21 Novembre 2024

6.4. L'HOLOMODOR E LA “DURA” OPPRESSIONE SULL'UCRAINA

Il titolo è chiaramente ironico e polemico verso la pubblicistica di Trockij che in alcuni articoli degli anni '30141 denunciava il regime sovietico (in particolar modo il regime «stalinista») di non dedicare attenzione alla questione ucraina, paese all'interno del quale già negli anni '30 crescevano pulsioni nazionalistiche che esploderanno durante la guerra con il collaborazionismo filo-tedesco. Trockij ricorda correttamente l'atteggiamento di Lenin sulla questione ucraina: «non faceva distinzioni aristocratiche fra i popoli e considerava la tendenza ad evitare o a posporre i problemi delle nazionalità oppresse come puro sciovinismo grande-russo, aveva esteso il diritto all’autodeterminazione». Ricorda anche la divergenza creatasi a riguardo con Stalin:
«Preso il potere, sorse all’interno del partito un serio scontro riguardante la risoluzione di numerosi problemi delle varie nazionalità, ereditati dalla vecchia Russia zarista: Stalin, allora commissario del popolo per le nazionalità, rappresentò costantemente la tendenza più centralista e burocratica, e questo si evidenziò particolarmente proprio con la questione della Georgia e quella dell’Ucraina».
Al di là dell'epiteto gratuito e tipicamente trockijsta di «burocratico» dato a Stalin è pur vero che Lenin e Stalin si scontrarono sulla questione della definizione dell'URSS. Prevalse infine la prima opzione di Lenin, che prevedeva la possibilità, attraverso una precisa clausola, per le varie repubbliche che la componevano, di scindersi dall'Unione. Stalin avversò duramente invece tale opzione, ritenendo che avrebbe potuto avere conseguenze di frammentazione dell'Unione (come in effetti poi avvenne durante la Perestrojka). In ogni caso in entrambi, contrariamente alla gratuita polemica trockijsta, vi è un'attenzione particolare a tutelare i diritti culturali, linguistici e politici delle varie nazionalità componenti l'URSS. Il rapporto tra Stalin e l'Ucraina fu contraddittorio più che altro per le politiche della collettivizzazione agricola in quello che era a buon diritto chiamato “il granaio dell'Europa”. Nonostante la stampa e la pubblicistica occidentale abbia esagerato notevolmente i numeri, nel 1932-33 vi fu effettivamente una carestia di una certa gravità nella regione, che fece da uno a due milioni di morti. Si parla a riguardo di una carestia voluta da Stalin, che avrebbe così compiuto il genocidio dell'Homolodor (un mito costruito ad arte dalla propaganda nazista e poi durante la guerra fredda).
Ludo Martens142 riassume le quattro cause di questa carestia:
1. la prima causa è la guerra civile scatenata dai Kulaki e dagli elementi controrivoluzionari contro la collettivizzazione dell'agricoltura; a riguardo è utile segnalare la ricostruzione di William College:
«Alcuni [Kulaki, ndr] assassinarono funzionari locali, incendiarono le proprietà delle collettività e arrivarono a bruciare i loro stessi raccolti e le loro sementi. Altri, e in numero ancora maggiore, si rifiutarono di seminare e di raccogliere, forse nella convinzione che le autorità avrebbero fatto delle concessioni e che in ogni caso avrebbero assicurato loro gli alimenti. […] La “carestia” non era, nell'ultima fase, il risultato di carenze alimentari, ma piuttosto era dovuta alla riduzione notevole delle sementi e dei raccolti, conseguenze di speciali requisizioni al principio del 1932, causate presumibilmente dal timore di una guerra con il Giappone. La maggior parte delle vittime furono Kulaki che avevano rifiutato di seminare i loro campi o che avevano distrutto il loro raccolto».
Aggiunge Martens che tale testimonianza è confermata da Isaac Mazepa, capo del movimento nazionalista ucraino, in un articolo pubblicato nel 1934.
2. La seconda causa della carestia fu la siccità che colpì vaste zone dell'Ucraina nel 1930, 1931 e 1932, fatto confermato da Michajl Chruščevskij (uno dei principali storici nazionalisti), da Nicholas Rjasanovskij (insegnante ad Harvard) e dall'oppositore antibolscevico (nonché professore) Michael Florinskij.
3. La terza causa della carestia fu un'epidemia di tifo che colpì l'Ucraina e il Caucaso del Nord. Perfino Horsley Gatt, l'uomo che inventò l'assurda cifra di 15 milioni di morti per la carestia, scrive che «il picco dell'epidemia di tifo coincideva con quello della carestia. […] È impossibile stabilire quale delle due cause sia stata maggiormente responsabile del numero delle vittime».
4. La quarta causa è il disordine provocato dalla riorganizzazione dell'agricoltura e dalla collettivizzazione spesso improvvisata e costruita con metodi burocratici.
In ogni caso «la carestia non andò oltre il periodo precedente il raccolto del 1933. Le misure straordinarie adottate dal governo sovietico garantirono il successo del raccolto di quell'anno. A primavera furono inviati in Ucraina sedici milioni di chilogrammi di sementi, di alimenti e di foraggio. Furono migliorate l'organizzazione e la gestione dei kolchozy e furono consegnate molte migliaia di trattori, di macchine utensili combinate e di camion».
Misure anomale per chi volesse mettere in atto un genocidio... Anzi: per tutta l'epoca staliniana, ed in generale per tutta l'epoca sovietica, fu sempre rispettata la nazionalità ucraina, la cui repubblica ebbe un territorio più che raddoppiato nel giro di una trentina d'anni, come si può vedere dall'immagine sopra postata. Lo stesso diritto di separazione formale delle repubbliche dall'Unione venne confermata nella Costituzione del 1936. Durante l'occupazione nazista della Seconda Guerra Mondiale i partigiani sovietici che si diedero alla guerriglia nella regione furono circa mezzo milione, mentre quattro milioni e mezzo combatterono nell'esercito regolare. A guidare la resistenza dei partigiani locali sarà Aleksej Fedorov, mostrando nel suo libro Partisans d'Ukraine come contribuirono con la guerriglia ad eliminare 25 mila nazisti. Il movimento nazionalista ucraino rimase debole, e come spiega lo storico Roman Szporluk le sue zone operative «erano limitate agli antichi territori polacchi», cioè alla Galizia.143
141. Ad esempio in L. Trockij, The problem of the Ucraine, Socialist Appeal-Marxismo.net, 9 maggio 1939.
142. L. Martens, Stalin, cit., pp. 154-159.
143. Ibidem.

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