3.1. IL MOVIMENTO DEI PARTIGIANI DELLA PACE
Per ricostruire questa Storia ci affidiamo al Centro di Cultura e Documentazione Popolare:
«nell’aprile 1949 a Parigi nasce ufficialmente il Movimento dei Partigiani della Pace65. La denominazione discende dall’esperienza della resistenza europea e asiatica e raccoglieva il messaggio della politica antimperialista e della cultura antifascista. La lotta sarà indirizzata all’interdizione dell’arma atomica e all’incontro delle cinque grandi potenze per un patto di pace con la consapevolezza di poter evitare una nuova disastrosa guerra. Le parole d’ordine sono: LA DIFESA DELLA PACE È IL COMPITO DI TUTTI I POPOLI E L’UNITÀ PER LA DIFESA DELLA PACE È IL PIU’ SACRO DEI DOVERI.
La partecipazione al primo Congresso mondiale per la pace è straordinaria e si intreccia con le manifestazioni contrarie al Patto Atlantico. Giungono a Parigi 2287 delegati di 72 paesi, ma molti sono gli assenti: gli USA impediscono la partenza ai delegati nipponici, mentre la Francia nega i visti di ingresso a Cina, Mongolia, Corea, Unione Sovietica (tra i cui delegati è presente Šostakovič), Bulgaria, Polonia, Ungheria, tutto il blocco dell’est resterà bloccato a Praga. Ci si domanderà: “Chi erige barriere di incomunicabilità tra i popoli?”
Tra gli aderenti: Frédéric Joliot-Curie (premio per la fisica a cui spetterà la presidenza e la relazione introduttiva), Picasso (che dipingerà il manifesto del congresso: la famosa “Colomba della pace”), Aragon, Farge, Amado, Matisse, Ehrenburg, Neruda, Einstein. Nella delegazione italiana guidata da Nenni: Vittorini, Guttuso, Quasimodo, N. Ginzburg, G. Levi, G. Einaudi. Il movimento non è però limitato agli intellettuali, anzi vuole rivolgersi alle masse.
Il discorso introduttivo di Curie tocca i seguenti temi:
-l’ONU: che deve ritrovare la sua funzione originaria poiché risulta esser sempre più uno strumento di parte in favore degli USA;
-il piano Marshall e le altre misure di sostegno economico: che di fatto sono usate per asservire politicamente i paesi che vi accedono;
-la lotta per la pace: per dire basta con il pacifismo tradizionale lamentoso: “non siamo qui per chiedere, ma per imporre la pace”.
Il discorso viene inciso su un disco ed inviato immediatamente a Praga dove i “delegati senza visto” condurranno parallelamente i dibattito. Il Congresso termina dopo sei giorni di lavoro (dal 20 al 25 aprile) con la lettura del manifesto, sintesi del dibattito svoltosi:
-rispetto della carta dell’ONU, rifiuto di “tutte le alleanze militari che vanificano questa carta” e della politica di “opporre un blocco di Stati a un (altro) blocco di Stati”;
-richiesta di “interdizione dell’arma atomica e di tutti i mezzi di distruzione di massa degli essere umani”;
-“controllo internazionale effettivo per l’utilizzazione dell’energia atomica a fini esclusivamente pacifici”;
-riduzione delle spese militari, “schiacciante fardello […] responsabile della miseria dei popoli”;
-“limitazione delle forze armate delle grandi potenze”;
-opposizione al riarmo della Germania e del Giappone;
-contro il colonialismo, per il diritto dei popoli alla “indipendenza nazionale” e a “disporre di sé stessi”;
-difesa delle “libertà democratiche”, la cui limitazione o soppressione è un elemento della preparazione della guerra;
-condanna dell’isteria bellicista, dell’odio razziale, della predicazione dell’inimicizia tra i popoli e denuncia e boicottaggio di “organi di stampa, produzioni letterarie e cinematografiche, personalità e organizzazioni” che propagandino la guerra;
-lotta contro la “guerra fredda”, in nome della collaborazione pacifica tra i popoli.
