale amministrazione li deporta in scala maggiore di quanto faceva l'amministrazione Bush. La vantata “riforma” dell'assistenza sanitaria del 2010 è stata scritta dalle assicurazioni private. Abbiamo mass media corporativi degradati ad un insensato “info-tainment” [gioco di parole per definire l'informazione-spettacolo, ndt], che escludono le voci dissenzienti. Abbiamo un sistema di “giustizia” che agisce palesemente lungo il solco dei criteri di classe e razziali. Torture a Guantanamo, ad Abu Ghraib e deportazioni nelle “black site” [prigioni segrete]? Nessuno va in prigione, tranne alcuni caporali. Un'aggressione contro l'Iraq sulla base di una grande menzogna da parte di alti funzionari Usa? Nessuno va in prigione. Un piano di salvataggio da migliaia di miliardi di dollari per le banche le cui pratiche illecite e fraudolente sono state la causa immediata del crollo del 2008? Nessuno va in prigione. La National Security Agency (Nsa) spia in segreto tutto il mondo? Nessuno va in prigione. Inquinamento dell'ambiente al punto di innescare il cambiamento climatico? Nessuno va in prigione. La superiorità di un'economia socialista dovrebbe essere discussa concretamente. Si pensi al principale paese socialista per gran parte del XX secolo, l'Unione Sovietica. Nel bel libro di Bahman Azad Heroic Struggle, Bitter Defeat Factors Contributing to the Dismantling of the Socialist State in the Soviet Union, 2000 [L'eroica lotta, i fattori dell'amara sconfitta che hanno contribuito allo smantellamento dello Stato socialista in Unione Sovietica], vengono riassunte le sue conquiste. Nei primi due piani quinquennali, la produzione industriale è cresciuta ad un tasso medio annuo del 11%. Dal 1928 al 1940, il settore industriale è cresciuto passando dal 28 al 45% dell'intera economia. Tra il 1928 e il 1937, la quota della produzione pesante sul totale della produzione manifatturiera è cresciuta dal 31 al 63%. Il tasso di analfabetismo è sceso dal 56 al 20%. Il numero di diplomati nei licei, negli istituti tecnici e nelle università è cresciuto notevolmente. Inoltre, in questo periodo, lo Stato ha iniziato a fornire istruzione gratuita, servizi sanitari gratuiti e la previdenza sociale e dopo il 1936 ha destinato sussidi alle ragazze madri e alle madri con molti bambini. Questi risultati, nota Azad, erano “impressionanti e senza precedenti nella storia”. Tra il 1941 e il 1953, l'Unione Sovietica ha sconfitto la Germania fascista e ha portato a termine la ricostruzione dopo le devastazioni della guerra. Nel 1948, la produzione industriale complessiva superava quella del 1940 e nel 1952 la superava di due volte e mezza. Lo sviluppo dell'Unione Sovietica ha costretto l'Occidente imperialista allo stallo della Guerra fredda».85