21 Novembre 2024

4.1. ASCESA E DECLINO DI CHRUSCEV (1953-64)

Alla morte di Stalin, il 5 marzo 1953, la figura inizialmente dominante è Berija, in qualità di potente Ministro degli Interni e della Sicurezza statale. Berija viene però rimosso già nell'estate del 1953. Chruščev diventa segretario del partito ma all'inizio prevale il modello di una gestione collegiale del Partito. Già nel 1954 diventa chiaro però che è lui ormai il leader del gruppo. Tra le prime azioni prese la liberazione di un milione di prigionieri dai gulag (che verranno chiusi del tutto dal 1960), mentre nel 1955, in parallelo alla costruzione del Patto di Varsavia si inizia anche a parlare di “coesistenza pacifica” e della necessità di limitare le armi nucleari presenti a livello mondiale.
L'atto che fa diventare Chruščev famoso è la “destalinizzazione” avviata nel 1956 al XX Congresso del PCUS, con un discorso (non concordato con il resto del gruppo dirigente) ormai notoriamente smontato e falsificato in ogni suo punto, tanto da essere aspramente criticato all'epoca anche da Mao Tse-Tung. Al discorso segue comprensibilmente uno choc internazionale e interno. Scoppiano disordini in Polonia e Ungheria nel 1956. Sotto la sua gestione si aggrava la disgregazione del blocco comunista internazionale, con l'allontanamento progressivo di Albania, Romania e Cina (che accusa Chruščev di revisionismo, rompendo nel 1960 le relazioni, ulteriormente appesantite dai successivi fatti di Cuba), compensata parzialmente dal riavvicinamento con la Jugoslavia di Tito, le cui ricette economiche (in epoca staliniana bollate come revisioniste) vengono ora proposte e applicate in Polonia e Ungheria dai nuovi corsi politici successivi alle fallite rivolte.
Nel 1957 su spinta di Chruščev si dà avvio ad una sempre più marcata decentralizzazione dell'economia industriale, nell'ambito della quale nascono i Consigli regionali per l'economia. Il proposito di Chruščev è di aumentare la produzione agricola puntando sullo sviluppo dei beni di consumo e dei prodotti agricoli. In teoria ciò dovrebbe prevedere una maggiore autonomia ai kolchoz ma nella sostanza questa decentralizzazione penalizza lo sviluppo delle fattorie collettive. Investimenti ingenti sono dedicati all'introduzione di tecniche occidentali ma molti altri sono sottratti allo sviluppo dell'economia industriale per finanziare il fallimentare progetto delle “terre vergini” (ossia l'intento di colonizzare nuove immense distese di terreni improduttivi in Siberia occidentale e Kazakistan) e l'altrettanto assurdo tentativo di imporre la produzione del mais in URSS. Chruščev sfrutta ampiamente il successo costituito dallo sviluppo nucleare e aerospaziale del paese, che è il primo a mandare nello spazio un satellite (Sputnik, 1957), un uomo (Gagarin, 1961) e una donna (Tereškova, 1963). Chruščev sfida gli USA nello sviluppo delle condizioni di vita, affermando di voler «costruire il comunismo» in pochi anni. Dedica ampi investimenti nei settori della chimica, della produzione del petrolio e del gas naturale. Avvia inoltre ingenti programmi per l'edilizia di massa in un paese ancora semi-distrutto dalla guerra. I successi spaziali sono usati da Chruščev per mascherare l'arretratezza dello sviluppo nucleare missilistico del paese, rispetto ai progressi statunitensi. Nel 1960 viene abbattuto un aereo spia americano U-2. Dal 1961 gli USA hanno satelliti spia e si rendono conto della debolezza del programma missilistico sovietico, capendo così il costante bluff di Chruščev portato avanti negli anni '50. Nel 1961 viene eretto il muro di Berlino, mentre la crisi di Cuba del 1962 sembra portare per qualche giorno il mondo vicino alla catastrofe nucleare.
Dal punto di vista culturale e scientifico con la destalinizzazione arriva Il disgelo di Erenburg, un'opera che si sofferma sull'enfatizzare il nuovo clima più disteso e permissivo, nonostante lo stesso Chruščev sia ricordato per i suoi personali pessimi rapporti con gli artisti. In questo periodo si concede di scrivere e pubblicare le opere di Solženicyn sui gulag. Incrinando la politica del “realismo socialista” si ha un boom di ristampe di opere letterarie anni '20 di stile modernista. L'era di Chruščev è stata definita più “liberale” rispetto alla precedente, anche se non sono mancate campagne propagandistiche contro le religioni che vanno a colpire indirettamente alcuni autori come Dostoevskij, le cui opere diventano reperibili con maggiore difficoltà in questo periodo. È infine nel 1958 lo “scandalo” del Nobel dato a Pasternak per Il dottor Zivago.
In questo periodo avviene l'impetuoso sviluppo scientifico sovietico (viene ad esempio creata una cittadella accademica dal nulla a Akademgorodok, con 50 mila scienziati), ma permangono ancora grosse arretratezze: perpetuando la scelta di Stalin, anche Chruščev sostiene le posizioni dell'agronomo Lysenko e condanna la genetica moderna, arrivando anche a definire la cibernetica una «pseudoscienza», condannando così l'URSS ad accumulare un grave ritardo su diversi settori rispetto all'Occidente. Il corso di Chruščev non procede indisturbato: l'opposizione interna nel partito della “vecchia guardia stalinista” per il nuovo corso sgradito porta alla sua tentata estromissione nel 1957, in un piano di destituzione che fallisce per l'intervento dell'esercito e per il sostegno del Comitato Centrale del Partito. Ciò porta all'allontamento ed all'estromissione dal potere di Molotov, Malenkov e Kaganovič. Il secondo tentativo, nel 1964, viene invece marcato dal successo e porta alla sua sostituzione con Brežnev. Tra le accuse principali rivolte a Chruščev nell'atto della destituzione, quelle di aver gestito il Partito non rispettando una Direzione collegiale e di aver reintrodotto nei fatti un “culto della personalità” per la propria persona.72
71. Per chi fosse interessato ad un ampio e dettagliato approfondimento è consigliato R. Zanetti, Il caso Lysenko. I rapporti dialettici della natura e della società, Ezeta.net-CCDP, 19 giugno 2008.
72. Per questo profilo generale si sono utilizzati P. Bushkovitch, Breve storia della Russia, cit., cap. 21-23, oltre che l'impostazione teorica complessiva presente in K. Gossweiler, Contro il revisionismo, cit..

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