Viene nominato un comitato centrale con i compiti di:
-promuovere e mobilitare le forze per la pace nelle officine, nelle Università, in tutti i luoghi di aggregazione;
-sostenere tutte le iniziative pacifiste;
-denunciare le azioni contro la pace;
-favorire l’assistenza alle vittime di guerra;
-premiare le opere artistiche per la causa della pace;
-preparare il successivo Congresso;
-dotarsi di un organo di informazione in diverse lingue.
Il Congresso sarà bollato come comunista dalle forze favorevoli al Patto Atlantico, gli USA arriveranno a presentare il Congresso come atto di “spionaggio atomico” con l’obiettivo di indurre gli scienziati a rivelare i segreti atomici americani. Il Vaticano con Pio XII darà pieno appoggio all’Alleanza Atlantica ed esorterà le nazioni contro il “nemico infernale”: il socialismo. Nello stesso periodo il Parlamento italiano deve pronunciarsi per la ratifica del Patto Atlantico. Contro l’adesione alla NATO viene promossa una petizione il 1 maggio 1949. All’indomani il questore di Milano vieterà la raccolta in luoghi pubblici (fabbriche comprese) e privati; non fu un caso isolato. Nonostante questo in due mesi si raccolsero 6.300.000 firme. Nei primi mesi del 1950, a fronte dell’adesione al Patto Atlantico del mondo occidentale, uno degli aspetti in cui si concretizza la lotta per la pace in Europa è la protesta contro lo sbarco delle armi americane destinate ai paesi della NATO. In vari porti di Europa, da Genova ad Amsterdam, da Rotterdam ad Anversa ed Amburgo: i portuali rifiutano lo sbarco delle armi. In Italia il governo risponde con misure repressive, quali il divieto di manifestazione, di tener comizi…
A Roma nell’ottobre del ’49 si tiene una riunione del Comitato mondiale che decide per rivolgere un appello alle assemblee elettive di tutti i paesi e alle loro popolazioni perché vengano discusse ed accolte alcune proposte di pace. Il documento messo ultimato nel dicembre si articola in cinque punti:
-Cessazione della corsa agli armamenti e “riduzione dei bilanci di guerra e degli effettivi militari”;
-Proibizione delle armi atomiche;
-Cessazione delle guerre coloniali in corso (in Indonesia, Malesia , Vietnam ..) e avvio di negoziati diretti ed immediati;
-Cessazione della repressione contro i partigiani della pace;
-Firma, nel quadro dell’ONU, di un patto di pace tra le grandi potenze.
Dopo Parigi e Roma il Comitato del Congresso mondiale dei Partigiani della Pace si riunisce a Stoccolma dal 15 al 19 marzo 1950. Da qui scaturirà il famoso appello per l’interdizione dell’arma atomica. Vi partecipano 150 delegati da tutto il mondo. Ecco il testo integrale del documento:
“Noi esigiamo l’assoluto divieto dell’arma atomica, arma di intimidazione e di sterminio in massa delle popolazioni. Noi esigiamo la realizzazione di un rigoroso controllo internazionale per assicurare l’applicazione di questa decisione. Noi consideriamo che il governo il quale, per primo, utilizzerà contro qualsiasi paese l’arma atomica, commetterà un crimine contro l’umanità e dovrà esser considerato come criminale di guerra. Noi chiamiamo tutti gli uomini di buona volontà di tutto il mondo a sottoscrivere questo appello”.
