4.13. LA BARBARIE DEI CONCORSI DI BELLEZZA
Nel capitalismo tutto si mercifica, compresa la stessa immagine, coscienza e spiritualità. Gli esseri umani arrivano a desiderare di poter vincere un quarto d'ora di celebrità o una vita di agi vendendo la propria immagine e la propria dignità piuttosto che la propria forza-lavoro. In tal senso va letto anche il passaggio dal capitalismo “puritano” che ha contraddistinto il mondo occidentale fino agli anni '50 a quello “sessualmente liberale” che apre alla mercificazione di qualsiasi cosa, eliminando ogni residuo moralistico erede delle religioni. La battaglia per la libera sessualità, un tempo identificata come una delle vie per la libertà individuale soprattutto dal campo femminista, e teorizzata anche da importanti autori marxisti come Reich e il primo Marcuse, viene progressivamente sussunta dal Capitale, fino a farne uno dei tanti settori addomesticati dell'industria culturale (vd Adorno in Dialettica dell'Illuminismo, il secondo Marcuse e il Guy Débord de La società dello spettacolo).
La mercificazione della totalità del reale è il processo tendenziale che spiega la trasformazione della donna in innocua icona sexy, processo che ben si coniuga peraltro con le istanze culturali tipiche del patriarcato e del clericalismo maschilista, che continuano a propugnare un ruolo sociale subalterno della donna. La mercificazione della donna assume una delle sue massime espressioni nei concorsi di bellezza, in cui le donne sono esibite come merci mobili di un negozio. Non stupisce quindi che le origini degli attuali cialtroneschi concorsi di bellezza vadano ricercate in Miss America, che si svolse per la prima volta ad Atlantic City nel 1921. La fase preliminare del concorso contemplava anche una sfilata in abiti da sera, numeri musicali ed una giuria (chiaramente tutta maschile). Il concorso assunse la forma attuale soltanto in prossimità della seconda guerra mondiale, quando alle neo elette reginette di bellezza fu chiesto dapprima di intrattenere le truppe impegnate al fronte, ed in seguito di fare promozione ad eventi e prodotti. Abbiamo tutto: una serie di donne giudicate meramente per la loro immagine esteriore e che poi debbano lavorare per la guerra e per la sponsorizzazione delle merci. C'è l'essenza del capitalismo in questa trafila, che prosegue tutt'oggi, nonostante qualche modesta modifica non sostanziale. Inizialmente anche nella prima Unione Sovietica si istituì una parallela “Miss URSS”, ma con dinamiche molto differenti da quelle occidentali. In una società che proponeva la parità assoluta tra uomo e donna non si accettava l'idea di giudicare una donna solo in base all'aspetto estetico, senza meriti e impegno propri. Tant'è che Dusja Vinogradova, la famosa Miss URSS negli anni '30, non ottenne tale “titolo” in una mostra di bellezza, ma per i suoi meriti nel miglioramento della società: la ragazza aveva elaborato una tecnica per dirigere 216 telai automatici, grazie alla sua inventiva. Membro attivo della Lega Comunista della Gioventù, ebbe il tempo di leggere, danzare, impegnarsi nello sport ed entrare all'università. I concorsi di bellezza (un pilastro della società occidentale), pur essendo inesistenti in URSS, furono vietati formalmente dal 1959. Niente donne poco vestite, né modi sfacciati, nessuna celebrazione individualistica e borghese dell’avvenenza. Fu solo con la nomina nel 1985 di Mikhail Gorbačev che iniziò, anche in questo campo, lo sfacelo. Fu lui infatti, nell'ottica di “liberalizzare” la società sovietica, a insistere per la nascita di concorsi di bellezza, per cui con il concorso “Moskow Beauty 1988” venne introdotta anche nell'URSS sempre meno socialista la barbarie dei concorsi di bellezza (qui di fianco vedete una foto dell'epoca), fino a sfociare nella nascita obbrobriosa del concorso Miss URSS, che restò in vigore dal 1989 al 1991. Non solo i comunisti, ma le donne di tutto il mondo dovrebbero maledire da qui all'eternità Gorbačev per aver distrutto una società paritaria in cui la donna aveva un ruolo sociale e diritti impensabili in Occidente.40
40. Fonti usate: A. Lombardo, L'Unione Sovietica, la forza dei numeri, 12 novembre 2014, pubblicato su http://www.resistenze.org/sito/te/cu/ur/cuurem12-015352.htm; S. Stefanini, Miss Comunista, le foto del primo concorso di bellezza sovietico nel 1988, 17 luglio 2015, disponibile su https://www.dailybest.it/society/urss-miss-concorso-bellezza-comunista/.