5.2. I SOSPETTI DELL'FBI SU MARILYN MONROE
«Marilyn ci parlava molto di sé e delle persone che erano state importanti per lei, o che ancora lo erano. Ci parlò anche del suo forte interesse per i diritti civili, per l’eguaglianza dei neri, così come della sua ammirazione per quanto era stato realizzato in Cina, della sua rabbia per la “caccia ai rossi”, per il maccartismo e per l’odiato direttore dell’FBI, Edgar Hoover».
Dal 1955 al 1961, in seguito ad una spiata di un conoscente che si diceva «allarmato» dalle amicizie rosse di Marilyn Monroe (vero nome: Norma Jeane Baker, nata a Los Angeles il 1º giugno 1926 e morta a Brentwood il 5 agosto 1962), l’FBI sguinzaglia i suoi agenti per controllare la diva.
Dopo 6 anni di controlli l'FBI conclude che se le idee della Monroe sono «evidentemente di sinistra», non esiste alcuna prova che «il partito la stesse usando ai propri fini». Nel rapporto viene confermato che «credeva fortemente nei diritti civili, nell’eguaglianza dei neri», e che aveva una profonda fiducia che il presidente John Kennedy sarebbe riuscito a «cambiare l’America in meglio come aveva fatto Franklin Delano Roosevelt». Idee che oggi non la metterebbero di certo nella lista degli estremisti, ma che negli anni '50 sono per molti fin troppo di sinistra. La paura dei rossi scatenata dal senatore Joseph McCarthy con le sue inchieste a ruota libera non è ancora finita. L’FBI ascolta e spia praticamente tutte le personalità in vista, anche gli attori, alcuni dei quali ne escono con la carriera rovinata. Il potente capo del Bureau, J. Edgar Hoover, è odiatissimo e anche Marilyn viene «beccata» a esprimere disprezzo per l’uomo. Nel 1955 Marilyn si fidanza con il drammaturgo Arthur Miller, le cui passate simpatie per il comunismo sono note. Poco dopo il loro matrimonio, nel 1956 l’FBI viene informata di una telefonata anonima al quotidiano Daily News in cui si sostiene non solo che Miller è ancora comunista, ma che controlla la società di produzione di Marilyn, una società che sarebbe quindi «un covo di rossi». I continui controlli non dimostrano però alcun pericolo. Nonostante la sua immagine di star sexy un po’ sciocchina, la Monroe si rivela comunque una donna intelligente e per niente plagiabile. In un’intervista ad Arthur Miller pubblicata nel 2012 su George, il mensile diretto da John Kennedy Jr., l’80enne scrittore rivela come il governo USA abbia cercato invano di reclutare la Monroe nella propria caccia alle streghe con un vile ricatto diretto in realtà al suo compagno. La diva ha però rifiutato di sottostarvi, dando sfoggio di una coscienza politica ben più sviluppata di quella, fragilissima, dei tanti attori e registi di sinistra finiti a tradire le proprie idee.
Recentemente un ex agente del KGB ha rivelato che la Monroe sarebbe stata in contatto con i servizi segreti sovietici fin dal 1960. La notizia è riportata dal giornale Moskovski Komsomolets. Secondo Ludmilla Tiemnova, anche lei ex agente dei servizi segreti sovietici, nel 1960 Marilyn si sarebbe infatti recata in Russia, con il nome in codice di Masha, invitata da un suo amico, un agente del KGB conosciuto negli USA. A sostegno delle proprie tesi, Tiemnova cita fonti archivistiche del KGB mai rese pubbliche prima d’ora, il che rende però difficilmente confermabili tali prove. L’FBI continua a spiare la Monroe fino al dicembre del 1961. La segue anche in Messico, dove si reca a far visita a un vecchio amico – un comunista – fuggito al sud per vivere in pace dopo esser stato diseredato dalla ricca famiglia. Dalle spiate dell’FBI si può intuire che fra Marilyn e quest’uomo debba esserci stato un breve amore, un interludio romantico. Quel signore è Frederick Vanderbilt Field, erede del commodoro Cornelius Vanderbilt, a capo della famosa dinastia di ricchi e potenti industriali che aveva condizionato almeno due elezioni di presidenti degli Stati Uniti. Frederick è uno dei fondatori del Partito comunista americano; sostenitore di una politica di apertura verso l’Unione Sovietica e la Cina, e di aperto sostegno a Cuba. Rifugiatosi in Messico, dove incontra Fidel Castro e Che Guevara, Vanderbilt passa al nemico notizie riservate di prima mano. L’attrice viene sollecitata da Vanderbilt a procurarsi informazioni di prima mano dal presidente e poi da suo fratello Robert, diventato nel frattempo Ministro della Giustizia. Alla Monroe il miliardario comunista spiega cosa sia il comunismo e i buoni motivi per aderire alla causa. L’FBI scopre che la gran parte delle esclusive gli vengono riferite proprio dalla sua amante Marilyn, al tempo in relazione intima con il Presidente degli Stati Uniti.