Si concentra così l’attenzione su uno dei cinque punti definiti a Roma al fine di allargare al massimo le adesioni ed ottenere risultati. Anche così alcuni governi e parlamenti (l’americano e l’inglese in particolare) non prenderanno in esame l’appello. Muta l’atteggiamento della Chiesa che attraverso l’Osservatore Romano si esprime per “l’abolizione di questa terribile ed immane arma”. Sull’Avanti sarcasticamente si fa notare che solo ora il Vaticano lancia il suo monito visto che l’atomica non è più monopolio USA, mentre fino a quanto era nelle sole mani alleate era considerata “un’arma santa”. A Stoccolma si stabilisce inoltre di tenere il II Congresso mondiale nel dicembre del 1950 in Italia. La risposta all’appello è enorme, si raccoglieranno oltre 519 milioni di firme. Per citare alcuni esempi indicativi, a fine agosto (quando la raccolta è già conclusa in alcune nazioni mentre in altre è solo agli inizi) sono censiti: 2 milioni di firme in Birmania, 3 milioni in Brasile, 5,8 milioni in Bulgaria, 156 milioni in Cina, oltre 17 milioni nella Germania dell’Est, 2 milioni nella Germania dell’Ovest, 3,5 milioni in Giappone, oltre 17 milioni nella Germania dell’Est, oltre 10 milioni in Romania, 18 milioni in Polonia, 2 milioni in USA, oltre 115 milioni in URSS. In Italia l’adesione in taluni comuni è addirittura plebiscitaria: si raccolgono 16.680.669 firme pari al 35% della popolazione.
La guerra in Corea. La crisi in Corea, che aspirava alla legittima riunificazione, fornisce a Truman l’alibi per far salire la tensione ed il riarmo. La propaganda USA, che assume il ruolo di gendarme del mondo, accusa i comunisti di aggressione. Il 25 giugno 1950 scoppia la guerra. L’America scatena parallelamente un’offensiva contro i Partigiani della Pace che considerano l’intervento USA come un atto di aggressione verso Corea e Cina. Con il conflitto in Corea si inaspriscono i toni della guerra fredda. Si accentua la repressione anche interna ai paesi. L’Italia fa sapere che rifiuta di ospitare il II Congresso previsto nell’ottobre del 1950 a Genova. A seguito del rifiuto del governo italiano, il comitato decide per la Gran Bretagna come luogo dove tenere il II Congresso: il cuore della maggior potenza atlantica europea. Il governo laburista che, nonostante l’impegno individuale di molti militanti, aveva contrastato il Movimento della Pace, si trova in grave imbarazzo: nulla e nessun potere nella lunga e solida tradizione liberale inglese, poteva vietare lo svolgimento di quell’assise. Nei fatti, quando già i congressisti affluiscono, viene giocata la carta dei visti: negandoli agli indesiderati. Il treno che conduceva i protagonisti e promotori del I Congresso viene praticamente sigillato e invitato a tornare a Parigi. All’ultimo minuto il Congresso sarà spostato a Varsavia: il governo polacco offre i locali e si dichiara pronto a concedere a tutti i visti d’ingresso. L’intervento della Polonia non poteva esser più tempestivo: sul piano internazionale la crisi è esplosiva: “si stanno mettendo in chiaro, negli USA, le procedure per l’uso dell’atomica in Corea”. Nelle manifestazioni si inalberano cartelli che dicono: “Dopo la Corea, la Manciuria, dopo la Manciuria, Mosca”. Il Congresso di Varsavia si conclude con l’approvazione di tre documenti:
1) Appello all’ONU: si apre con la richiesta che l’Organizzazione torni sulla via originaria, cominciando col realizzare un’iniziativa distensiva tra le grandi cinque potenze. Si invitano quindi gli organismi dell’ONU e i parlamentari nazionali dei vari paesi a prendere in esame le seguenti proposte che riassumono il programma generale del Movimento:
-Corea: ritiro degli eserciti stranieri e soluzione pacifica del conflitto interno […]; inoltre cessazione dell’intervento americano a Taiwan (Formosa) e delle ostilità verso la Repubblica del Vietnam;
-Germania e Giappone: condanna categorica di ogni tentativo di violare gli accordi internazionali che ne vietano il riarmo: conclusione rapida del trattato di pace e ritiro delle truppe di occupazione;
-Popoli coloniali: le violazioni usate per mantenere la dipendenza e l’oppressione sono “una minaccia alla causa della pace”, condanna di qualsiasi forma di discriminazione razziale;
