4.9. LA RESISTENZA DEI LENINISTI PIEGATA NEL 1957
Nel giugno 1957 il Presidium del CC del PCUS approva la destituzione di Chruščev da segretario ma le contromosse dei suoi sostenitori portano all'espulsione dal CC di quello che sarà chiamato il “gruppo antipartito”. La ricostruzione degli avvenimenti e il commento che riportiamo sono tratti dai diari dello storico e militante comunista tedesco Kurt Gossweiler, in Contro il revisionismo81:
«7-8 giugno 1957 Seduta del Presidium del CC del PCUS. In questa seduta il Presidium approva a maggioranza la destituzione di Chruščev. La Furceva va in aiuto di Chruščev, chiamando a raccolta tutti i membri del CC seguaci di Chruščev che si trovavano a Mosca, invitandoli a una seduta del Comitato centrale, in cui non solo viene revocata la decisione del Presidium ma si capovolge la situazione, così che gli accusatori (Molotov, Kaganovič e altri) diventano gli accusati. Al XXII Congresso la Furceva ha riportato anche la seguente storia sulla seduta del Presidium: Chruščev aveva preteso la riabilitazione di Tuchačevskij, Jakir, Uborevič, Egorov, Kork e altri. Si dice che anche Molotov e Kaganovič avessero votato a favore, al che Chruščev avrebbe chiesto loro quando avessero agito correttamente, nel caso della condanna o ora con la riabilitazione. Questo racconto della Furceva dimostra in ogni caso che già allora Chruščev aveva cercato di incolpare delle repressioni Molotov e gli altri, ossia i leader dei veri comunisti, per poterli poi estromettere. Allora, nel giugno del 1957, non riuscì però ancora a raggiungere questo traguardo.
22-29 giugno 1957 Plenum di giugno del CC del PCUS.
Il “gruppo anti-partito” di Molotov, Malenkov, Kaganovič e Šepilov viene escluso dal Presidium del CC e dal CC (ma non ancora dal Partito). Il comunicato della seduta è un modello di demagogia e falsità. Con scaltrezza vengono messi in luce tutti gli elementi che possono costituire un motivo di risentimento della popolazione nei confronti degli esclusi, mentre i temi cruciali della discussione, ovvero gli accadimenti in Ungheria, la posizione della Jugoslavia ecc., vengono menzionati in modo tale da impedire a chiunque di farsi un quadro chiaro sulle effettive divergenze d'opinione. Che la condanna da parte del CC sia stata unanime è naturalmente un'assurdità. È impossibile che si sia giunti a questo risultato senza violenti scontri ed è anche impossibile che Molotov e il suo gruppo non abbiano ricevuto il sostegno di altri compagni all'interno del CC. La situazione del PCUS non può essere stata già tragica a tal punto, sebbene tragica lo fosse in effetti, visto che non è bastato il caso dell'Ungheria per rendere impossibile un Chruščev! Che Molotov abbia tentato di provocare questa decisione dimostra quanto grave egli valutasse la situazione, dimostra che egli è ancora il vecchio bolscevico e lottatore che è sempre stato. Che un'astuta canaglia come Chruščev sia riuscito a raggirarlo, resterà per sempre un'onta addosso al CC del PCUS. Questo è il solo esito che resta incomprensibile.
I punti deboli della posizione di Molotov: O si chiede la destituzione di Chruščev, perché è un nemico del partito e un agente di Tito, fornendo le dovute prove in merito. Ma che ciò non risultasse possibile, di questo ci si è preoccupati [da parte di Chruščev, ndr], dopo che con la liquidazione di Berija è evidentemente riuscito a Chruščev di prendere nelle sue mani l'apparato della giustizia e della sicurezza. Questa gente fabbrica per lui tutti i documenti di accusa contro gli oppositori, di cui Chruščev ha bisogno. Oppure bisogna chiedere la destituzione di Chruščev, perché la sua linea è errata. La difesa dagli attacchi contro la sua linea è stata accuratamente preparata da Chruščev. Il primo successo risiede nel fatto che in gennaio egli era stato capace, cosa che appare evidente soltanto ora, di rinviare un confronto sugli accadimenti in Ungheria e sulla posizione della Jugoslavia, al fine di guadagnare tempo per rinsaldare la propria posizione, che aveva preso a vacillare. Chruščev ha saputo sfruttare a fondo questo tempo. Ha creato la sua base centrale tra i contadini collettivizzati. A questo scopo ha viaggiato in lungo e in largo per l'Unione, ha tenuto davanti ai contadini collettivizzati discorsi, alla cui diffusione a tutto spiano è stato provveduto dalla stampa e dalla radio. È stato anche zelante nel guadagnare il favore di persone che avevano dei buoni motivi per detestarlo, come dimostra il suo discorso gesuitico in onore di Lysenko. Ma sono stati gli americani a offrigli il maggior sostegno nell'opera di rinsaldamento della sua posizione, fornendogli un palcoscenico (interviste sui giornali e alla televisione), dal quale Chruščev si è potuto presentare come alfiere della lotta contro il revisionismo (!).
