6.12. UN IMMENSO POTERE ECONOMICO-FINANZIARIO
La Chiesa Cattolica è un'istituzione poderosa. Si stima che i suoi adepti nel mondo siano circa 1 miliardo e 200 milioni e che conti su un organico di 200 cardinali, 5.000 vescovi, 410.000 sacerdoti, 55.000 religiosi e 740.000 suore. Il potere economico e finanziario di questa entità è incalcolabile, tuttavia si conoscono alcuni dati impressionati. Il Vaticano possiede la seconda riserva mondiale d’oro dopo quella del tesoro degli Stati Uniti; i suoi investimenti immobiliari e finanziari includono partnership coi maggiori gruppi finanziari mondiali (Rothschild, JP Morgan, Credit Suisse, ecc.). Solo negli Stati Uniti si calcola che il Vaticano abbia investimenti per il valore di 500 milioni di dollari in azioni di corporazioni come General Motor, General Electric e Gulf Oil. Il suo patrimonio mondiale è fatto di quasi un milione di complessi immobiliari: si tratta di edifici, fabbricati e terreni di ogni tipo con un valore che prudenzialmente supera i 2 mila miliardi di euro. Può contare sullo stesso numero di ospedali, università e scuole di un gigante come gli Stati Uniti.
E in Italia? Nessuno è al corrente dell’entità dei fondi pubblici e delle esenzioni di cui annualmente gode la Chiesa cattolica nelle sue varie articolazioni (Santa Sede, Cei, ordini e movimenti religiosi, associazionismo, eccetera). Non la rendono nota né la Conferenza Episcopale Italiana, né lo Stato. Ciononostante alcuni ricercatori hanno cercato, con ragionevole approssimazione, di quantificare la cifra: Piergiorgio Odifreddi (Perché non possiamo essere cristiani, 2007) l’ha stimata in 9 miliardi di euro l’anno, Curzio Maltese (La questua, 2008) in 4,5 miliardi, l’Ares (La casta dei casti, 2008) in 20 miliardi. Da parte sua, il mondo cattolico fa quasi sempre riferimento alla replica al libro di Maltese, intitolata La vera questua, scritta dal giornalista di Avvenire Umberto Folena e liberamente scaricabile online, la quale non contiene però alcun totale. L'UAAR nel libro I costi della Chiesa ha stimato i costi annui della Chiesa nella cifra di circa 6,5 miliardi, svolgendo un grande lavoro di analisi dettagliata punto per punto. Si tratta della cifra di soldi pubblici che i cittadini italiani pagano di fatto ogni anno ad un ente già ricchissimo.
Bisogna aggiungere poi le proprietà private in mano alla Chiesa: secondo il gruppo Re, che da sempre fornisce consulenze a suore e frati nel mattone, circa il 20% del patrimonio immobiliare in Italia è in mano alla Chiesa. Un dato quasi in linea con una storica inchiesta che Paolo Ojetti pubblicò sull'Europeo nel lontano 1977, riuscendo per la prima volta a calcolare che un quarto della città di Roma era di proprietà della Chiesa.
Un patrimonio immenso che però non si ferma alla sola capitale, dove ci sono circa 10 mila testamenti l'anno a favore del clero e dove i soli appartamenti gestiti da Propaganda Fide – finita nel ciclone di alcune indagini per la gestione disinvolta di alcuni appartamenti – valgono 9 miliardi. La Curia vanta possedimenti importanti un po' ovunque in Italia e concentrati, tra l'altro, in gran numero nelle roccaforti bianche del passato come Veneto e Lombardia. Quindi se oggi il valore del patrimonio immobiliare italiano supera quota 6.400 miliardi di euro – come registrato nel rapporto del 2003 sugli immobili in Italia realizzato dall'Agenzia del territorio e dal dipartimento delle Finanze – si può stimare prudenzialmente che solo nel nostro paese il valore in mano alla Chiesa si aggiri perlomeno intorno ai mille miliardi (circa il 15%).
Questi numeri non sono confermati dalla Chiesa. Per molti non esiste neanche una stima ufficiosa. La cifra sembra però apparire congrua da alcuni ambienti finanziari interpellati in merito. Cifra a cui si devono aggiungere investimenti e depositi bancari di ogni tipo e ancora meno noti.