-Definizione di aggressione: “è un’azione criminale di uno stato che, per primo, impiega la forza armata contro un altro stato sotto un pretesto qualsiasi”;
-Propaganda di guerra: “uno dei delitti più gravi verso l’umanità”; richiesta ai parlamenti di varare una legge che punisca penalmente chi la effettua, sotto qualsiasi forma;
-MacArthur e bombardamenti in Corea: richiesta che una commissione internazionale esamini i crimini commessi nella guerra, e “in particolare le responsabilità del generale”;
-Interdizione assoluta di tutte le armi di sterminio; denuncia come criminale di guerra del governo che per primo le impiegherà; richiesta che le grandi potenze procedano ad una riduzione delle forze armate da un terzo alla metà, come “prima tappa sulla via del disarmo generale e totale”: ciò non darà “alcun vantaggio di potenza militare a nessuna nazione” mentre avrà effetti su tutti i popoli e per la pace. Istituzione di un consiglio di sicurezza per l’attuazione di dette misure;
-Contro l’economia di guerra, che danneggia le relazioni reciproche; sostegno a rapporti commerciali normali tra i diversi paesi, sulla base del reciproco vantaggio senza discriminazioni.
2) Manifesto ai popoli: rivolgendosi agli uomini e donne di tutto il mondo perché appoggino l’indirizzo del II Congresso mondiale: “non dimenticate che la lotta per la pace è la vostra lotta. Sappiate che centinaia di milioni di Partigiani della Pace unendosi, vi tendono la mano. Essi vi invitano a partecipare alla più bella delle lotte ingaggiate dall’umanità che crede nel suo avvenire. La pace non si attende, la pace si conquista”. Il manifesto si chiude con l’enunciazione di un obiettivo attorno al quale si svilupperà presto una grande campagna mondiale: “l’incontro dei rappresentanti delle cinque grandi potenze”.
3) Risoluzione sulle vittime delle persecuzioni. Adottata per acclamazione vi si denuncia la repressione di cui sono oggetto i Partigiani della Pace, in particolare nell’America Latina, Stati Uniti, Francia, Italia e nei paesi dipendenti dell’Africa e del Medio Oriente. Si chiede la liberazione di tutti i carcerati e si invitano i popoli ad esprimere la loro attiva solidarietà nei confronti delle vittime delle persecuzioni e di quanti si battono per la pace.
L’ONU e il Movimento dei Partigiani della Pace. Dell’ONU il Movimento non ha mai negato l’autorità anche se fatti molto gravi minavano la credibilità dell’Organizzazione:
-la mancata ammissione della Cina Popolare;
-la copertura legale all’intervento USA in Corea;
-la condanna della Cina e la protezione a Formosa;
-il tentativo di discriminare le ammissioni nell’Organizzazione: accettando subito i paesi graditi come l’Italia ed il Portogallo e facendo mille difficoltà per gli altri. Il veto dell’URSS impedì iniquità e nel dicembre del ’55 furono ammessi contemporaneamente 16 paesi tra cui l’Italia ed il Portogallo, ma anche l’Albania, l’Austria, la Giordania, l’Irlanda, la Romania, la Spagna... La fine del ’50 e gli inizi del ’51 vedono acutizzarsi a più riprese il conflitto coreano, da Berlino il Consiglio mondiale per la Pace decide di inviare una delegazione presso l’ONU per consegnare direttamente il documento del Congresso di Varsavia e per un appello alle cinque grandi potenze del mondo: è l’appello di Berlino che dopo quello di Stoccolma farà il giro del mondo. Eccone il testo:
“Per rispondere alle aspirazioni di milioni di uomini del mondo intero, qualunque siano le loro opinioni sulle cause che determinano i pericoli di guerra mondiale; perché la pace sia garantita e perché sia assicurata la sicurezza internazionale; noi chiediamo la conclusione di un patto di pace fra le cinque grandi potenze: Stati Uniti d’America, Unione Sovietica, Repubblica Popolare Cinese, Gran Bretagna, Francia. Noi consideriamo il rifiuto di incontrarsi a questo scopo, come la prova della esistenza di disegni aggressivi da parte di quel governo di una qualsiasi di queste grandi potenze, che se ne rendesse responsabile. Ci rivolgiamo a tutte le Nazioni amanti della pace, affinché appoggino la richiesta di un patto di pace aperto a tutti gli Stati. Noi firmiamo questo appello e invitiamo a firmarlo tutti gli uomini e tutte le donne di buona volontà, tutte le organizzazioni che aspirano al consolidamento della Pace”.