Lo scopo principale di queste interviste consisteva nell'indebolire in anticipo le accuse che gli venivano lanciate contro e che gli sarebbero state rivolte in vista del confronto in seno alla leadership del partito, e ciò con il dimostrare agli occhi del mondo intero la sua immutata fedeltà al leninismo. Significativo di quanto questo soggetto sia riuscito ad assopire l'istinto e la vigilanza di classe, è il fatto che a nessun compagno sia venuto in mente come mai proprio le agenzie imperialiste abbiano palesato tanta solerzia nel rendere popolare Chruščev. Si ha difficoltà a sopportare e ad ascoltare con quale entusiasmo i compagni ripetono le mediocri battute e gli scherzi triti e ritriti di questo farabutto con la maschera di galantuomo dall'astuzia contadina. E la cosa più assurda è che non si accorgono di come questo “alfiere della lotta contro il culto della personalità” sfrutti sistematicamente la posizione di primo segretario per disabituarli dal riflettere autonomamente su fatti ed eventi, per invece tranquillamente far loro prendere come oro colato le grossolane menzogne che ha saputo costruire con scaltrezza. Se Chruščev dice che la condanna di Tito era immotivata, allora essa era immotivata, e Tito ha carta bianca per attuare le più impensabili porcherie. “Dobbiamo per tutto ciò avere comprensione, perché pensate un po' quanta ingiustizia ha ricevuto quest'uomo, come è stato ingiustamente calunniato durante i tempi bui dello stalinismo”, ecc.
Chruščev è il più abile discepolo di Hitler: maggiore è la menzogna (e il crimine), tanto meno la gente prende la menzogna per menzogna e il crimine per crimine, perché non riesce a credere possibili mostruosità simili! Il colpo più importante messo a segno in questo periodo di preparazione allo scontro, la sua bomba atomica, l'aver annunciato l'obiettivo di voler eguagliare e addirittura superare entro il 1960-61 gli Stati Uniti nella produzione pro capite di prodotti agricoli! Lanciato con veri e propri toni propagandistici alla Goebbels come l'asserita “torpedine più potente contro l'imperialismo”. In realtà non si trattava di una torpedine contro l'imperialismo, ma contro Molotov e Malenkov. Un esempio modello della sua demagogia, poiché Molotov poteva aver pienamente ragione nel sostenere che questo obiettivo non fosse realistico. Ancora più importante però il fatto che tale obiettivo rappresentava una pericolosa alterazione della linea generale del partito, che deve essere orientata a raggiungere gli standard statunitensi della produzione pro capite di carbone, acciaio, ecc. Concentrare tutti gli sforzi e l'impegno nell'agricoltura equivale a dare gioco facile all'imperialismo, indebolisce la capacità di difesa dell'URSS, crea un clima di disarmo a livello ideologico, accende illusioni e speranze piccolo-borghesi di avere una vita quanto mai facile nei tempi il più possibile brevi, e tutto questo in un periodo in cui il contrasto tra imperialismo e socialismo va sempre più acuendosi. La bomba atomica contro l'imperialismo costruita da Chruščev reca il timbro: made in Usa! Un elemento quanto mai caratteristico dell'era Chruščev: sotto la bandiera del “superamento del dogmatismo” si nasconde una corruzione sistematica della popolazione sovietica con un'ideologia piccolo-borghese. A riguardo un numero imponente e inquietante di esempi: nel film Der letzte Schuss (L'ultimo colpo), l'amore, il “generalmente” umano, vince sul rigido e disumano punto di vista di classe! È grave che si siano riusciti a trovare attori e registi sovietici disposti a girare questa pellicola! E ancora Nun schlägt's 13! (L'ora del mai), in una veste innocente, l'americanizzazione del gusto della popolazione sovietica. Per non parlare della letteratura. Che Dudincev venga ora stampato e pubblicato in URSS (Non si vive di solo pane...) è eloquente. Riepilogando. Il plenum di giugno ha dimostrato che far cadere Chruščev limitandosi a criticare la sua linea è stato sia troppo tardi che troppo presto. Troppo tardi: ci si era lasciati sfuggire il momento adatto, il prima possibile dopo gli accadimenti in Polonia e Ungheria. Troppo presto: gli effetti perniciosi della sua politica non sono ancora evidenti alla massa dei membri del partito, per non parlare poi della popolazione. I suoi [di Chruščev, ndr] presumibili argomenti principali: sappiamo tutti naturalmente che cosa si debba pensare di Tito. Ma il suo colpo è fallito. E giunto il momento in cui la riconciliazione con la Jugoslavia deve rivelarsi un vantaggio per noi. Un cambio nella dirigenza distruggerebbe queste possibilità. Lo stesso dicasi per la politica della distensione. Un cambio nella