21 Novembre 2024

3.12. L'IMPEGNO PER LA PACE E LA SICUREZZA DEI POPOLI DEL MONDO

«Compagni! Nel periodo in esame il Comitato Centrale e il Governo sovietico hanno fatto tutto quanto era in loro potere per assicurare condizioni pacifiche alla costruzione del comunismo nell'URSS, per smascherare e frustrare le azioni delle forze imperialistiche aggressive, per difendere il socialismo, la libertà dei popoli, la pace. Nella nostra politica noi, respingendo recisamente l'aggressione, abbiamo seguito in pari tempo una linea costruttiva, volta a comporre i problemi internazionali giunti a maturazione, a mantenere relazioni normali e, la situazione permettendo, anche buone, con gli Stati che appartengono ad un sistema sociale diverso. Come nel passato, abbiamo difeso con coerenza il principio leninista della coesistenza pacifica degli Stati a diverso sistema sociale. Oggi questo principio è diventato una forza reale dello sviluppo internazionale. Permettetemi di soffermarmi su importantissimi problemi internazionali, che a causa della loro acutezza o delle eventuali conseguenze per l'avvenire hanno richiesto una vostra particolare attenzione. Prima di tutto sono gli avvenimenti nel Sud-Est asiatico. La guerra aggressiva scatenata dai circoli dirigenti degli USA in questa regione del mondo non procura al popolo americano corone d'alloro, ma decine di migliaia di corone funebri. Per tutti coloro che sanno guardare realisticamente alle cose deve essere chiaro che la ferma volontà del popolo vietnamita di essere padrone del proprio paese non può essere spezzata né da un aperto intervento armato, né dal sabotaggio delle trattative, né dall'impiego su scala sempre più vasta dei mercenari.
La cosiddetta “vietnamizzazione” della guerra, cioè il piano di sterminio dei vietnamiti per mano dei vietnamiti nell'interesse di Washington, e l'estensione dell'aggressione alla Cambogia e al Laos non aiuteranno l'America ad uscire dal pantano della sporca guerra in Indocina, a cancellare l'onta, di cui hanno macchiato questo paese coloro che hanno scatenato l'aggressione e che la continuano. Vi è una sola via per risolvere il problema vietnamita. Essa è indicata chiaramente nelle proposte del governo della RDV e del Governo rivoluzionario provvisorio della Repubblica del Sud Vietnam, proposte che noi appoggiamo fermamente. L'Unione Sovietica chiede risolutamente che sia posta fine all'aggressione imperialistica contro i popoli del Vietnam, della Cambogia e del Laos. Il nostro paese è stato, è e rimarrà un sostenitore attivo della giusta causa degli eroici popoli dell'Indocina. Un altro “punto caldo” della politica mondiale è il Medio Oriente. La crisi sorta in seguito all'attacco di Israele contro la RAU, la Siria e la Giordania, è una delle più gravi nello sviluppo delle relazioni internazionali nel periodo in esame. Insieme ai paesi socialisti fratelli abbiamo fatto tutto il necessario per fermare e condannare l'aggressione. Questa questione è stata posta al Consiglio di sicurezza dell'ONU con l'urgenza che richiedeva. Dietro nostra richiesta è stata convocata una sessione straordinaria dell'Assemblea Generale. L'URSS e altri paesi fratelli hanno rotto le relazioni diplomatiche con Israele, il quale ha ignorato le decisioni dell'ONU sulla cessazione del fuoco. Il nostro paese ha contribuito a ristabilire il potenziale difensivo degli Stati arabi aggrediti e soprattutto della RAU e della Siria, con le quali la collaborazione si rafforza di anno in anno. Recentemente la Repubblica Araba Unita ha promosso importanti iniziative. Essa ha dichiarato di accettare la proposta del rappresentante speciale dell'ONU Jarring e di essere disposta a concludere un accordo di pace con Israele, se le truppe israeliane saranno ritirate dai territori arabi occupati. La RAU ha proposto pure di adottare misure per riprendere quanto prima la navigazione sul canale di Suez. In tal modo la posizione della parte araba offre una base reale per la soluzione della crisi nel Medio Oriente. Il rifiuto del governo di Israele di accettare tutte queste proposte, le pretese impudenti di possedere terre arabe, apertamente proclamate da Tel-Aviv, mostrano ora con tutta chiarezza chi si oppone alla pace nel Medio Oriente e per colpa di chi perdura in questa regione un pericoloso focolaio di guerra. Al tempo stesso è sempre più evidente il ruolo poco invidiabile di coloro che incoraggiano gli estremisti israeliani, il ruolo assolto dall'imperialismo americano e dal sionismo internazionale come strumento dei circoli imperialistici aggressivi.
Ma Tel-Aviv, invece, dovrebbe guardare la situazione con spirito realistico. È possibile che i circoli dirigenti di Israele sperino di riuscire ad accaparrarsi impunemente le terre altrui, da essi occupate? I vantaggi conseguiti dagli invasori in seguito all'attacco brigantesco sono, in ultima analisi, illusori. Essi scompariranno, come svanisce il miraggio fra le sabbie del Sinai. E quanto più sarà tirata per le lunghe la sistemazione politica nel Medio Oriente, tanto maggiori saranno l'indignazione dell'opinione pubblica mondiale e l'odio dei popoli arabi per l'aggressore e i suoi protettori, tanto maggiore sarà il danno che i governanti di Israele arrecheranno al proprio popolo, al proprio paese. L'Unione Sovietica appoggerà fermamente anche in avvenire gli amici arabi. Il nostro paese è pronto a partecipare insieme alle altre potenze, membri permanenti del Consiglio di sicurezza, alla creazione di garanzie internazionali della sistemazione politica nel Medio Oriente. Una volta raggiunta questa sistemazione, potrebbero essere esaminati, secondo il nostro parere, ulteriori passi volti ad assicurare una distensione militare in questa regione e, in particolare, a trasformare il Mediterraneo in un mare di pace e di collaborazione amichevole».39
39. Ibidem.

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