3.5. GLI ATTI TERRORISTICI E L'ATTENTATO A LENIN
A fine agosto si intensificarono gli attentati e le azioni terroristiche degli oppositori politici. A Pietrogrado era stato assassinato Urickij, importante dirigente rivoluzionario locale, ma soprattutto, mentre Dzeržinskij si trovava nell'ufficio di Urickij per indagare sulla sua morte, fu raggiunto da un telegramma:
«“Nella notte del 30 agosto, all'uscita dalla fabbrica Michelson, Lenin è stato gravemente ferito. Ha sparato una donna, membro del partito dei socialisti-rivoluzionari di destra, di nome Kaplan...”. Dzeržinskij si portò le mani al petto: sentì un forte dolore al cuore e la vista gli si annebbiò. A poco a poco si riprese, e allora ricordò nitidamente Il’ič e le sue parole di congedo:
«“Nella notte del 30 agosto, all'uscita dalla fabbrica Michelson, Lenin è stato gravemente ferito. Ha sparato una donna, membro del partito dei socialisti-rivoluzionari di destra, di nome Kaplan...”. Dzeržinskij si portò le mani al petto: sentì un forte dolore al cuore e la vista gli si annebbiò. A poco a poco si riprese, e allora ricordò nitidamente Il’ič e le sue parole di congedo:
-Hanno assassinato lo splendido tribuno popolare Volodarskij; è passato solo un mese e hanno assassinato Urickij. Vada, Feliks, e indaghi su quello che succede a Pietrogrado. Dobbiamo rispondere al terrore bianco con il terrore rosso e dobbiamo stimolare un terrore energico e di massa nei confronti dei controrivoluzionari. Diversamente, i terroristi ci considereranno degli stracci! […]
L'assassinio di Lenin faceva parte dei piani del rappresentante speciale del gabinetto di guerra inglese, Bruce Lockhart. Costui, insieme all'ambasciatore francese Nulance e ad alcuni altri rappresentanti stranieri, tesseva un grande complotto al fine di rovesciare il potere sovietico. Ma la VCK manteneva sotto costante controllo i movimenti di Lockhart. Lockhart neppure sospettava che i capi lettoni Jan Bujkis ed Eduard Berzin, da lui “arruolati”, agivano per conto della Commissione Straordinaria e che le enormi quantità di denaro che elargiva loro per corrompere i tiratori lettoni che montavano la guardia al Cremlino, andavano a finire nell'ufficio di Dzeržinskij. Il nuovo colpo era venuto da un'altra parte; era stato assestato dai socialisti-rivoluzionari di destra. Ed era forse stata presente la mano di Lockhart? Dzeržinskij poteva essere sicuro che tutti i piani dell'agente inglese fossero stati completamente scoperti? In un'altra situazione sarebbe stato necessario continuare ad osservare i cospiratori, ma in quel momento non era possibile. Dzeržinskij dette simultaneamente l'ordine, a Pietrogrado e a Mosca, di incominciare a liquidare la cospirazione di Lockhart e si diresse lui stesso a Mosca con il primo convoglio ferroviario. […] Feliks pensava ai diversi fronti di quel cerchio di fuoco che si stringeva intorno alla Russia sovietica e cercava di determinare il posto occupato dai socialisti-rivoluzionari di destra nel campo della controrivoluzione. Gli interventisti stranieri a nord, a sud e in Estremo Oriente sbarcavano nuovi contingenti di truppe. La pressione esercitata dagli eserciti bianchi di Kolčak, Denikin e altri generali bianchi cresceva, stimolata dall'aiuto straniero sul piano tecnico, materiali e militare. Sul Volga continuavano i duri combattimenti con il contingente dell'esercito cecoslovacco e le truppe della Komuc. E ovunque gli interventisti e le guardie bianche ricevevano l'aiuto dei socialisti-rivoluzionari di destra. Questi facevano parte dei “governi” bianchi costituitisi in diverse parti del paese, coprendo con la loro bandiera “socialista” la restaurazione dell'ordine borghese-latifondista; incitavano i kulaki alla rivolta nelle retrovia dell'Armata Rossa; facevano spionaggio a vantaggio delle guardie bianche. E ora ricoprivano pure il ruolo di assassini dei dirigenti della classe operaia. Il terrore bianco non ricadeva solo sui quadri dirigenti del partito e dello Stato nella repubblica sovietica. In tutto il Paese i controrivoluzionari assassinavano attivisti locali, militanti comunisti, operai appartenenti ai distaccamenti per la requisizione degli alimenti, contadini dei comitati dei poveri. […] La notizia dell'attentato alla vita del capo della rivoluzione scosse il paese. […] Gli operai, i contadini e i soldati dell'Armata Rossa inviavano i loro saluti al compagno Lenin, gli auguravano una pronta guarigione e chiedevano la liquidazione implacabile dei controrivoluzionari».
Il Comitato Esecutivo Centrale Panrusso il 2 settembre ratificò che «al terrore bianco dei nemici del potere operaio-contadino, gli operai e i contadini risponderanno con il terrore rosso di massa contro la borghesia e i suoi agenti». La volontà di reagire con forza fu ribadita anche dal Consiglio dei Commissari del Popolo in una risoluzione del 5 settembre.45
45. Ibidem.