In Italia a fine settembre saranno raccolte 13.825.200 firme, per arrivare poi sino a 16 milioni. Alla fine del ’51 si contano in tutto il mondo 596 milioni di adesioni, che diventeranno nei primi mesi del ’52 oltre 600 milioni. Ecco alcuni esempi: 344 milioni in Cina, 7 milioni in Corea, 10 milioni in Francia, 16,7 milioni nella Germania (plebiscito contro il riarmo), 6 milioni in Giappone, 833.000 in Gran Bretagna, 18 milioni in Polonia, oltre i 117 milioni in URSS, 7,5 milioni in Vietnam. In USA, in pieno maccartismo, a causa della violenta repressione che trova nella condanna dei coniugi Julius e Ethel Rosenberg la sua massima tragicità, l’iniziativa non decolla.
L’11 aprile 1951 Truman destituisce MacArthur. Si viene a sapere che è in progetto il bombardamento atomico della Manciuria: dando appoggio al governo nazionale di Chang Kai-Shek e fomentando la guerra cinese MacArthur riteneva di poter vincere anche in Corea. Truman d’altro canto è consapevole che l’Europa è un punto debole nell’offensiva americana: innanzi tutto perché è ancora provata dalla II Guerra e secondariamente perché i piani di riarmo della Germania erano solo in progettazione. Ai primi di aprile del ’51 il governo francese espelle la segreteria permanente del Consiglio mondiale per la pace che si sposterà a Praga, Vienna e poi Helsinki. Dal 1 al 6 novembre 1951 a Vienna si tiene un’importante assise del Consiglio mondiale per la pace. Il Consiglio approva due documenti: una Risoluzione sul disarmo mondiale, inviata all’Assemblea dell’ONU, che ha come obiettivo l’interdizione delle armi di sterminio di massa attraverso la riduzione progressiva e simultanea degli armamenti e che prevede come atto propedeutico il censimento generale di tutte le armi e gli effettivi.
Il secondo documento, più articolato, è un Appello all’ONU e ai popoli del mondo. In esso si osservava che l’incontro dei cinque Grandi per un patto di pace era conforme allo statuto delle Nazioni Unite, si richiamava quindi l’attenzione sul fatto che la pace non poteva scaturire dall’imposizione della volontà della maggioranza dei membri dell’ONU che rappresentano la minoranza del genere umano, ma da accordi negoziati e consensuali. Quindi per giustizia e realismo la Cina popolare doveva essere ammessa nell’Organizzazione. Il documento chiudeva prendendo in considerazione questioni regionali (la Corea, la Germania...). Il prestigio del Movimento è in ascesa, ne è la prova la partecipazione dell’Egitto, impegnato nella sanguinosa controversia con i colonialisti inglesi per Suez. Il Congresso diventa il riferimento non solo dei movimenti di liberazione nazionale ma anche dei governi in lotta per l’indipendenza.
