08. PANAMÁ, LO STATO COSTRUITO DAGLI USA PER IL SUO CANALE
Panamá fa parte dello Stato colombiano quando monta fortissimo l'interesse per l'apertura di un canale attraverso l'America Centrale, per il quale il suo territorio era perfetto. Un trattato del 1901 fra la Gran Bretagna (anch'essa interessata al progetto) e gli USA lascia mano libera a Washington. Gli USA il 20 gennaio 1903 stipulano un accordo con la Colombia. La mancata ratifica da parte del Congresso, che accusa gli USA di imperialismo, spinge il presidente Theodore Roosevelt ad incoraggiare nel Panamá tendenze separatiste. Il 2 novembre dello stesso 1903 scoppia nel capoluogo dell'istmo una rivolta; il giorno seguente marines statunitensi sbarcati dalla nave da guerra Nashville con la motivazione ufficiale di difendere la ferrovia Colón-Città del Panamá (che appartiene da tempo agli USA), impediscono ai soldati colombiani di soffocare l'insurrezione e quindi agevolano la proclamazione dell'indipendenza della Repubblica del Panamá. Come racconta Pena61,
«il giorno prima della dichiarazione d'indipendenza […] il Dipartimento di stato inviò un cablogramma al console yankee a Panamá: “Informi il Dipartimento appena avrà luogo la sollevazione. Non è ancora il momento, deve accadere durante la notte”. […] Il 6 novembre gli USA riconoscevano “l'indipendenza” di Panamá. Philippe Buneau Varilla, cittadino francese – che aveva preso parte alla ribellione senza muoversi dalla suite 1162 del Waldorf Astoria di New York – ammise più tardi che l'idea della secessione era stata discussa con il presidente Rossevelt. Egli fu nominato in tutta fretta dalla giunta ministro plenipotenziario di Panamá e firmò il 18 novembre a Washington, […] un giorno prima dell'arrivo degli inviati panamensi - un trattato imposto con la forza che ipotecava in perpetuo la sovranità dell'istmo. Tre anni più tardi Theodore Roosevelt fu insignito del premio Nobel per la pace! Nel 1936 Roosevelt (Franklin Delano) fece qualche ritocco al trattato. Il capo della Guardia nazionale, colonnello José Antonio Remon, riuscì nel 1955 a ottenere da Eisenhower ulteriori modifiche. Poi Kennedy accettò che la bandiera panamense venisse issata a fianco di quella statunitense, il che non impedì che nel 1964 si verificassero scontri tra truppe yankee e studenti panamensi, provocando più di 20 morti e un centinaio di feriti. Il colonnello Omar Torrijos negoziò infine con Carter, nel 1977, la fine del dominio yankee sul canale e il recupero della sovranità per Panamá [avvenuto nel 2000, ndr]».Anche a Panamá negli anni della guerra fredda è un fiorire di golpe militari, uno dietro l'altro: gli USA non possono certo permettersi che arrivi un Castro o un Nasser qualsiasi che si metta a nazionalizzare il canale... Continuano ad aleggiare i dubbi sulla morte nel 1981 in un incidente aereo di Torrijos, verso cui la CIA negli anni '70 aveva lanciato svariate operazioni clandestine per ammorbidirne il comportamento nei negoziati con Carter sul canale. Dopo Torrijos l'uomo forte amico degli Yankee è il famigerato capo delle Forze Armate Manuel Antonio Noriega, informatore della CIA fin dagli anni '60 e noto già dal 1971 alla stessa Agenzia per essere un trafficante di droga. Noriega entra nelle grazie di Washington per il sostegno dato alla lotta della guerriglia in Salvador e contro i sandinisti in Nicaragua.62 Per raccontare la fine di Noriega leggiamo Weiner63:
«Durante il tour di comizi elettorali del 1988, Bush aveva negato di aver mai incontrato il generale Manuel Noriega, il famigerato dittatore di quella nazione. Ma c'erano fotografie che dimostravano il contrario. Noriega era sul libro paga della CIA da molti anni. […] Nel febbraio del 1988 il generale fu incriminato dallo Stato della Florida con l'accusa di essere un grosso trafficante di cocaina, ma rimase al potere facendosi beffe della legge degli Stati Uniti. Ormai il fatto che Noriega fosse un assassino oltre che un amico di lunga data della CIA era di dominio pubblico. La situazione si stava facendo insostenibile. “La CIA, che era in affari con lui da tantissimo tempo, non voleva porre fine a quel rapporto” ha detto Robert Pastorino, che faceva parte dello staff del Consiglio di sicurezza nazionale e che negli anni Ottanta si era incontrato spesso con Noriega in qualità di alto funzionario civile del Pentagono. Dopo l'incriminazione, la Casa Bianca di Reagan ordinò due volte all'agenzia di trovare un modo per destituire Noriega e, poco dopo essersi insediato, il presidente Bush incaricò di nuovo la CIA di rovesciare il dittatore. Ogni volta l'agenzia si mostrò recalcitrante. […] I vecchi amici di Noriega nell'agenzia e nell'esercito non volevano che egli testimoniasse su di loro sotto giuramento in un tribunale americano. Su ordine di Bush, l'agenzia spese 10 milioni di dollari per appoggiare l'opposizione nelle elezioni che si tennero a Panamá nel maggio 1989. Noriega riuscì a eludere quella quarta operazione della CIA contro di lui. Bush ne autorizzò una quinta che prevedeva il sostegno paramilitare a un golpe. Niente da fare, dissero gli uomini del servizio clandestino: solo un'invasione militare in piena regola avrebbe potuto destituire Noriega. […] L'incapacità della CIA […] costrinse gli Stati Uniti a imbarcarsi nella più grossa operazione militare dalla caduta di Saigon. Nella settimana di Natale del 1989, mentre le esplosioni delle bombe intelligenti riducevano in macerie i quartieri poveri di Panamá City, unità delle forze speciali americane avanzarono combattendo per le strade della capitale. Ventitré soldati americani e centinaia di civili panamensi innocenti perirono nelle due settimane che ci vollero per arrestare Noriega e condurlo in catene a Miami. Don Winters […] descrisse Noriega come […] un fedele alleato nella guerra contro il comunismo in America Centrale e come un cardine della politica estera americana, considerato che aveva perfino dato asilo allo scià di Persia in esilio. Noriega fu giudicato colpevole di otto capi d'imputazione per traffico di droga e attività malavitose. Grazie soprattutto alla testimonianza postdibattimentale di Winters, la sua condanna come prigioniero di guerra fu ridotta di dieci anni e la data del suo rilascio sulla parola anticipata al settembre 2007».
61. P. Pena, Gli interventi statunitensi in America Latina, cit., pp. 339-340.
62. Fonti usate: W. Blum, Il libro nero degli Stati Uniti, cit., pp. 453-465; Enciclopedia De Agostini, Panama, Sapere.it.
63. Tim Weiner, CIA, cit., pp. 399-401.