4.1. L'ORGANIZZAZIONE MILITARE DELL'ESERCITO DA TROCKIJ A STALIN
Come abbiamo visto la formazione dell'Armata Rossa fu affidata a Lev Trockij, che ne assunse il comando supremo dal 1918 al 1923. Trockij realizzò e coordinò il corpo militare basandosi sulle teorie di Clausewitz e di Jaurès, progettando un esercito popolare di tipo nuovo pur dovendo mantenere, nel caos della guerra civile, alcuni dei sistemi militari tradizionali. Il reclutamento, inizialmente volontario, divenne obbligatorio dal 29 maggio 1918 per gli uomini dai 18 ai 40 anni. L'Armata rossa non ebbe né il saluto militare né un sistema definito di gradi (venne istituito un ruolo di comando di basso livello chiamato «comandante», ma con il ruolo simile a quello di un tenente), gli ufficiali venivano scelti tramite elezioni, ma in seguito la nomina fu operata dall'alto, tenendo conto delle competenze specifiche. Per sostenere il reclutamento di massa, vennero formati Commissariati Militari Regionali (voenkomat). Durante la guerra civile furono arruolati ufficiali che avevano militato nel vecchio esercito zarista (come il Generale Aleksej Brusilov), al fine di sfruttare le loro esperienze professionali. L'Armata Rossa, che dal 1919 ebbe uno suo stato maggiore, divenne la milizia nazionale e, dal 1922, l'esercito dell'URSS. Le autorità bolsceviche istituirono una commissione speciale, sotto la supervisione di Lev Glezarov, la quale aveva il compito di reclutare ex-ufficiali e sorvegliare il loro operato. Nell'agosto 1920 si contavano 315.000 ex-ufficiali, molti dei quali occuparono il ruolo di «consiglieri militari». Molti uomini dell'esercito imperiale, tra cui anche un membro del Consiglio Militare Supremo, Mikhail Bonch-Bruevich, erano già passati dalla parte dei bolscevichi dopo la Rivoluzione d'Ottobre. Trockij introdusse anche l'assegnazione ad ogni unità dell'Armata rossa di un commissario politico (Politruk), che aveva il ruolo di avallare le decisioni dei comandanti militari. Tale presenza perse la sua importanza alla fine della guerra civile. Il successo dell'Armata rossa guidata da Trockij contro gli eserciti bianchi nella guerra civile (1917-1921) mitizzò il corpo militare e permise allo Stato sovietico di sopravvivere. Lo scrittore Thomas Seltzer affermò:
«Se Trockij non può comprendere le piccole ridicole sottigliezze dell'etichetta diplomatica, né l'astuzia del buon diplomatico, egli comprese completamente come trarre vantaggio da tutte le moderne applicazioni e metodi di gestire un ufficio di guerra. Nessun ufficio di guerra sotto lo Zar avrebbe potuto vantare l'ordine apportato da Trockij. Tutto funzionava come un orologio svizzero, con energia ed efficienza. [...] Nell'Armata Rossa, egli dispone di tutti i giovani energici uomini della nazione assemblati e sotto la sua diretta influenza. Egli s'è preso carico della loro educazione. La maggioranza di loro ha imparato a leggere e scrivere nelle sue scuole militari. Il modo in cui loro esprimono questo fatto è che lui ha dato loro “nuovi occhi”. [...] Trockij è l'idolo dell'Armata Rossa. Il suo vigore fisico sbalorditivo ed il suo ordine ben poco russo, il suo coraggio personale ed il suo disprezzo incurante delle abitudini fanno apparire i suoi predecessori come ottusi e retrogradi. Egli ha creato nei suoi allievi una profonda insoddisfazione per tutto ciò che è vecchio e logoro. Questi giovani uomini arrivano dai villaggi di ogni provincia della Russia. Quando tornano nelle loro case essi guardano al villaggio con disapprovazione e col desiderio di cambiare ogni cosa. In breve tempo, a causa delle loro conoscenze superiori, essi diventano uomini importanti, guidando i loro Soviet locali e presenziando ai Congressi di Mosca. Egli sa come attirare giovani audaci da ogni dove. La sua scuola favorita, l'Accademia Militare di Mosca, dove lo stato maggiore viene addestrato, è piena di questi soldati di fortuna […]. Ai soldati è anche insegnato l'interesse verso il culturismo e giochi tipo il rugby. Ci fu molto eccitamento nell'Armata Rossa quando la squadra russa sconfisse una squadra composta da delegati stranieri al Terzo Congresso dell'Internazionale a Mosca. I soldati sono anche spronati a frequentare gallerie d'arte e teatri. Nei club militari si tengono esibizioni artistiche e conferenze sull'arte. Qui i soldati possono anche scrivere e mettere in scena loro proprie rappresentazioni; molte di queste sono a proposito della rivoluzione e lasceranno presto senza dubbio il posto ad epiche patriottiche. Trockij crede nella pace. Me lo ha ripetuto quasi ogni volta che ho parlato con lui, ma egli è, nondimeno, un apostolo della forza. 