21 Novembre 2024

4.2. LE RAGIONI DELL'ATTACCO A STALIN

«Quasi tutte le ricerche sugli anni di Stalin pubblicate nell'ultimo mezzo secolo si basano essenzialmente su pubblicazioni sovietiche dell'epoca di Chruščev. Questo vale anche per molte o la maggior parte delle fonti non dell'emigrazione citate nelle numerose opere di Robert Conquest, come The Great Terror, per la famosa biografia di Bucharin di Stephen Cohen e per molte altre opere. Cohen trae la documentazione per l'ultimo capitolo sugli anni '30 da fonti dell'epoca di Chruščev e dal Rapporto stesso, col risultato che quasi tutti i fatti citati nel capitolo si sono rivelati falsi. Le opere di questo tipo non possono essere prese per buone a meno che, e solo nella misura in cui, le affermazioni ivi contenute non possano essere verificate in maniera indipendente». (Grover Furr)
Questa citazione e i capitoli che seguono di Grover Furr73 danno una spiegazione del comportamento di Chruščev. Al di là dei giudizi perentori con cui Furr affibia i peggiori epiteti possibili a Chruščev, i fatti riportati sono inequivocabili e spiegano in maniera adeguata certi eventi concernenti la “destalinizzazione”, aprendo una diversa prospettiva che merita di essere esplorata:
«Perchè l'ha fatto? Quali erano le sue vere motivazioni? Quelle da lui addotte non possono essere prese per buone. Le “rivelazioni” di Chruščev erano false ed egli, o lo sapeva (nella maggior parte dei casi), o non se ne curava affatto. Chruščev doveva certo avere motivazioni reali, ma sono proprio quelle su cui nel discorso al XX Congresso e poi anche per tutto il resto della sua vita ha mantenuto il silenzio. In altre parole dietro il “rapporto segreto” universalmente conosciuto ce n'è un altro, reale, che è rimasto segreto, mai divulgato. In queste pagine mi propongo soprattutto di sollevare questa questione, non tanto di fornire una risposta. Mi limiterò a menzionare alcune possibilità e alcuni ambiti su cui approfondire la ricerca, alcuni ovvii, altri meno. È certo che Chruščev, gettando la colpa su Stalin e iniziando le “riabilitazioni”, voleva prevenire la possibilità che qualcuno sollevasse la questione della sua responsabilità nelle ingiustificate repressioni di massa degli anni '30. Probabilmente pensò che le “riabilitazioni” - che i “riabilitati” fossero stati colpevoli o meno - lo avrebbero reso popolare tra le alte sfere del partito. E poi forse a Mosca e in Ucraina, dove la reputazione che s'era fatto come architetto delle repressioni di massa era ben meritata e ben conosciuta, attribuire la responsabilità a Stalin defunto e al tempo stesso prendere le difese delle vittime e, quel che più importa, delle famiglie sopravvissute, avrebbe attenuato l'ostilità che molti devono aver nutrito nei suoi confronti. Finora il rapporto di Chruščev è stato preso per oro colato, ma la ricerca che abbiamo condotto dimostra che prenderlo a quel modo era sbagliato. Questo ci lascia con un certo numero di questioni aperte. Perchè Chruščev presentò il rapporto? Perchè arrivare a tali estremi - false ricerche, occultamento di documenti autentici - e spendersi politicamente in quel modo per pronunciare un discorso che in pratica non conteneva nient'altro che falsità? Una risposta è venuta dal Partito Comunista Cinese: Chruščev e i suoi alleati volevano portare l'URSS su una traiettoria politica radicalmente diversa da quella che aveva preso, secondo loro, sotto Stalin. Abbiamo brevemente accennato a certe misure economiche e politiche prese sotto Chruščev che la direzione del PCC considerò come abbandono di fondamentali principî marxisti-leninsiti. C'è sicuramente una parte di verità in questa teoria. Tuttavia una base per idee di quel tipo già esisteva nell'URSS. Quelle politiche, che vengono adesso identificate con Chruščev e i suoi epigoni, Brežnev e gli altri, affondano le loro origini nel periodo immediatamente successivo alla scomparsa di Stalin, ben prima che Chruščev riuscisse a dominare la direzione sovietica. Anzi, molte di quelle politiche possono essere ricondotte agli ultimi anni '40 e ai primi '50, il periodo “tardo staliniano”. È difficile capire in che misura Stalin stesso abbia appoggiato