dirigenza sarebbe interpretato come un ritorno al corso duro, agevolando gli imperialisti nel riprendere la guerra fredda. Per questo motivo le sue [di Chruščev, ndr] lusinghe nei confronti dei sentimenti nazionalistici della popolazione non russa, “maggiori diritti per le Repubbliche dell'Unione”, le promesse fatte ai contadini collettivizzati (eliminazione dell'obbligo di consegna per le attività economiche collaterali), il suo ventilare disordini, qualora si dovesse tornare al vecchio corso. E il primo argomento: mantenere l'unità del partito! Una minaccia a questa unità equivale ad acutizzare il pericolo di guerra! Interessante l'“analisi” delle cause alla base dell'“ostilità al partito” da parte del gruppo di Molotov: molto moderata, “conservatorismo”, “settarismo” e così via. Nei discorsi, soprattutto a Leningrado, Chruščev recupera poi ciò a cui il CC non era preparato: diffamazione personale e grossolane meschinità (Malenkov è troppo codardo per venire a Leningrado). La stampa ha seguito, dopo che l'indignazione popolare, “spontaneamente” organizzata, come da programma, era esplosa durante i raduni nel paese. A questo punto vengono lanciate accuse, di cui non si ha traccia nel comunicato: il gruppo “antipartito” ha in ultima analisi voluto indebolire anche la potenza difensiva dell'URSS, giocando a favore degli imperialisti! Da qui alla richiesta di esclusione dal partito e di perseguimento giudiziario il passo è pur breve. Tutto questo, messo insieme, rivela in primo luogo che, dalla reazione nei confronti della dichiarazione su Stalin espressa al XX Congresso, Chruščev ha imparato che quella dichiarazione presentata allora era talmente raffazzonata da costringerlo ad ingoiare il chiaro e brusco rimprovero di Togliatti e le parole non meno chiare, seppure più gentili, dei compagni cinesi, che evidenziarono come la sua dichiarazione non avesse nulla a che vedere con un'analisi marxista. Sicuramente il poveretto si sarà scritta la lezione a caratteri cubitali e avrà giurato a se stesso che qualcosa del genere non gli sarebbe mai più dovuto capitare. Che l'“analisi” degli “errori” commessi da Molotov non sia stata tanto grossolana e superficiale come la dichiarazione su Stalin ha però certo anche un'altra ragione, e cioè che dovrebbero essere rimasti solo pochi banditi all'interno del CC, e che al contrario molti membri tengono ormai Chruščev sotto un controllo alquanto più stretto.
Eppure, resta ancora poco chiara la questione per quanto riguarda gli schieramenti nel CC. Quale ruolo svolge ad esempio Žukov? È uno dei cospiratori trockijsti oppure è solo un loro strumento, implicato per una qualche intricata ragione? E Švernik? Qui, ancor più interrogativi. Come bisogna inquadrare la situazione dopo il plenum di giugno? Si tratta di una vittoria decisiva e definitiva di Chruščev e della sua gente? Quali conseguenze ha sul movimento operaio internazionale? Senza dubbio il colpo inferto al gruppo di Molotov rappresenta una disfatta delle forze sane nel PCUS, un pericoloso e fatale rafforzamento della posizione degli agenti dell'imperialismo nel partito, che fino a quel momento era stato la guida del movimento comunista mondiale. La speranza in un rapido ripristino della normalità è destinata a cadere. Il PCUS ha ora perso per sempre la capacità di essere la forza guida nel fronte socialista. Il suo risanamento può avvenire solo con un aiuto dall'esterno, in particolare grazie al PC cinese. Gli altri partiti comunisti nelle democrazie popolari, ma anche quelli dei paesi capitalistici, sono chiamati a difendere la propria unità ora più che mai. Come in passato hanno conosciuto il sostegno più deciso del PCUS, così ora devono essere pronti a far fronte ai più pericolosi attacchi alla loro unità da parte di esso. Perché, se lo scopo della politica interna della banda di Chruščev è quello di disorganizzare l'economia popolare in URSS, di distruggere l'ideologia del partito e delle masse popolari, in breve, di minare in tutti gli ambiti la forza difensiva dell'Unione Sovietica, l'obiettivo della politica estera consiste in un programma che mira a proseguire quest'opera di distruzione, che ha annoverato successi in Ungheria e in Polonia. Ora, in altri termini, ha inizio il secondo giro di attuazione del programma, formulato da Tito tanto chiaramente nel discorso di Pola, nel senso dell'eliminazione delle dirigenze “staliniste” dalle leadership, facendo al loro posto salire, ai vertici del potere, i vari Nägy, Kádár e Gomulka. Nella “lista nera” di questa banda spiccano per primi, su questo non c'è dubbio, i nomi dei compagni che guidano il nostro [della Rdt, ndr] partito.