Le armi batteriologiche e il riarmo tedesco. L’8 marzo ’52 il Presidente del Consiglio mondiale della Pace, Joliot-Curie riprende e divulga la denuncia pervenutagli da Kuo Mo-Jo: nelle settimane precedenti gli USA avevano fatto uso di armi batteriologiche in Corea diffondendo i microbi della peste, del colera, del tifo... Il protocollo di Ginevra del ’25 prevedeva il divieto dell’uso di siffatte armi, ma gli USA dopo la II Guerra Mondiale rifiutarono di ratificare il trattato perché lo consideravano “superato”. In realtà volevano essere liberi di affidarsi alle armi nucleari in caso di guerra. Enorme fu l’impressione che la denuncia suscitò in tutta l’opinione pubblica. Gli USA respinsero le accuse, ma il 31 agosto ’52 un’autorevole commissione internazionale concludeva unanimemente che gli USA avevano fatto uso di armi batteriologiche in Corea ed in Cina nord-orientale. La responsabilità dell’uso di batteri investiva direttamente i dirigenti politici e militari americani, in particolare il comandante supremo delle forze di intervento in Corea: il generale Ridgway o generale “peste” come fu soprannominato, succeduto a MacArthur. Proprio Ridgway il 28 aprile ’52 verrà posto a capo della NATO in sostituzione di Eisenhower, che si candida alle elezioni presidenziali. Il generale “peste” dichiara di voler continuare in Europa ciò che aveva iniziato in Corea. In Francia si registrano tumulti. In un clima d’assedio e tetraggine poliziesca si hanno scioperi e manifestazioni anche in Italia (viene adottata una nuova forma di protesta consistente nell’esporre lenzuola alle finestre, sui balconi, bianche o con la scritta PACE…). Contemporanea è la firma di un accordo separato tra USA, Francia, Inghilterra e Germania Federale di Adenauer (a Parigi e Bonn) basato sulla denuncia di fatto degli accordi Jalta e di Postdam, sul mancato riconoscimento della frontiera orientale con la Polonia, e una prospettiva di riunificazione delle due Germanie anche con la forza. Nell’opposizione al riarmo tedesco si realizza una larga unità di componenti diverse. Dall’8 al 10 novembre a Berlino si svolge una Conferenza al cui tavolo siedono contemporaneamente tedeschi dell’est e dell’ovest. Propongono la mancata ratifica del trattato che accrescerebbe il pericolo di una guerra fratricida e l’aggravarsi della tensione internazionale. Inoltre chiedono una riunione volta a concludere un trattato di pace tra le quattro potenze (USA, URSS, Francia, Inghilterra). I loro propositi si scontreranno con l’ostilità americana e con l’anticomunismo di Adenauer. Ai primi del luglio ’52 il Consiglio mondiale tiene a Berlino una riunione. All’ordine del giorno la discussione della guerra batteriologica e la nuova situazione europea dopo i trattati di Bonn e Parigi. Si decide per la convocazione il 5 dicembre ’52 a Vienna del Congresso mondiale con la finalità di riunire attorno ad obiettivi in comune gli uomini di ogni tendenza, i gruppi e le associazioni di ogni natura che vogliano il disarmo, la sicurezza e l’indipendenza nazionale, la libera scelta del modo di vita, la distensione internazionale. Il Congresso dei popoli per la pace riunirà tutti coloro che vogliono far prevalere lo spirito dei negoziati sulle soluzioni di forza. Si avvicinano ad idee neutraliste rispetto agli USA e alla NATO anche molti di coloro che inizialmente avevano creduto nella NATO come strumento di pace. Per esempio vi è uno spostamento degli intellettuali democratici verso sinistra, come Sartre. In Italia il coinvolgimento attorno al Congresso è notevole: si mobilitano in 80.000 per conferenze, dibattiti, assemblee. Il governo De Gasperi, intento a far passare al parlamento la “legge truffa”, adotta un provvedimento grave e senza precedenti: sospende la validità dei passaporti per l’Austria. In pratica viene bloccata la frontiera. Mentre l’Austria protesta ufficialmente, la maggior parte dei delegati raggiunge comunque Vienna, passando dalla Svizzera. Saranno presenti 1880 persone in rappresentanza di 85 paesi, precisamente 1627 delegati (di cui 450 partecipano per la prima volta), 46 rappresentanti di organizzazioni internazionali, 105 invitati, 102 osservatori. Joliot-Curie apre la discussione, esortando a: “rinunciare all’idea di una guerra preventiva, ripudiare ogni spirito di crociata […] rinunciare a risolvere con la forza i problemi economici e i conflitti che attualmente si pongono all’attenzione mondiale”.