o si sia invece opposto a queste politiche. Negli ultimi anni della sua vita Stalin fu sempre meno attivo politicamente. A più riprese sembra che abbia cercato di far imboccare un percorso diverso verso il comunismo, così per esempio nel suo ultimo libro Problemi economici del socialismo nell'URSS (1952) e al XIX Congresso del Partito, nell'ottobre 1952. Mikojan in seguito scrisse che le ultime idee di Stalin rappresentavano “un'incredibile deviazione di sinistra”. E immediatamente dopo la sua morte la “direzione collettiva” fu unanime nel cancellare ogni menzione del libro di Stalin e nell'abbandonare il nuovo sistema di direzione del partito. Chruščev utilizzò l'attacco a Stalin e Berija come un'arma contro gli altri membri della “direzione collettiva”, in particolare Malenkov, Molotov e Kaganovič. La cosa però non era priva di rischi. Come poteva escludere che non avrebbero mosso le stesse accuse o anche peggiori contro di lui? In parte ciò può essere dovuto al fatto che Chruščev poteva contare su alleati come Pospelov, che lo aiutarono a “purgare” gli archivi dai documenti sul suo coinvolgimento nelle repressioni di massa.
Chruščev può anche aver capito che, con Berija fuori gioco, l'unico ad avere un “programma”, un piano e l'iniziativa per realizzarlo era lui. Possiamo vedere retrospettivamente che gli altri membri del Presidium in quel periodo furono stranamente passivi. Forse avevano sempre contato su Stalin per assumere l'iniziativa e prendere decisioni importanti. O forse quella che sembrava passività nascondeva uno scontro di idee politiche confinato all'interno dell'organismo dirigente. Lo storico Iuri Žukov ha avanzato una terza teoria. La sua tesi è che lo scopo di Chruščev fosse sbarrare definitivamente la porta alle riforme democratiche con cui Stalin era associato e che i vecchi alleati di Stalin nel Presidium (chiamato Politbjuro fino all'ottobre 1952), e in particolare Malenkov, stavano ancora cercando di promuovere. Quelle riforme puntavano a togliere al partito il controllo della politica, dell'economia e della cultura per trasferirlo ai soviet elettivi. Sarebbe stata in effetti una “perestrojka” o “ristrutturazione”, ma nei limiti del socialismo, all'opposto della piena restaurazione del più rapace capitalismo prodotta dalla successiva “perestrojka” di Gorbačev.
Žukov riporta in dettaglio numerosi momenti nello scontro tra Stalin e i suoi alleati, che volevano rimuovere il partito dalle leve del potere, e il resto del Politbjuro che si opponeva fermamente. Nel maggio 1953 , poco dopo la morte di Stalin, il corpo esecutivo del governo sovietico, il Consiglio (Soviet) dei Ministri, approvò alcuni decreti che toglievano a figure di spicco del partito le “buste” o paghe supplementari, portando così il loro reddito a uno o due livelli al di sotto delle corrispondenti figure governative. Secondo Žukov la riforma fu promossa da Malenkov ed è coerente col progetto di restituire maggior potere al governo sovietico e ridimensionare il ruolo del partito, sottraendogli l'amministrazione del paese, dell'economia e della cultura. Significativamente ciò fu fatto prima della soppressione illegale di Lavrentii Berija che, come adesso sappiamo, sosteneva lo stesso progetto. A fine giugno 1953 Berija fu eliminato, arrestato e detenuto o assassinato per le spicce. In agosto Chruščev riuscì - come non sappiamo - a reintrodurre le “buste” di emolumenti speciali per funzionari di alto rango del partito e anche a far pagare i tre mesi arretrati che non avevano percepito. Tre settimane dopo, proprio al termine di un Plenum del Comitato Centrale, fu ristabilito il posto di Primo Segretario del Partito, che fino al 1934 era chiamato Segretario Generale, e Chruščev fu eletto ad occuparlo. È difficile non vedervi la ricompensa della nomenklatura del Partito per il “suo uomo”. Žukov così conclude:
È mia ferma convinzione che il vero significato del XX Congresso stia precisamente in questo ritorno al potere dell'apparato di Partito. Fu la necessità di occultare questo fatto... che creò il bisogno di distrarre l'attenzione dagli eventi contemporanei e concentrarla sul passato coll'aiuto del 'rapporto segreto'”.