La minaccia è dunque grave e non si dileguerà senza nuove e violente scosse, dopo che quella in Ungheria non è bastata a smascherare la banda e porre fine alle sue malefatte. E ciò nonostante la banda ha ormai oltrepassato l'apice dei suoi successi. L'elemento decisivo del plenum di giugno in effetti non risiede tanto in ciò che le forze sane hanno dovuto subire ancora una volta, e non sarà di certo l'ultima, una sconfitta. Decisivo è stato il fatto che le forze sane hanno preso l'offensiva, mentre i banditi sono stati costretti a difendersi. Si penserebbe troppo male del PCUS, se si credesse che migliaia di compagni sovietici non si formino una propria idea sugli eventi e non siano in grado di intuire e cogliere le reali divergenze d'opinione celate dietro la versione ufficiale. E cosa più importante: il Partito è stato educato nello spirito del leninismo e gli attacchi allo spirito del leninismo non potranno restare alla lunga occulti, pur nelle così frequenti professioni a favore del leninismo. Sono sicuro che molti cittadini sovietici si chiederanno come mai proprio coloro che tanto si prodigano per dimostrare amicizia e simpatia a un nemico del marxismo e dell'Unione Sovietica e simpatizzante degli imperialisti americani come Tito siano gli stessi che contemporaneamente perseguitano bolscevichi provati come Molotov e Malenkov con astio tanto furente e con le più insidiose accuse. Come è possibile che queste persone, quando parlano di “unità”, intendano l'unità con rinnegati e nemici del socialismo, escludendo al tempo stesso da questa unità fedeli comunisti, collaudati dalla lotta, come Rákosi, Malenkov e Molotov? Un ulteriore effetto, intenzionale, del plenum di giugno è pure che la lotta per l'unità del Partito, che fino a quel momento era rivolta contro i revisionisti e innanzitutto contro la cricca di Tito, viene ora di nuovo dirottata contro i “dogmatici”, considerati i “nemici principali dell'unità”. Non senza motivo Gomulka e Tito hanno gioito a voce alta per il risultato del plenum di giugno. Soprattutto per Gomulka l'evento ha rappresentato un sollievo urgente all'estremo, se è vero che al IX plenum egli era già stato messo alle strette al punto da essere riuscito a preservare la propria posizione solo con l'atteggiarsi lui stesso a pugnace combattente contro i revisionisti! Chruščev ha però compiuto anche un'altra mossa per correre in aiuto del suo amico in difficoltà. In un discorso tenuto durante una visita del gruppo in Cecoslovacchia, ha definito improvvisamente il gruppo di Molotov non più come dogmatici o settari, bensì come revisionisti! Chiaro è l'obiettivo: poiché si era imposta l'idea che il principale pericolo per l'unità fosse rappresentato dal revisionismo, con un trucco da prestigiatori si è semplicemente passati a etichettare come revisionismo la posizione dei leninisti più coerenti! E i Gomulka possono a questo punto gridare: abbasso i revisionisti! deviando così i colpi addosso ai leninisti.