Al di là del tradimento palese del messaggio evangelico fondato sulla povertà, questo incalcolabile potere sociale ed economico spiega in buona misura l'enorme incidenza che questa entità ha negli “affari terreni” che includono non solo l'influenza del Vaticano nelle politiche degli Stati, ma anche la sua influenza reazionaria nelle pratiche culturali, educative e sessuali di milioni di persone.42
E in Italia? Nessuno è al corrente dell’entità dei fondi pubblici e delle esenzioni di cui annualmente gode la Chiesa cattolica nelle sue varie articolazioni (Santa Sede, Cei, ordini e movimenti religiosi, associazionismo, eccetera). Non la rendono nota né la Conferenza Episcopale Italiana, né lo Stato. Ciononostante alcuni ricercatori hanno cercato, con ragionevole approssimazione, di quantificare la cifra: Piergiorgio Odifreddi (Perché non possiamo essere cristiani, 2007) l’ha stimata in 9 miliardi di euro l’anno, Curzio Maltese (La questua, 2008) in 4,5 miliardi, l’Ares (La casta dei casti, 2008) in 20 miliardi. Da parte sua, il mondo cattolico fa quasi sempre riferimento alla replica al libro di Maltese, intitolata La vera questua, scritta dal giornalista di Avvenire Umberto Folena e liberamente scaricabile online, la quale non contiene però alcun totale. L'UAAR nel libro I costi della Chiesa ha stimato i costi annui della Chiesa nella cifra di circa 6,5 miliardi, svolgendo un grande lavoro di analisi dettagliata punto per punto. Si tratta della cifra di soldi pubblici che i cittadini italiani pagano di fatto ogni anno ad un ente già ricchissimo.
Bisogna aggiungere poi le proprietà private in mano alla Chiesa: secondo il gruppo Re, che da sempre fornisce consulenze a suore e frati nel mattone, circa il 20% del patrimonio immobiliare in Italia è in mano alla Chiesa. Un dato quasi in linea con una storica inchiesta che Paolo Ojetti pubblicò sull'Europeo nel lontano 1977, riuscendo per la prima volta a calcolare che un quarto della città di Roma era di proprietà della Chiesa.
Un patrimonio immenso che però non si ferma alla sola capitale, dove ci sono circa 10 mila testamenti l'anno a favore del clero e dove i soli appartamenti gestiti da Propaganda Fide – finita nel ciclone di alcune indagini per la gestione disinvolta di alcuni appartamenti – valgono 9 miliardi. La Curia vanta possedimenti importanti un po' ovunque in Italia e concentrati, tra l'altro, in gran numero nelle roccaforti bianche del passato come Veneto e Lombardia. Quindi se oggi il valore del patrimonio immobiliare italiano supera quota 6.400 miliardi di euro – come registrato nel rapporto del 2003 sugli immobili in Italia realizzato dall'Agenzia del territorio e dal dipartimento delle Finanze – si può stimare prudenzialmente che solo nel nostro paese il valore in mano alla Chiesa si aggiri perlomeno intorno ai mille miliardi (circa il 15%).
Questi numeri non sono confermati dalla Chiesa. Per molti non esiste neanche una stima ufficiosa. La cifra sembra però apparire congrua da alcuni ambienti finanziari interpellati in merito. Cifra a cui si devono aggiungere investimenti e depositi bancari di ogni tipo e ancora meno noti.
Al di là del tradimento palese del messaggio evangelico fondato sulla povertà, questo incalcolabile potere sociale ed economico spiega in buona misura l'enorme incidenza che questa entità ha negli “affari terreni” che includono non solo l'influenza del Vaticano nelle politiche degli Stati, ma anche la sua influenza reazionaria nelle pratiche culturali, educative e sessuali di milioni di persone.42
42. Fonti usate: J. E. Martìnez, ¿Una iglesia estéril?, Rebelion.org-CCDP, 12 marzo 2015; UAAR, Inchiesta UAAR sui fondi pubblici e le esenzioni di cui gode la Chiesa cattolica, Icostidellachiesa.it, aggiornato al 27 maggio 2017; M. Bartolino, Chiesa, 2mila miliardi di immobili nel mondo, Il Sole 24 Ore (web), 15 febbraio 2013.