'Il momento più felice della mia vita', ha detto, 'è stato quando ho pensato di trasformare l'Armata Rossa in un esercito del lavoro per ricostruire la Russia'. Trockij avrebbe probabilmente organizzato con successo questo esercito del lavoro, rendendolo un vero e proprio esercito, con ferree regole e disciplina militare. Un esercito è il perfetto strumento di lavoro per Trockij. Egli preferisce un esercito del lavoro anziché un esercito militare perché il costruire lo rende più felice del distruggere».57
Nel 1923 Trockij viene sostituito da Frunze, il primo marxista che si sia specializzato in questioni militari. Il periodo 1924-28 diventa quello dell'organizzazione dell'esercito, attraverso una maggiore formazione costituita in maniera specialistica nelle accademie militari. Viene fondata una Società di scienze militari che avrà ramificazioni in tutto il Paese. Si è parlato di inizio della «controrivoluzione stalinista» ma in realtà già nel 1918 aveva incoraggiato questi sforzi di professionalizzazione: «per l'inizio sarebbe molto utile conoscere a fondo tutto quello che c'era di positivo nella civiltà borghese. Imparate, formate delle forze giovani, ma non affrettatevi a proclamare la teoria dell'arte militare proletaria. Rischiereste di cadere nella presunzione comunista». Frunze dedica un grande sforzo per elevare il livello intellettuale dell'esercito. Studia i problemi economici che pone una guerra moderna e indica le vie di sviluppo dell'economia dell'URSS, che avranno certo un peso nelle considerazioni politiche con cui si darà precedenza all'industria pesante rispetto a quella leggera. Frunze è infatti convinto che la guerra sarà destinata ad essere una guerra di macchine, pur rimanendo fondamentale il fattore umano. Con la sua morte, nel 1928 la guida dell'Armata Rossa passerà a Tuchačevskij, generale di epoca zarista “convertito” e anch'egli teorico della “meccanizzazione” dell'esercito. Sarà con lui che si tornerà alle antiche forme degli eserciti regolari e si ricostruirà un corpo di ufficiali. Su di lui però arriveranno i sospetti di complotti controrivoluzionari, come avremo modo di vedere più avanti.
Durante la Seconda guerra mondiale la direzione totale dell'Armata Rossa passerà direttamente nelle mani di Josif Stalin, che la condusse alla vittoria sul nazifascismo. Stalin scrisse anche le sue riflessioni sui «princìpi essenziali sui quali debba essere costruita la potenza di un esercito». Eccoli, nell'ordine in cui li classifica:
«1. Solidità nelle retrovie. “La migliore forza armata sarà distrutta – dice Lenin – se non trarrà la sua forza da retrovie solide, e non avrà il sostegno e la simpatia della popolazione”. Non è questo l'insegnamento del 1905 e del 1917? L'esercito che non è sostenuto moralmente da tutta la nazione, che non riceve dalle retrovie tutto quello che gli occorre per vivere e per combattere, è condannato alla disfatta, quali che siano le sue virtù. È l'organizzazione della nazione in tempo di guerra che determina la potenza dell'esercito.
2. Il morale è la prima virtù di un esercito efficace. Il morale e la sua esaltazione a mezzo dell'educazione sono posti da tutti i grandi condottieri russi in primissimo piano: per combattere bene occorre voler combattere e non si combatte bene se non quando la causa che si difende è giusta o appare tale. “L'uomo non teme la morte se si batte per una causa giusta. Il morale è il fattore determinante” (Stalin). “La funzione decisiva – dice Frunze – non appartiene al materiale. Dietro al materiale si trova sempre un uomo vivente, senza il quale la tecnica è cosa morta”. Occorre un ideale per infiammare i cuori umani.