Dopo 6 anni di controlli l'FBI conclude che se le idee della Monroe sono «evidentemente di sinistra», non esiste alcuna prova che «il partito la stesse usando ai propri fini». Nel rapporto viene confermato che «credeva fortemente nei diritti civili, nell’eguaglianza dei neri», e che aveva una profonda fiducia che il presidente John Kennedy sarebbe riuscito a «cambiare l’America in meglio come aveva fatto Franklin Delano Roosevelt». Idee che oggi non la metterebbero di certo nella lista degli estremisti, ma che negli anni '50 sono per molti fin troppo di sinistra. La paura dei rossi scatenata dal senatore Joseph McCarthy con le sue inchieste a ruota libera non è ancora finita. L’FBI ascolta e spia praticamente tutte le personalità in vista, anche gli attori, alcuni dei quali ne escono con la carriera rovinata. Il potente capo del Bureau, J. Edgar Hoover, è odiatissimo e anche Marilyn viene «beccata» a esprimere disprezzo per l’uomo. Nel 1955 Marilyn si fidanza con il drammaturgo Arthur Miller, le cui passate simpatie per il comunismo sono note. Poco dopo il loro matrimonio, nel 1956 l’FBI viene informata di una telefonata anonima al quotidiano Daily News in cui si sostiene non solo che Miller è ancora comunista, ma che controlla la società di produzione di Marilyn, una società che sarebbe quindi «un covo di rossi». I continui controlli non dimostrano però alcun pericolo. Nonostante la sua immagine di star sexy un po’ sciocchina, la Monroe si rivela comunque una donna intelligente e per niente plagiabile. In un’intervista ad Arthur Miller pubblicata nel 2012 su George, il mensile diretto da John Kennedy Jr., l’80enne scrittore rivela come il governo USA abbia cercato invano di reclutare la Monroe nella propria caccia alle streghe con un vile ricatto diretto in realtà al suo compagno. La diva ha però rifiutato di sottostarvi, dando sfoggio di una coscienza politica ben più sviluppata di quella, fragilissima, dei tanti attori e registi di sinistra finiti a tradire le proprie idee.
Recentemente un ex agente del KGB ha rivelato che la Monroe sarebbe stata in contatto con i servizi segreti sovietici fin dal 1960. La notizia è riportata dal giornale Moskovski Komsomolets. Secondo Ludmilla Tiemnova, anche lei ex agente dei servizi segreti sovietici, nel 1960 Marilyn si sarebbe infatti recata in Russia, con il nome in codice di Masha, invitata da un suo amico, un agente del KGB conosciuto negli USA. A sostegno delle proprie tesi, Tiemnova cita fonti archivistiche del KGB mai rese pubbliche prima d’ora, il che rende però difficilmente confermabili tali prove. L’FBI continua a spiare la Monroe fino al dicembre del 1961. La segue anche in Messico, dove si reca a far visita a un vecchio amico – un comunista – fuggito al sud per vivere in pace dopo esser stato diseredato dalla ricca famiglia. Dalle spiate dell’FBI si può intuire che fra Marilyn e quest’uomo debba esserci stato un breve amore, un interludio romantico. Quel signore è Frederick Vanderbilt Field, erede del commodoro Cornelius Vanderbilt, a capo della famosa dinastia di ricchi e potenti industriali che aveva condizionato almeno due elezioni di presidenti degli Stati Uniti. Frederick è uno dei fondatori del Partito comunista americano; sostenitore di una politica di apertura verso l’Unione Sovietica e la Cina, e di aperto sostegno a Cuba. Rifugiatosi in Messico, dove incontra Fidel Castro e Che Guevara, Vanderbilt passa al nemico notizie riservate di prima mano. L’attrice viene sollecitata da Vanderbilt a procurarsi informazioni di prima mano dal presidente e poi da suo fratello Robert, diventato nel frattempo Ministro della Giustizia. Alla Monroe il miliardario comunista spiega cosa sia il comunismo e i buoni motivi per aderire alla causa. L’FBI scopre che la gran parte delle esclusive gli vengono riferite proprio dalla sua amante Marilyn, al tempo in relazione intima con il Presidente degli Stati Uniti.
La fine di Marilyn ha spezzato il cuore di moltissimi fan. Forse ci ha lasciato prematuramente perché conosceva troppi segreti di Stato statunitensi, ad esempio il progetto dell’attacco alla Baia dei Porci, a Cuba, e il tentato assassinio di Castro.
