21 Novembre 2024

6.1. GORBACEV, IL “RIFORMATORE”

L'origine dei mali sta nell'elezione di Michail Gorbačev nel 1985 alla carica di segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica (PCUS).
Iniziare una nuova fase nella storia dell'URSS.
Gorbačev è sostenitore di una radicale serie di riforme fondate sui concetti chiave di perestrojka (ristrutturazione del sistema economico nazionale) e glasnost' (trasparenza) volta al superamento dei problemi socio-economici della superpotenza sovietica. Nel complesso le misure prese sono le seguenti:
-restituzione (ma non vendita) della terra ai contadini che, per poterla coltivare, possono godere di contratti d’affitto a lunghissima scadenza (50 anni);
-concessione ai privati di poter creare aziende private (ristoranti, saloni di parrucchiere, botteghe etc.);
-tentativo di liberalizzare l’attività delle grandi imprese statali responsabilizzando il personale (relazione fra costo, ricavo e qualità prodotta; elezione dei dirigenti; autonomia finanziaria);
-ridimensionamento del ruolo del Partito, a partire dal 1988-89, per via di una vera e propria liberalizzazione e instaurazione del pluralismo politico (liberazione di Andreï Sakharov; nuova legge sulla stampa, glasnost);
-riforma della costituzione del 1977 (instaurazione di una figura presidenziale; elezioni con più candidati, per i soviet; ecc.).

Prima di Gorbačev i problemi dell'economia sovietica esistono senz'altro, e affondano le origini in una serie di scelte strategiche sbagliate seguite dapprima da Chruščev (specie in campo agricolo), poi da Brežnev, i quali non hanno affrontato adeguatamente i problemi burocratici ed economici (spesso strettamente collegati) che riguardavano soprattutto i settori dell'agricoltura e dell'industria leggera. Occorre inoltre ricordare il peso economico delle spese militari in tempo di guerra fredda, che sottraggono una parte consistente del bilancio nazionale (dal 20% al 35%, a seconda dei periodi), ma che risultano essenziali per la difesa del socialismo dall'imperialismo occidentale, oltre che per il sostegno dei movimenti anticoloniali (l'URSS ha sostenuto fino all'ultimo la lotta anti-apartheid di Mandela). L'URSS resta comunque un paese all'avanguardia per i suoi successi raggiunti in campo sociale, eliminando totalmente l'analfabetismo e garantendo buone condizioni di vita “minime” a tutta la popolazione. Le riforme avviate riprendono in parte i concetti della NEP degli anni '20, ma aprono anche in maniera sconsiderata al ritorno del capitalismo straniero e alla cessione di potere del partito comunista a favore del ritorno al pluralismo politico, permettendo così alla borghesia di riorganizzare le proprie forze facendo leva innanzitutto sugli istinti nazionalisti ancora presenti in molti paesi dell'Unione. Un errore, soprattutto quello della “liberalizzazione politica” che ad esempio i compagni cinesi non hanno fatto. Il problema principale che emerge dalla storia dell'ultima URSS è la difficoltà di garantire un adeguato ricambio del gruppo dirigente rivoluzionario, capace di fornire competenze tecniche, preparazione ideologica fondata sul marxismo-leninismo e soprattutto fedeltà “di classe” al regime rivoluzionario.63
63. Per un profilo più completo e dettagliato, di cui qui si è offerta una sintesi essenziale, si veda A. Graziosi, L'URSS dal trionfo al degrado, cit. pp. 505-667. Per un quadro sintetico ma più esaustivo e articolato sui dati e le questioni generali si segnalano Wikipedia, Perestrojka e Michail Gorbačev.

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