21 Novembre 2024

6.4. LA CONFESSIONE ESPLICITA DEL TRADIMENTO

Nel gennaio 1993 Gorbačev rilascia un'intervista allo Spiegel di cui Gossweiler riporta le parti più significative commentandole:
«“Qualsiasi cosa succeda oggi” (nell'ex Unione Sovietica), “è connessa a quanto ho iniziato io nel 1985. L'era di Gorbačev non è finita, inizia veramente solo ora”. […]
Spiegel: “Per taluni il processo è stato troppo lento, per altri troppo radicale”.
Gorbačev: “E Gorbačev ha dovuto guidare la pace della Perestrojka attraverso gli scogli. Non potevamo certo annunciare cose, per le quali il popolo non era ancora maturo. […] Occorreva mostrare pazienza, fino a quando la burocrazia partitica non fosse stata privata del potere al punto da non essere più in grado di riportare indietro la ruota della storia”.
Spiegel: “Michail Sergeevic, Lei non è più un comunista?
Gorbačev: “Se considera le mie affermazioni, capirà che le mie simpatie politiche vanno alla socialdemocrazia e all'idea di uno Stato sociale secondo il modello della Repubblica federale tedesca”.

Nello Spiegel, Gorbačev conferma quanto abbiamo esposto con questa cronaca che parte dal 1985: sbaglia profondamente chi ritiene che Gorbačev avesse intenzione di migliorare il socialismo, ma che non disponeva di nessun piano, o di un piano adatto a questo scopo. Possedeva un piano e lo ha seguito punto per punto e con successo, per poi attuarlo, solo che il piano non prevedeva lo sviluppo del socialismo, ma la sua demolizione. È riuscito in questa impresa solo grazie al lavoro preparatorio di Chruščev, che, sia nell'Unione Sovietica sia a livello internazionale, aveva affossato il movimento comunista tanto profondamente nella palude del revisionismo da renderlo sul piano ideologico inerme e lontano dalle idee di Lenin, al punto che solo pochi sono stati in grado di leggere tra le righe la portata controrivoluzionaria delle affermazioni di Gorbačev. Come siamo potuti arrivare a questo punto, è una questione nuova, anche se la più importante, comunque nuova».66
Il 19 agosto 2000, in un discorso tenuto in un seminario dell’università statunitense della Turchia, Gorbačev67 ha ammesso pubblicamente di essersi infiltrato nel PCUS fino a raggiungerne la dirigenza, per distruggere le conquiste sociali degli ex Stati del Patto di Varsavia. Quando si vuole capire i motivi che hanno causato la disgregazione dell'URSS e del blocco socialista dell'Europa Orientale occorre certo valutare molteplici aspetti, ma non si può non partire da questa confessione che conferma quanto sospettato da Gossweiler:
«L’obiettivo della mia vita è stato annientare il comunismo […]. Per raggiungere tale finalità ho approfittato della mia posizione nel Partito e nel paese. Mia moglie, in particolare, mi ha spronato a raggiungere posizioni sempre più elevate. Quando ho visitato l’Occidente, ho compreso che non avrei potuto rinunciare al mio obiettivo. A questo scopo ho dovuto sostituire l’intera direzione del PCUS e dell’URSS, così come le direzioni di tutti i paesi socialisti. Il mio ideale erano i governi dei paesi socialdemocratici. L’economia pianificata non permetteva di sviluppare il potenziale dei popoli dell’area socialista. Solo la graduale adozione dell’economia di mercato avrebbe potuto offrire ai nostri paesi l’opportunità di svilupparsi dinamicamente. Ho trovato altri compagni disposti a realizzare questi obiettivi; […]. Il mondo senza il comunismo sarà più luminoso. Dopo il 2000 si entrerà in una fase di prosperità generalizzata. Tuttavia, esiste ancora una forza in grado di frenare il nostro movimento verso la pace e la creatività. Mi riferisco alla Cina. Ho visitato quel paese nel periodo delle grandi manifestazioni studentesche, quando sembrava che il Comunismo stesse per cadere. Mi ero preparato a parlare davanti ai manifestanti in quella grande piazza, a esprimergli la mia simpatia e il mio appoggio e a spronarli a continuare la lotta per affermare anche nel loro paese la perestrojka. La dirigenza cinese non solo non ha appoggiato il movimento studentesco ma, reprimendo tanto duramente le manifestazioni, ha commesso un grave errore. Se in Cina si fosse avviata la fine del comunismo, per il mondo sarebbe oggi più facile muoversi lungo il cammino della concordia e della giustizia. […] Quando Eltsin ha distrutto l’URSS, ho lasciato il Cremino, e qualche giornalista ha immaginato che piangessi per questo. Ma non ho affatto pianto, perché sono stato io a farla finita con il Comunismo in Europa. Però bisogna farla finita con il Comunismo anche in Asia, perché è l’ostacolo fondamentale lungo il cammino dell’umanità verso gli ideali di pace e concordia globale. La disintegrazione dell’URSS non ha portato alcun vantaggio agli Stati Uniti. Adesso loro non hanno più un partner di riferimento nel mondo, come sarebbe stata un’URSS democratica. Io non sono riuscito a tenere unito il mio paese. In mancanza di un partner paritario, gli Stati Uniti hanno avuto la tentazione naturale di assumere il ruolo di unico paese leader mondiale, il che può andare contro gli interessi di altri Stati, specialmente quelli più piccoli. Questo comporta molti pericoli, sia per gli Stati Uniti sia per il resto del mondo. Il cammino dei popoli verso la vera libertà è lungo e difficile, ma sarà certamente coronato dal successo. Per conseguire tale successo, il mondo dovrà liberarsi dal Comunismo».
66. Ibidem.
67. Il discorso in questione è riprodotto in appendice agli Appunti dal carcere di Erich Honecker (Edizioni Nemesis, 2009). Apparso sul giornale Sovetskaja Rossija il 19 agosto 2000; riportato da Unsere Zeit, settimanale del Partito Comunista Tedesco (DKP), dell’8 settembre 2000; esso fu pronunciato all'Università statunitense della Turchia ed è riprodotto anche in A. Granado, Un gitano sedentario, Sperling & Kupfer Editori, Milano 2004, pp. 216-218.

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