4.5. LA LEGALIZZAZIONE DELL'ABORTO
«Nel 1920 di fronte alla disastrose conseguenze dell’aborto clandestino (la metà delle donne soffriva di infezioni successive e ne moriva il 4%, nonostante fin dal 1918 fosse introdotto un congedo di tre settimane con salario intero in caso di aborto spontaneo o indotto) il governo sovietico legalizzò l’aborto in ospedale pubblicando un decreto per “proteggere la salute delle donne e che il metodo repressivo in questo campo non raggiunge questo obiettivo”. I risultati furono positivi e non ci furono morti o infezioni a seguito di aborti effettuati nei servizi pubblici, e a partire dal 1925 una diminuzione di mortalità infantile e un aumento del tasso di natalità. Nel 1937 questa normativa cambiò radicalmente. Il Consiglio dei Commissari del CEC del Popolo dell'URSS dopo un’ampia discussione popolare del progetto di legge, durata quasi un anno, decise di proibire la pratica dell’aborto tranne che per quello terapeutico stabilendo una “critica sociale” alle donne che lo praticassero infrangendo la legge, anche con la prigione, poiché la stessa legge presupponeva che le mutate condizioni economiche e sociali potessero essere considerate come il culmine di tutta la lunga e tenace lotta contro l’aborto condotta fin dal 1920».28
28. Ibidem.