3. Il numero e l'addestramento. Passiamo al numero, “i grossi battaglioni hanno sempre ragione”. L'addestramento sottintende sia un'istruzione solida, pratica, continua, mirante esclusivamente a ciò che è necessario per la guerra, che la necessità di essere sempre pronti a entrare in campagna. Occorre vivere sul piede di guerra. Pietro e Suvorov lo preconizzavano e i sovietici vogliono essere “in stato di mobilitazione permanente” (Čuvikov).
4. Armamento e materiale. Fornire all'esercito un materiale e un armamento superiore a quello del nemico è un imperioso dovere per i governanti dello Stato. L'oblio di questo principio da Nicola I in poi è costato all'esercito russo inutili effusioni di sangue nel 1854-55, nel 1877 e soprattutto nel 1914-18. “Il nostro paese ha realizzato un'industria socialista, base materiale ferma per l'organizzazione delle forze armate. Noi abbiamo fabbriche di primissimo ordine che producono materiale di ogni genere” (Stalin).
5. Il valore dei quadri. La selezione dei quadri, basata sul merito, sul valore e il rendimento, effettuata alla prova del fuoco, è sempre stata auspicata dai grandi capitani russi. “In nessun luogo si richiede a un uomo tanta elasticità, intelligenza, fermezza e volontà quanto a un capo militare durante il combattimento. Dal valore dei quadri, dalla loro preparazione, dipende il rendimento dell'esercito” (Čuvikov). “La storia mostra che eserciti possenti sono stati battuti perché i loro capi avevano mancato di fermezza”».58
2. Il morale è la prima virtù di un esercito efficace. Il morale e la sua esaltazione a mezzo dell'educazione sono posti da tutti i grandi condottieri russi in primissimo piano: per combattere bene occorre voler combattere e non si combatte bene se non quando la causa che si difende è giusta o appare tale. “L'uomo non teme la morte se si batte per una causa giusta. Il morale è il fattore determinante” (Stalin). “La funzione decisiva – dice Frunze – non appartiene al materiale. Dietro al materiale si trova sempre un uomo vivente, senza il quale la tecnica è cosa morta”. Occorre un ideale per infiammare i cuori umani.
3. Il numero e l'addestramento. Passiamo al numero, “i grossi battaglioni hanno sempre ragione”. L'addestramento sottintende sia un'istruzione solida, pratica, continua, mirante esclusivamente a ciò che è necessario per la guerra, che la necessità di essere sempre pronti a entrare in campagna. Occorre vivere sul piede di guerra. Pietro e Suvorov lo preconizzavano e i sovietici vogliono essere “in stato di mobilitazione permanente” (Čuvikov).
4. Armamento e materiale. Fornire all'esercito un materiale e un armamento superiore a quello del nemico è un imperioso dovere per i governanti dello Stato. L'oblio di questo principio da Nicola I in poi è costato all'esercito russo inutili effusioni di sangue nel 1854-55, nel 1877 e soprattutto nel 1914-18. “Il nostro paese ha realizzato un'industria socialista, base materiale ferma per l'organizzazione delle forze armate. Noi abbiamo fabbriche di primissimo ordine che producono materiale di ogni genere” (Stalin).
5. Il valore dei quadri. La selezione dei quadri, basata sul merito, sul valore e il rendimento, effettuata alla prova del fuoco, è sempre stata auspicata dai grandi capitani russi. “In nessun luogo si richiede a un uomo tanta elasticità, intelligenza, fermezza e volontà quanto a un capo militare durante il combattimento. Dal valore dei quadri, dalla loro preparazione, dipende il rendimento dell'esercito” (Čuvikov). “La storia mostra che eserciti possenti sono stati battuti perché i loro capi avevano mancato di fermezza”».58
Nel suo periodo di massima espansione d'organico, durante la seconda guerra mondiale, l'Armata Rossa diretta dal PCUS di Stalin è arrivata a contare 11 milioni di effettivi tra ufficiali, sottufficiali e soldati. Dopo la vittoria sulla Germania nazista il numero è stato ridotto a circa 3 milioni. Nel 1946 la denominazione Armata Rossa venne, almeno ufficialmente, modificata in Armata Sovietica.
57. Citato in Lev Trotsky, disponbile su http://www.sitocomunista.it/marxismo/trotsky/trotsky_biografia.html.
58. S. Andolenko, Storia dell'esercito russo, cit., pp. 450-451, 486-487.