L’attrice riferisce le delicate informazioni a Vanderbilt. Edgar Hoover ne conclude che la Monroe collabori regolarmente con il capo dei comunisti americani e che sia diventata un vero e proprio pericolo pubblico per l’America. Nel giugno 1962 John Kennedy interrompe bruscamente l’idillio con l’attrice. Due mesi dopo, la notte del 5 agosto, Marilyn muore nella sua villa di Los Angeles. Dopo anni di indagini private, il giornalista Jay Margolis e lo scrittore Richard Buskin hanno scritto nel 2014 il libro L’omicidio di Marylin Monroe: Caso chiuso, nel quale si menziona Robert Kennedy come il mandante della morte della Monroe. Altri partecipanti al delitto sarebbero stati una delle guardie del corpo di Kennedy, il cognato Peter Lawford e lo psichiatra di Marylin, il Dr. Ralph Greenson, il quale avrebbe di fatto commesso l’omicidio somministrando alla donna un’iniezione letale. A sostegno di quanto scritto nel libro, i due autori riportano dichiarazioni di alcuni testimoni ed interviste ad alcuni personaggi coinvolti nella vicenda. A possibile conferma di tali affermazioni c’è il fatto che intorno alla mezzanotte del 5 agosto, su una Mercedes nera fermata nelle vicinanza della casa della Monroe vi fossero a bordo Lawford, Bob Kennedy e Greenson. In definitiva: è davvero difficile, stante i documenti e le prove fornite finora, credere che Marilyn Monroe sia stata una spia del KGB, ma non è illecito pensare che per certe sue idee e frequentazioni possa aver fornito alcune informazioni importanti ascoltate talora più o meno casualmente dai suoi amanti. E, innocente o meno, conta molto il clima politico-culturale dell’epoca della “caccia alle streghe”, che può aver spinto settori della CIA e del FBI ad eliminare una minaccia più o meno reale e scomoda per svariati motivi, essendo contemporaneamente a stretto contatto sia delle sfere più elevate del governo americano (in quanto amante di Robert e Bob Kennedy), sia di alcune personalità assai prossime al mondo comunista.
Di dati per dubitare ce ne sono a sufficienza.44
L’attrice riferisce le delicate informazioni a Vanderbilt. Edgar Hoover ne conclude che la Monroe collabori regolarmente con il capo dei comunisti americani e che sia diventata un vero e proprio pericolo pubblico per l’America. Nel giugno 1962 John Kennedy interrompe bruscamente l’idillio con l’attrice. Due mesi dopo, la notte del 5 agosto, Marilyn muore nella sua villa di Los Angeles. Dopo anni di indagini private, il giornalista Jay Margolis e lo scrittore Richard Buskin hanno scritto nel 2014 il libro L’omicidio di Marylin Monroe: Caso chiuso, nel quale si menziona Robert Kennedy come il mandante della morte della Monroe. Altri partecipanti al delitto sarebbero stati una delle guardie del corpo di Kennedy, il cognato Peter Lawford e lo psichiatra di Marylin, il Dr. Ralph Greenson, il quale avrebbe di fatto commesso l’omicidio somministrando alla donna un’iniezione letale. A sostegno di quanto scritto nel libro, i due autori riportano dichiarazioni di alcuni testimoni ed interviste ad alcuni personaggi coinvolti nella vicenda. A possibile conferma di tali affermazioni c’è il fatto che intorno alla mezzanotte del 5 agosto, su una Mercedes nera fermata nelle vicinanza della casa della Monroe vi fossero a bordo Lawford, Bob Kennedy e Greenson. In definitiva: è davvero difficile, stante i documenti e le prove fornite finora, credere che Marilyn Monroe sia stata una spia del KGB, ma non è illecito pensare che per certe sue idee e frequentazioni possa aver fornito alcune informazioni importanti ascoltate talora più o meno casualmente dai suoi amanti. E, innocente o meno, conta molto il clima politico-culturale dell’epoca della “caccia alle streghe”, che può aver spinto settori della CIA e del FBI ad eliminare una minaccia più o meno reale e scomoda per svariati motivi, essendo contemporaneamente a stretto contatto sia delle sfere più elevate del governo americano (in quanto amante di Robert e Bob Kennedy), sia di alcune personalità assai prossime al mondo comunista.
Di dati per dubitare ce ne sono a sufficienza.44
44. Fonti usate: G. Sarcina, Marilyn e l’amore in Messico nel fascicolo segreto dell’Fbi, Corriere della Sera, 30 dicembre 2012; M. Paoletti, Marilyn Monroe spia del Kgb. Lo sostiene un documentario russo, Mentelocale.it, 14 aprile 2012; A. Colonna Vilasi, Il fantasma del Kgb nel passato di Marilyn Monroe: nome in codice “Masha”, Panorama, maggio 2012; Redazione La Repubblica, “Marilyn Monroe è una comunista”, i file segreti dell'Fbi, La Repubblica (web), 28 dicembre 2012; Redazione Il Messaggero, Marilyn Monroe, nei documenti su Jfk spunta un dossier dell'Fbi sulla morte dell'attrice, Il Messaggero (web), 27 ottobre 2017; E. Caretto, Marilyn Monroe fu assassinata, La Repubblica, 28 agosto 1992; Redazione La Presse, Usa, Marilyn Monroe e legami con comunisti: Fbi ripubblica documenti, La Presse (web), 28 dicembre 2012; Wikipedia, Morte di Marylin Monroe. Per approfondimenti sul tema si segnala M. La Ferla, Compagna Marilyn. Comunista, spia, cospiratrice. I retroscena della vita e della morte di Marilyn Monroe in un rapporto segreto dell'FBI, Stampa Alternativa 2008.