Le prime due spiegazioni, quella anti-revisionista o “cinese” e quella della “lotta di potere” certamente contengono elementi di verità. A mio parere tuttavia la teoria di Žukov rende meglio conto dei fatti che conosciamo ed è insieme coerente con i contenuti del rapporto segreto che, come abbiamo scoperto, è falso praticamente da cima a fondo. Stalin e i suoi sostenitori si erano battuti per un piano di democratizzazione dell'URSS tramite il confronto elettorale. Il piano comportava a quanto pare la dislocazione dei centri di potere nell'URSS trasferendola dai dirigenti di partito come Chruščev a esponenti di governo eletti. Quella riforma avrebbe posto anche le premesse per ristabilire il partito come organizzazione di persone votate alla lotta per il comunismo e non interessate a carriere e guadagni personali. A quanto pare Chruščev sarebbe stato sostenuto dai Primi Segretari del Partito che erano determinati a sabotare quel progetto per perpetuare le loro posizioni di privilegio. Tanto sul piano interno che internazionale, Chruščev perseguì politiche in cui molti osservatori contemporanei ravvisarono una rottura netta rispetto a quelle identificate con la direzione di Stalin. Di fatto cambiamenti politici di questo tipo, non identici a quelli iniziati o propugnati in seguito da Chruščev, ma con essi assai coerenti, furono introdotti subito dopo la morte di Stalin, quando Chruščev era un semplice membro, e non il più importante, del Presidium del Comitato Centrale. Tra le “riforme” più spesso citate, che andavano in senso opposto alle politiche di lungo corso di Stalin troviamo:
-L'apertura a riforme orientate al “mercato”.
-Il concomitante ridimensionamento del ruolo dell'industria pesante e della costruzione dei mezzi di produzione in favore della produzione di beni di consumo.
-In politica internazionale l'abbandono della tradizionale concezione marxista-leninista dell'inevitabilità della guerra con l'imperialismo finché questo esisteva, sostituendola con la necessità di evitare qualsiasi scontro diretto con l'imperialismo, a qualsiasi costo.
-La messa tra parentesi della classe operaia come avanguardia della rivoluzione sociale per accentuare la costruzione di alleanze con altre classi.
-L'idea nuova che il capitalismo possa essere superato senza rivoluzione, con “mezzi pacifici” e per via parlamentare.
-L'abbandono dei piani di Stalin per procedere verso una fase ulteriore del socialismo e verso il vero comunismo.
Chruščev non avrebbe potuto prendere il potere e il suo “rapporto segreto” non lo avrebbe potuto concepire, preparare e presentare ed esso non avrebbe potuto avere il successo che ebbe senza cambiamenti profondi nella società sovietica e nel Partito Comunista dell'URSS».
73. G. Furr, Krusciov mentì, cit., cap. 12 Perchè Kruscev ha attaccato Stalin?, pp. 192-217. Il testo di Furr copre i successivi capitoli fino a Punti deboli irrisolti del sistema sovietico di socialismo compreso.

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