Indica come compito immediato del Movimento lo sforzo per il superamento della guerra fredda e l’avvio della distensione internazionale. In questo quadro Curie denuncia l’uso del napalm e altre armi chimiche e batteriologiche in Corea, ribadisce l’importanza del rispetto dell’indipendenza nazionale dei popoli, rinnova la critica all’ONU di venir meno al principio di universalità vietando l’accesso nell’Organizzazione della Cina popolare. Il dibattito si svolge con grande ampiezza toccando anche il problema del riarmo tedesco, delle guerre coloniali, la pretesa di ratifica del protocollo di Ginevra, la cessazione delle ostilità in Vietnam, Cambogia, Laos, Malesia e Tunisia e Marocco. Il Congresso elabora due documenti: l’Appello ai Governi e l’Appello ai Popoli.
Distensione? Il 25 dicembre 1952 una notizia sensazionale fa il giro del mondo: Stalin, in un’intervista al New York Times, dichiara di considerare favorevolmente un incontro con il neo presidente Eisenhower e di “credere che la guerra tra USA e URSS non possa considerarsi inevitabile”. Così Stalin, nel suo ultimo atto pubblico, ribadiva un concetto che più volte era stato espresso e che aveva orientato la politica interna ed estera dell’URSS: “la pace sarà conservata e rafforzata se i popoli prenderanno nelle loro mani la causa della pace e la difenderanno sino alla fine”. Già nei primi mesi del ’53 si assiste alla manifestazione dei primi segnali di distensione:
-il mutamento di orientamento di Churchill che l’11 maggio ’53 si pronuncia a favore di un incontro con le grandi potenze per affrontare le più importanti controversie;
-il 27/7/53 la firma di un accordo di armistizio in Corea;
-lo sviluppo di movimenti nazionali in alcuni paesi arabi (Egitto, Tunisia, Marocco), mediorientali (Iran), dell’Asia meridionale (Indocina), dell’America latina (Guatemala, Bolivia, Argentina);
-la compromissione della superiorità militare USA. L’URSS realizza la bomba all’idrogeno e accompagna l’annuncio del primo lancio sperimentale alla riproposta di un accordo per la riduzione degli armamenti ed il divieto dell’uso dell’atomica;
-l’incontro a Berlino tra URSS, USA, Inghilterra e Francia sul problema tedesco (dal 21/1 al 18/2 del ’54);
-la fine del colonialismo in Vietnam, almeno a nord, del ’54;
-la Conferenza afro asiatica di Bandung (15/5/55);
-la Conferenza atomica dei quattro grandi a Ginevra (luglio ’54) che farà parlare di uno spirito di Ginevra che aleggia su tutta l’Europa.
Se in Corea ed in Vietnam non è stata usata l’atomica è perché gli USA hanno combattuto con una mano legata dai Partigiani della Pace. Si diffonde la sensazione che il peggio sia passato. L’impegno dei Partigiani della Pace si fa episodico. Si lascia cadere lo stesso termine Partigiani della Pace in cui sembrava riflettersi il carattere aspro e militante della lotta. Con l’allentarsi delle maglie della guerra fredda e l’affacciarsi di processi distensivi si assiste al nascere ed al proliferare di gruppi, movimenti, iniziative al di fuori del Movimento. Il Movimento dei Partigiani della Pace, o meglio quello che ne costituisce la sua continuità storica si esprime attraverso il “Consiglio mondiale della pace” ed i vari comitati aderenti con sede ad Helsinki».
65. Centro di Cultura e Documentazione Popolare (a cura di), Sintesi del libro G. Ruggero, “I partigiani della pace”, Vangelista, Milano, 1984, CCDP, 6 marzo 2003. Nel testo che segue sono state introdotte solo leggere modifiche nella titolazione dei sottocapitoli.