Un altro esempio ancora mostra di quali infami bassezze questo soggetto fosse capace: accusare Molotov, Malenkov e gli altri di aver gettato tutta la colpa su Stalin per sviare l'attenzione da quelle che erano le loro responsabilità per le repressioni! Menzogne, come tutto quello che proviene da questa fonte! In realtà Molotov, Malenkov e gli altri si erano opposti a una tale “correzione” degli errori di Stalin nella forma in cui era stata attuata da Chruščev al XX Congresso. Essi hanno difeso Stalin contro Chruščev! Basta rileggere ad esempio il discorso che tenne Molotov al XX Congresso per convincersene. Era stato Chruščev che allora, per motivi tattici e comunque per guadagnare il consenso sulla sua personale “correzione”, aveva adottato questa linea, ossia scaricare tutta la colpa su Stalin. Una volta che è riuscito a diffamare Stalin e le misure da questo prese, delle quali la volpe Chruščev allora aveva sostenuto che fossero state possibili solo perché Stalin aveva ignorato il CC, ora lo stesso Chruščev fa cadere nei fatti l'accusa, secondo cui Stalin fosse l'esclusivo dominatore, per poter diffamare i più stretti collaboratori di quest'ultimo. Questa è la maledizione dell'azione malvagia. Dopo che i compagni del CC, non si sa per quali ragioni, hanno permesso che la politica precedente alla morte di Stalin venisse definita con termini quali “crimini” e “violazioni della legalità socialista”, il passo successivo inevitabile è stato che la banda di trockijsti avrebbe colto la prima occasione per prenderli al laccio. Non per nulla Stalin aveva messo al primo posto la purezza del partito! Non è mai conveniente concedere il mignolo ai nemici. Ma nonostante ciò: Chruščev ha già lanciato le sue frecce più velenose. Dovrebbe essere difficile per lui procedere contro le dirigenze sane dei partiti comunisti con gli stessi mezzi che aveva utilizzato contro Rákosi e la dirigenza del Partito polacco. E soprattutto: da Pechino a Parigi i compagni alla guida dei partiti sanno ormai, se già non lo sapevano da tempo, con chi hanno a che fare. Non senza motivo Togliatti aveva sostenuto con tanta ostinazione che il movimento comunista mondiale era ormai divenuto policentrico e sconsigliava di copiare quanto proveniva da Mosca! E non senza motivo i compagni cinesi si erano opposti tanto energicamente alla canea contro Stalin. La reazione del PC cinese al plenum di giugno è sufficientemente chiara: una breve conferma di ricezione della comunicazione relativa al plenum, portata da Judin (una nota positiva il fatto che questi sia stato mandato là), senza nessuna presa di posizione in merito alla delibera. Nessun articolo in cui venga approvata la delibera, nessuna riunione del partito con relative risoluzioni di consenso, ma silenzio fino ad oggi (2 luglio 1957)! E già questo dice tutto! Eppure non a caso, in tutti i discorsi che ha tenuto fino ad ora in Germania e anche in altri paesi, Ho Chi Minh ha sempre sottolineato che il campo socialista si trova sotto la guida dell'URSS e della Repubblica popolare cinese! (Molotov è del resto giunto a questa affermazione la prima volta nel 1955. Oggi capisco il perché).
La posizione di Chruščev si è fatta sempre più delicata anche per un'altra ragione: il pretesto principale con cui aveva colpito Molotov, garantire l'unità del Partito, è per tutti i partiti, i cui vertici sono ancora sani, un motivo eccellente per opporsi alla gente di Chruščev presente nelle loro file. Bene, approviamo la delibera del PCUS e ne traiamo la lezione, difendere l'unità del Partito in modo così coerente come ci insegna Chruščev: più o meno questo doveva essere il tenore delle reazioni della Csr e della Rdt, e così via, e tale è stato in realtà. In Romania e in Bulgaria si è andati ancora più a fondo: si è trascritta quasi letteralmente la motivazione del colpo inferto a Molotov come risulta dalla decisione del plenum di giugno per sferrare il colpo contro la destra, contro quelle persone nelle quali Chruščev avrebbe riposto le proprie speranze per il caso di futuri attacchi alla dirigenza (Kischinevski e Constantinescu in Romania). Anche i viaggi di Chruščev nelle democrazie popolari sono stati, sì uno strumento per perseguire il suo scopo e certo per disseminare mine qua e là, ma non hanno potuto d'altro lato evitare di rafforzare l'autorità delle leadership in carica. Oltretutto, i diversi contatti bilaterali hanno già consentito ai partiti sani di accordarsi sulla linea ormai da seguire per porre freno all'ulteriore processo di sfaldamento. Riepilogando, anche se ci saranno ancora dei contraccolpi di ogni tipo, l'epilogo è già scritto: il socialismo ha respinto i primi attacchi, ha chiuso i conti con i trockijsti e la gente di Bucharin, ha battuto il fascismo, saprà anche annientare la covata trockijsta di Chruščev! Lenin, Stalin, Rákosi, Molotov vinceranno su Tito, Dulles, Chruščev, Mikojan, Kádár e Gomulka!»
81. K. Gossweiler, Contro il revisionismo, cit., pp. 330-340, disponibile su Associazionestalin.it.